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Sergio Mattarella alle Fosse Ardeatine per il 79mo anniversario dell’eccidio nazista. E subito dopo l’ancora fascista Meloni si rifiuta di chiamare i martiri antifascisti e uccisi per questo non perché erano solo Italiani. Lottavano contro il regime nazi-fascista.

Roma, 25 Mar 2023 – Ieri, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha deposto una corona di alloro – portata a spalla da due Corazzieri – sulla lapide posta all’ingresso del Sacrario. Al termine della cerimonia, l'omaggio del capo dello Stato alle 335 vittime della strage compiuta dai nazisti per rappresaglia dopo l'attacco dei partigiani in via Rasella.

Nell'assoluto silenzio, con molta commozione dei familiari presenti, sono stati scanditi tutti i 335 nomi delle vittime. Alla presenza del presidente della Repubblica sullo schermo scorrono i volti in bianco e nero dei martiri. Tra le persone che hanno assistito alla cerimonia, qualcuno guarda fisso quei volti, alcuni tengono gli occhi chiusi con le mani giunte in segno di preghiera, altri mandano un bacio. C'è anche chi abbassa semplicemente la testa in segno di omaggio. Il silenzio è poi esploso, alla termine della lettura del lungo elenco, in un applauso. Mattarella, con le altre istituzioni presenti, ha deposto una corona di alloro sulla lapide in omaggio ai martiri e, alla conclusione della cerimonia, ha visitato le grotte e il sacrario.

Meloni: “Ferita tra le più profonde, la memoria è un dovere civico”

"Oggi l'Italia onora le vittime dell'eccidio delle Fosse Ardeatine. Settantanove anni fa 335 italiani sono stati barbaramente trucidati dalle truppe di occupazione naziste come rappresaglia dell'attacco partigiano di via Rasella. Una strage che ha segnato una delle ferite più profonde e dolorose inferte alla nostra comunità nazionale: 335 italiani innocenti massacrati solo perché italiani". Così la premier Giorgia Meloni. "Spetta a tutti noi - Istituzioni, società civile, scuola e mondo dell'informazione - ricordare quei martiri e raccontare in particolare alle giovani generazioni cosa è successo in quel terribile 24 marzo 1944. La memoria non sia mai un puro esercizio di stile ma un dovere civico da esercitare ogni giorno", conclude la presidente del Consiglio.

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