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Calenda straccia l’accordo firmato appena 5 giorni fa con il Pd il quale gli aveva lasciato generosamente il 30 dei posti. Ma la Bonino non lo segue.

Roma, 8 Ago 2022 - "Enrico lo avevo già informato il giorno prima. Sapeva perché glie l'avevo detto, che non sarei stato nell'alleanza se si fosse siglato con Fratoianni, Bonelli e di Maio un patto che di fatto rendeva la coalizione un'ammucchiata". Così Carlo Calenda in un'intervista al 'Corriere della sera'. "Per la verità ho fatto di tutto per essere alleato con Letta, compreso proporgli di dividere i collegi 90% a loro e 10% a noi - sostiene il leader di Azione -. Io penso che lui si sia trovato di fronte a un bivio che il partito democratico ha affrontato tante volte nella sua storia: è quello tra una scelta riformista o un'alleanza in cui mettere tutto il contrario di tutto. Alla fine ha scelto questa seconda strada e questo è stato l'errore di Letta". 

"Il partito democratico dall'arrivo dei 5 stelle in poi ha sempre l'ansia di avere tutto dentro - afferma -. Il Pd non ha il coraggio di rappresentare i socialdemocratici: deve avere dentro populisti di sinistra, una cosa per me inspiegabile e così facendo in questa legislatura si sono suicidati. Hanno semplicemente sostituito il Movimento cinque stelle con Fratoianni. Non ha senso perché Fratoianni e 5 stelle e la pensano nello stesso modo su tutto solo che uno è al 2% e gli altri 10. Non si capisce quale sia la logica allora tanto valeva tenersi 10".

"Adesso il mio obiettivo principale è far partire la raccolta delle firme contemporaneamente e cercare di avere chiarezza sulla questione del logo perché la legge prevede che se hai un eletto al Parlamento europeo non devi presentare le firme, tuttavia siccome è la prima volta di questo tipo di interpretazione talmente ballerina non si capisce niente. In ogni modo noi iniziamo oggi la raccolta delle firme", aggiunge. E' possibile che vi presentiate insieme in un'alleanza con Renzi? "Sicuramente ci incontreremo e parleremo". A parte i vostri litigi, con Renzi non dovrebbe essere difficile un'alleanza, più facile che con Fratoianni? "Assolutamente sì, su questo non c'è dubbio".

"Se c'è una cosa che ho capito è che non c'è alcun modo di staccare il Pd dal populismo". Carlo Calenda torna su Facebook sulla rottura dell'alleanza con il partito guidato da Enrico Letta e attacca: "È incredibile quanto poco il Partito Democratico abbia imparato dall'esperienza dell'alleanza con i 5S e prima Bertinotti e Turigliatto. Sono sempre lì. Ed è ancora più incredibile che tutti i cosiddetti riformisti del Pd, davanti a questa alternativa non abbiano detto una singola parola". "Se avessi accettato senza fiatare" l'intesa, scrive ancora, "la destra avrebbe vinto a tavolino e Azione sarebbe morta. Mentre abbiamo bisogno di un'alternativa riformista". 

"C'è stato un patto con Enrico Letta che è stato siglato il 2 agosto di quest'anno non del Medioevo e io a quello mi attengo". Emma Bonino, leader di +Europa, in un'intervista a Repubblica si dissocia dalla scelta del leader di Azione di mandare in frantumi il patto elettorale siglato con il Partito democratico. ”È Calenda che ha dato l'addio. Eravamo insieme fino a sabato, e domenica deciso di andarsene per conto proprio. Ha mancato alla parola data per ragioni fumose, non convincenti e meno che meno dirimenti - aggiunge la leader di Più Europa -. Sono personalmente dispiaciuta e politicamente incredula". "A oggi sono ferma al patto con Letta. Io resto ferma quel patto con Letta. E' stata convocata da Benedetto della Vedova una direzione di più Europa, che ne discuterà e deciderà di conseguenza". "Se sono utile mi candidino dove ritengono che posso esserlo di più. Ne ho viste di tutte le tinte, ma una situazione politica così sfarinata non la ricordo", conclude Bonino.

"Credo che il primo onore sia rispettare la parola data, vale in politica come nella vita: e non una parola data a casaccio, ma una firma fatta davanti alle telecamere". Così il segretario del Pd, Enrico Letta in una intervista al quotidiano La Stampa, commenta la decisione del leader di Azione Carlo Calenda di far saltare l'alleanza elettorale con il Partito democratico per le prossime elezioni politiche. Le ragioni di Calenda - aggiunge Letta - "non credo siano facilmente comprensibili ma mi sento di poter dire che Calenda può stare, secondo quelli che lui stesso ha detto, solo in un partito che guida lui, in una coalizione di cui è il solo leader e in cui non ci sia nessun altro". Letta si dice "esterrefatto" per la decisione inaspettata di Calenda. "Se un politico, un uomo di Stato, fa saltare gli accordi che ha firmato perché ha cambiato idea non c'è più politica, siamo su Twitter, dove si può cambiare idea ogni minuto. Ecco – prosegue -. Credo che Calenda abbia scambiato Twitter con il modo reale". Sui motivi che avrebbero spinto Calenda a rompere in tempi record il patto con il Pd, Letta afferma che il leader di Azione "ha reso Fratoianni e Sinistra italiana un totem gigantesco" e "ha ingigantito una questione per giustificare il fatto che ha cambiato idea". Sulla ipotesi che Calenda possa dar vita a una alleanza con Italia Viva di Matteo Renzi, Letta risponde: "Renzi e Calenda non riescono a stare in un gioco di squadra. O comandano o portano via il pallone" e "si stanno assumendo la responsabilità" di aiutare il centro destra. E se vince il centrodestra la democrazia è a rischio? "Hanno una cultura istituzionale profondamente diversa dalla nostra, è molto preoccupante. Vogliono introdurre cambi nella costituzione che sarebbero devastanti. Dobbiamo impedirlo con tutto l'impregno che possiamo. E poi il loro rapporto negativo con l'Europa- risponde Letta - ci porterà nei guai".

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