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In stato di fermo su ordine della magistratura europea fermati l’ex eurodeputato Panzeri e il sindacalista Visentini. In stato di fermo anche la vicepresidente Eurocamera della Grecia Eva Kailli e moglie e figlia di Panzeri.

Bruxelles, 10 Dic 2022 - Sono 16 le perquisizioni domiciliari effettuate dalla giustizia federale Belga nell'ambito di un'indagine per presunta corruzione, attività criminale organizzata e riciclaggio di denaro. L'indagine era cominciata a metà luglio 2022. A rivelarlo è la stampa locale Le Soir e Knack. Tra le persone fermate figurano l’ex europarlamentare Pd (ora Articolo 1 - Liberi e Uguali) Antonio Panzeri (67 anni) e l’attuale segretario generale dell’organizzazione internazionale dei sindacati (Ituc) Luca Visentini (53 anni). Risulta indagata anche la vice presidente del Parlamento europeo, la greca Eva Kailli mentre sarebbe stato eseguito in provincia di Bergamo il mandato di arresto europeo per moglie e figlia di Panzeri.

Secondo le informazioni raccolte dagli inquirenti si sospetta che un Paese del Golfo abbia tentato di influenzare le decisioni economiche e politiche del Parlamento europeo. Secondo Le Soir, il Paese in questione sarebbe il Qatar, dove si stanno svolgendo i mondiali di calcio.

A Le Soir la procura federale ha precisato: “Sono 16 le perquisizioni effettuale (a 14 diversi indirizzi) in diversi comuni di Bruxelles. In particolare a Ixelles, Schaerbeek, Crainhem, Forest e Brussels-City”.

Gli inquirenti anticorruzione "sospettano che un Paese del Golfo stia cercando di influenzare le decisioni economiche e politiche del Parlamento europeo", secondo le tesi della Procura riportate dai due media. Come? “Pagando ingenti somme di denaro o offrendo doni significativi a terzi che rivestono una posizione politica e/o strategica significativa all'interno del Parlamento europeo". Durante la perquisizione in casa di Panzeri, si legge, le autorità avrebbero ritrovato 500 mila euro in contanti.

Tra gli arrestati, oltre a Panzeri e Visentini, i media riferiscono esserci anche il direttore di una ong e un assistente parlamentare, anch’essi di origine italiana. Si tratta di personalità attive nelle associazioni per i diritti umani. Panzeri è anche presidente di Fight Impunity, nel cuore di Bruxelles, in rue Ducale, che promuove “la lotta all’impunità per gravi violazioni dei diritti umani” e la giustizia internazionale. Tra le sedi perquisite ci sarebbe infatti anche quella dell’associazione.

Maggiori informazioni sull’architettura dell’organizzazione potrebbero emergere dalle analisi delle apparecchiature informatiche e dei telefoni sequestrati dagli inquirenti nel corso dei blitz che hanno riguardato soprattutto gli assistenti parlamentari legati al gruppo Socialisti e Democratici e, in un caso, al Partito Popolare Europeo.

Fight Impunity è stata fondata nel settembre 2019 da Antonio Panzeri, già eurodeputato del gruppo S&D ed ex presidente della sottocommissione Diritti umani del Parlamento Europeo. Dopo essere stato a lungo segretario della Camera del Lavoro di Milano, dal 1995 al 2003, Panzeri è diventato eurodeputato nel 2004 e lo è stato fino al 2019.

Una volta lasciata l'Aula, dove si è distinto tra l'altro per l'impegno in favore dei diritti umani e in particolare per la ricerca della verità sull'uccisione in Egitto del ricercatore Giulio Regeni, Panzeri ha fondato a Bruxelles Fight Impunity, organizzazione non profit impegnata "contro l'impunità" per le violazioni dei diritti umani. Il consiglio dei membri onorari della Ong, non lontano dall'Ambasciata americana, dalla missione permanente a Bruxelles della Federazione Russa e dal Parlamento federale belga, è composto da personalità di assoluto rilievo. 

Tra queste, secondo il sito della Ong, figurano anche Emma Bonino, ex ministra e commissaria europea, e Federica Mogherini, già ministra degli Esteri e Alto Rappresentante dell'Ue, oltre a Dimitris Avramopoulos, già commissario europeo agli Affari Interni, e all'ex primo ministro francese Bernard Cazeneuve. È membro onorario di Fight Impunity anche Denis Mukwege, ginecologo congolese premio Nobel per la Pace nel 2018.

I Socialisti e Democratici europei hanno fatto sapere nella serata di ieri di aver deciso la sospensione di Eva Kaili dal gruppo. Poco prima era stato il partito di centrosinistra greco Pasok a far sapere di aver espulso la politica.

"Apprendiamo con sconcerto delle indagini e dei fermi in corso a Bruxelles facenti seguito a episodi di presunta corruzione da parte del Qatar, in particolar modo a fronte delle persone coinvolte''. È quanto dichiara in una nota la delegazione degli eurodeputati PD al Parlamento Europeo. ''Si tratta di accuse e di questioni estremamente gravi su cui va fatta luce, confidiamo pienamente nel lavoro della magistratura e delle forze di polizia che stanno effettuando le necessarie verifiche. Auspichiamo che la verità emerga presto e che sia difesa l'onorabilità della nostra istituzione, anche vista la posizione molto dura espressa dal Parlamento Europeo nella sua più recente risoluzione sul Qatar durante la sessione plenaria di novembre''.

Mentre una nota degli europarlamentari della Lega riporta: "Esprimiamo forte preoccupazione e sgomento per le notizie riportate dagli organi di stampa internazionali sulle indagini per corruzione nelle istituzioni Ue in corso in Belgio. Le accuse sono molto gravi ed è necessario che sulla vicenda venga fatta la massima chiarezza in tutte le sedi. Massimo sostegno alle autorità affinché facciano luce sui fatti e accertino le responsabilità delle persone coinvolte, a cominciare da chi è eletto e da chi lavora nelle istituzioni europee. Al Parlamento Europeo, così attento al delicato tema delle ingerenze esterne, chiederemo di affrontare la questione in commissione Inge e anche con un dibattito in aula quanto prima". 

Dal canto suo il Parlamento europeo fa sapere che "non commenta i procedimenti giudiziari. Come sempre, collaboriamo pienamente con le autorità nazionali competenti. Lo stesso in questo caso specifico".

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