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Maurizio Landini: “Non siamo qui contro qualcuno ma perché venga ascoltato il lavoro”. E la destra insorge perché la manifestazione perché vista come contro di loro senza che governo di destra sia nato.

Roma, 9 Ott 2022 -  Cgil in piazza ieri a un anno dall'assalto alla sede nazionale di corso d'Italia (9 ottobre 2021). "Italia, Europa, ascoltate il lavoro": è questo il tema dell'iniziativa che ha l'obiettivo di rimettere l'occupazione al centro dell'agenda del Paese. 

"Non siamo qui contro qualcuno ma perché venga ascoltato il lavoro", con l'obiettivo di "riformare il Paese per rimettere al centro il lavoro, i diritti e la giustizia sociale". Così il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, dal palco della manifestazione rimarcando che è stata decisa prima dell'esito elettorale.

"Non abbiamo bisogno di uomini soli al comando. Abbiamo già pagato pesantemente in questi anni, sia per quelli che dicevano di essere di destra che di sinistra e poi facevano le stesse politiche. Bisogna trovare tutti insieme le soluzioni. In questi anni i governi e le opposizioni non hanno ascoltato le lavoratrici e i lavoratori, con scelte che sono andate nella direzione opposta. La condizione è peggiorata", aggiunge.

"L'aumento del costo dell'energia è frutto sia della guerra che della speculazione. Chiediamo che gli extraprofitti non rimangano nelle tasche delle imprese, devono tornare nelle tasche di lavoratori e pensionati". 

"Noi le tasse le abbiamo pagate fino all'ultimo centesimo e siamo il Paese che garantisce i servizi anche a quelli che non le tasse non le pagano. Mi sono stancato. E quelli che teorizzano che bisogna ridurre le tasse a tutti dico una cosa precisa: le tasse vanno ridotte a chi le paga, non a quelli che evadono o non ne pagano abbastanza. E' una battaglia fondamentale". Così il leader della Cgil. "Siccome quelli che hanno vinto le elezioni hanno chiesto a tutti la responsabilità, bene - ha detto - allora siano responsabili e i soldi li vadano a prendere a chi ce li ha e se fanno questo avranno noi al loro fianco". Landini ha aggiunto che "non è la flat tax quello di cui abbiamo bisogno. Serve una riforma fiscale vera, ridurre il carico fiscale su lavoratori e pensionati a partire dai redditi più bassi e poi rafforzare la lotta all'evasione". Il futuro governo "sia responsabile e prenda i soldi da chi li ha. Così ci troverà al suo fianco".

"Un anno fa da questa piazza ci fu chi invitò ad assaltare la sede della Cgil sfruttando il malessere sociale e la rabbia, pensando che la risposta fosse quella di assaltare la Cgil e il lavoro. Questo si chiama in un solo modo: quando si assume la violenza e come obiettivo l'attacco ai lavoratori questo si chiama fascismo ed è quello che dobbiamo combattere". Lo dice Maurizio Landini rilanciando la richiesta di sciogliere "tutte le forze che si ispirano al fascismo" e che su questo "chi siede in Parlamento non ha fatto il suo lavoro". "Se qualcuno pensava che assaltando la sede ci avrebbe fatto paura e che avremmo messo delle barriere si sbagliava. Noi invece apriamo le nostri sedi", aggiunge riferendosi all'apertura straordinaria del palazzo di Corso d'Italia stasera e domani.

"Noi non abbiamo alcuna pregiudiziale verso nessuno, noi giudichiamo in base a quello che viene fatto. Ma voglio dire una cosa precisa. Se posso dare un consiglio, non si utilizzi il metodo che negli ultimi mesi abbiamo visto utilizzare dal governo precedente: essere chiamato a Palazzo Chigi alle undici per spiegarci che alle tre ci sarebbe stato il Consiglio dei Ministri e per informarci di quello che avevano già deciso di fare, lo dico prima, evitino di chiamarci. Noi non abbiamo intenzione di fare i servi sciocchi di nessuno", ha detto Landini. 

Il segretario della CGIL ha toccato il tema della rivolta in Iran, dopo la morte di Masha Amini: "Questa violenza che sta colpendo le donne iraniane ci dice due cose molto precise: da un lato, i diritti non sono mai acquisiti per sempre e dall'altro, la loro lotta non è semplicemente la lotta per la difesa della libertà delle donne, del loro corpo ma una lotta che chiede a tutti noi di sostenerla, perché vuol dire cambiare il modello culturale, economico e sociale che sta dietro a quella cultura della violenza". Non bisogna - ha concluso - "mai arrendersi e mai avere paura".

E sulla guerra in Ucraina: "Diciamolo con chiarezza: non possiamo attendere di vedere se la guerra in Ucraina si trasformerà in una guerra nucleare, ha affermato il segretario generale. "Il 20, 21 e 22 di ottobre invitiamo a scendere nelle piazze per chiedere il cessate il fuoco e si apra il negoziato. Dobbiamo accogliere l'appello di Papa Francesco, dobbiamo diventare tutti costruttori di pace", aggiunge.

Dal palco, oltre all’intervento del segretario generale, hanno parlato Livia Spera, segretario generale Etf; Luc Triangle, segretario generale di Industriali Europa; Rosa Pavanelli, segretario generale Psi; Esther Lynch, vicesegretario generale della Ces; Antonio Lisboa, segretario aggiunto della Cut Brasile; Maria Grazia Giannichedda, presidente fondazione Basaglia; Giulio Marcon, portavoce di Sbilanciamoci; e un rappresentante dei Fridays for Future. Alla manifestazione hanno partecipato anche il Ministro del Lavoro, Andrea Orlando, il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, Walter Verini per il PD e Nicola Fratoianni per Sinistra Italiana.

"Nelle prossime settimane saremo di nuovo in piazza e in mobilitazione assieme a Cisl e Uil. Il 22 ottobre organizzeremo a Roma una manifestazione per la salute e la sicurezza sul lavoro. Il 29 ottobre faremo una manifestazione a partire dalle categorie sulla sanità pubblica, sugli investimenti e le assunzioni e per una nuova legge sulla non autosufficienza. Non ci fermeremo qui, andremo avanti perché vogliamo bene al Paese. Lo vogliamo cambiare". Lo ha detto il leader della Cgil, Maurizio Landini, concludendo la manifestazione in piazza del Popolo.

A margine della manifestazione ha detto: "Dalle elezioni è emerso che la destra ha preso 12 milioni di voti e i voti dati a tutti gli altri partiti sono15,8 milioni. Quindi anche chi prova a governare deve partire da questo dato: che nessuno può dire di avere la maggioranza di questo paese. Lo diciamo non per delegittimare, perché rispettiamo tutti, ma per dire che non serve non dividere ulteriormente questo paese ma unirlo partendo proprio dal lavoro".

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