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Draghi alle 9,30 al Senato tra attese di conferma e paure di lasciare.

Roma, 20 Lug 2022 – Draghi non fa trapelare niente dei suoi pensieri e di cosa dirà oggi ai senatori prima e ai Deputati poi. È prevista, dopo il discorso del presidente del Consiglio dei Ministri, la fiducia. Che sicuramente sarà ampia anche senza il Movimento cinque Stelle.

Nel frattempo nella giornata di ieri, si è consumato il dramma della gelosia: infatti il primo ministro di prima mattina ha incontrato il segretario del Pd Letta. Apriti cielo. Subito il centro destra, specialmente Salvini, rosa dall’invidia, ha subito pensato perché letta e non io? Allora subito dopo si è riunito, a pranzo, però a casa del Berlusca, da dove con la pancia piena, hanno chiesto hanno condannato l’incontro, secondo loro carbonaro, da dove sarebbero usciti accordi indicibili lasciandoli all’oscuro di tutto e, quindi, in serata io Mario che visto anche loro per accontentarli come si fa con i bambini gelosi e capricciosi.

Oggi, pertanto si arriverà al dunque, dalle 9,30 in poi al Senato. Ma nel frattempo il presidente del Consiglio prima di incontrare i centrodestra, ha parlato al telefono con il presidente ucraino Zelensky per costituire la prova che il premier vuole evitare soprattutto di rompere gli equilibri internazionali, di cui per la sua parte è garante con gli alleati occidentali e mantenere fermi gli impegni geo-politici assunti con i partner che lo hanno portato ieri a lavorare per una soluzione della crisi.

Quindi, se la politica nazionale cerca di imporre le sue regole al capo del governo, le questioni internazionali — con la crisi ucraina e le tensioni con Russia e Cina — appaiono vincolarlo al suo ruolo. E Draghi il suo ruolo sembrerebbe volerlo onorare, anche perché avrebbe un rammarico personale qualora dovesse lasciare il governo, vista la piega positiva che sta prendendo la guerra. Perciò — se ci saranno le condizioni — si proporrebbe di guidare il Paese fino alle elezioni di marzo con un programma basato su una serie di priorità che illustrerà stamane all’interno di un discorso, che dovrebbe essere netto, e che la coalizione dovrebbe accettare per completare l’ultimo tratto della legislatura. È in fondo quel che gli chiede Mattarella, che ieri lo ha ricevuto e lo ha nuovamente esortato ad andare avanti.

In ogni modo, è trapelato, che il presidente del Consiglio non accetterebbe “condizioni e ultimatum” da nessun partito e che intende muoversi seguendo una rotta che dovrà essere condivisa dagli alleati. Ieri sera non aveva ancora deciso se presentarsi dimissionario alle Camere, imponendo alla maggioranza di chiedergli di tornare sui suoi passi, o se attendere l’esito del dibattito per trarne dopo le conseguenze.

Tuttavia dopo le questioni sollevate dal centrosinistra, ieri si sono aggiunte quelle poste dal centrodestra. Nella bilancia delle scelte, le difficoltà politiche si contrappongono alle sollecitazioni dei corpi intermedi che in questi giorni lo hanno invitato a restare. E Draghi sa che — se dovesse rimanere — la strada verso la fine della legislatura sarebbe comunque lastricata di nuove difficoltà. Non sarebbe un percorso facile, specie quando si affronterà la Finanziaria. Perché lo scostamento di bilancio non lo hanno chiesto solo Conte e Salvini. Il primo a proporlo fu il Pd.

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