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La nave Humanity 1 nel porto di Catania. “Sbarcati 155 dei 179 a bordo”. Altre tre navi ong al largo.

Catania, 6 Nov 2022 - È ancora ormeggiata nel molo di Levante del porto di Catania la nave Humanity 1, da dove, secondo stime della ong tedesca, ci sono ancora circa 24 uomini, dopo lo sbarco di 155 migranti che rientravano nei requisiti previsti dal provvedimento adottato dal Viminale. Restano al largo della costa etnea altre tre navi ogn: la tedesca Rise Above, con a bordo 90 persone, e le norvegesi Ocean Viking, 234 migranti a bordo, e Geo Barents di Medici senza frontiere con 572 persone soccorse. Quest'ultima è fuori dalle acqui territoriali italiane, ma naviga vicino al suo confine. La situazione resta delicatissima anche per le incerte condizioni meteo.
Sono 35 i naufraghi, e non 24 come appreso in precedenza dalla ong Sos Humanity, i naufraghi che restano a bordo della Humanity 1 al porto di Catania, al termine delle ispezioni. Si tratta di uomini adulti, senza problemi medici. Sarebbero quindi sbarcati a Catania 144 dei 179 migranti che erano a bordo della nave. Lo riferisce la stessa ong.
La nave Humanity 1 della ong Sos Humanity è attraccata ieri sera a Catania con 179 migranti naufraghi a bordo. Dopo una ispezione da parte delle autorità italiane, ai sensi del decreto che sancisce il solo sbarco delle persone fragili, sono stati fatti uscire tre ragazze minorenni e un bambino di 7 mesi, mentre sul molo una trentina di attivisti chiedevano lo sbarco di tutti i naufraghi. 
"Le persone che hanno i requisiti possono sbarcare, ci facciamo carico di chi  presenta problemi di ordine assistenziale e umanitario senza derogare al fatto che gli obblighi di presa in carico competono allo Stato di bandiera". Lo ha detto il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi a Milano, parlando delle navi di ong con migranti a bordo al largo delle coste italiane. "Gli altri devono tornare fuori dalle acque territoriali e se ne deve fare carico lo Stato di bandiera - ha aggiunto. Noi saremo fermi su questo principio senza venire meno agli obblighi umanitari su cui non faremo mai marcia indietro".

"Si è deciso di dare assistenza sanitaria e accoglienza a chi ne ha bisogno e assistenza alla nave che riprenderà la sua rotta con gli altri a bordo. Non si è voluto accettare la sfida tribale di chi ha disposto ad usare le persone per calpestare diritto, accordi e leggi". Così il ministro della Difesa Guido Crosetto. "Si sono coniugati umanità e fermezza - prosegue il ministro - non è accettabile che un Paese intervenga a gamba tesa sapendo che abbiamo ragione. Va difesa una posizione giusta senza sudditanza e senza giocare sulla vita di chi soffre".

Al vertice dei ministri degli esteri dei Paesi Ue del 14 novembre "andrò a dire una cosa molto chiara: che serve un patto a livello europeo per la gestione degli sbarchi e delle rotte dei migranti". Così il ministro degli Esteri e vicepremier AntonioTajani, che conferma la linea dura sulle Ong e chiama in causala magistratura. "Gli Stati - sottolinea Tajani - devono farsi carico delle navi che portano la loro bandiera", ma non è un problema di singoli Paesi, ma di "rispetto delle regole generali". "Siamo d'accordo- afferma - con il ministro Piantedosi: la priorità è accogliere i fragili, i malati, le donne, i bambini, le donne incinte". "La responsabilità - prosegue - è dei comandanti. Non possiamo agire sugli Stati, ma su di loro sì. Con l'intervento della magistratura laddove si configurasse un reato in acque italiane". 
"Respingere i rifugiati al confine italiano viola la Convenzione di Ginevra e il diritto internazionale. Tutte le 179 persone soccorse in mare a bordo di Humanity 1, così come a bordo delle navi di soccorso civile Ocean Viking, Geo Barents e Rise Above, hanno bisogno di protezione. L'Italia è obbligata a lasciare che tutti i sopravvissuti scendano a terra immediatamente". A dirlo all'Adnkronos è Mirka Schäfer, dell'ufficio legale di Sos Humanity.

"A dieci giorni dal primo soccorso è inaccettabile l'attesa a cui sono sottoposti i profughi a bordo. Parliamo di sopravvissuti del mare che hanno passato giorni alla deriva, di uomini e donne che ci hanno raccontato mesi di torture". Lo dice Candida Lobes, responsabile comunicazione Msf.

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