Roma, 8 Ago 2022 - Calenda, mai guarito dai sintomi dei vizi del ‘figlio di papà’, uomo anche fortemente arrogante, che dal suo ego ipertrofico, vorrebbe dettare le condizioni rispettando solo il suo volere, ordinando al primo partito italiano, quale è il Partito Democratico, di allearsi con chi dice lui. Se non manda al macero l’accordo sottoscritto appena 5 giorni fa assieme ai radicali di Bonino che però non lo seguono nella sua scellerata decisione di rompere il patto sottoscritto con il Pd dal quale aveva anche ricevuto una percentuale di posti per un partitino che tra il 4 e 5 per cento.
Ma ora, non solo Calenda ha mandato in pezzi il patto di governo con il Pd, ma non ha composto il numero del segretario per annunciargli il divorzio. Un’altra prova, per Enrico Letta, che il fondatore di Azione è un leader inaffidabile: «Che promesse può fare agli italiani uno così? Non è vero che sabato mi ha avvertito per dire che rompeva, ha chiamato Franceschini e non me. E alle mie telefonate non ha proprio risposto. Ma per favore, cerchiamo di non scadere nelle cose piccole».
Dire che sia deluso è un pietoso eufemismo. Letta è infuriato, sconcertato e preoccupato, per il destino del Pd e per quello del Paese. A chi lo chiama risponde «non è stata una sorpresa», eppure ha sperato fino all’ultimo che le voci di una fuga imminente di Calenda dall’alleanza faticosamente costruita venissero smentite in tv dallo stesso leader di Azione. Temeva il peggio, Letta, ma certo non si aspettava un così clamoroso voltafaccia del leader centrista e quando la botta (durissima) è arrivata il segretario ha provato a smaltire in fretta l’arrabbiatura e a mostrarsi, per quanto possibile, sereno: «Com’è l’umore? Buono, buono». Cosa pensa di Calenda?” La scelta di andarsene l’ha fatta lui, non io. Però rimarrà solo. Non si può fare politica così, non puoi fare accordi soltanto con te stesso». Lo ha scolpito a caldo su Twitter: “Mi pare che l’unico alleato possibile per Calenda sia Calenda”. E a sera lo ha ripetuto al Corriere, con toni meno diplomatici: “Non ho mai visto un simile solipsismo». Molti lo paragonano a Matteo Renzi, concorda? «Ma no, non c’è paragone. Calenda è veramente un caso unico. Però ripeto, rimarrà solo”.
Dopo il clamorosa annuncio di Calenda arriva la contromossa del segretario del Pd, in realtà già in agenda, è stata volare in Belgio per commemorare la strage di Marcinelle, dove l’8 agosto del 1956 morirono 262 minatori la metà dei quali immigrati italiani. Il messaggio è chiaro: «Io ho la testa su altro. Non su Calenda, ma sulle soluzioni da offrire ai problemi degli italiani». Il programma del fu «campo largo» non cambia, al primo posto il lavoro e poi «giovani, ambiente, diritti civili». Adesso per Letta «si volta pagina». Questo l’input diffuso dal Nazareno mentre i «big» del partito attaccavano in batteria Calenda per aver rotto i sigilli del patto di governo siglato e ripreso interamente dalle telecamera presenti.
“Lo aveva sottoscritto e non lo ha onorato, ha tradito la stretta di mano e la parola data ed è una cosa grave”, accusa Letta, lasciando intendere che non farà sconti all’ex alleato. “Adesso gli italiani hanno davanti a loro una scelta chiara». O il Pd, o la destra. O Letta, o Meloni. “E Calenda ha deciso di stare con Meloni e con la destra”.
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