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Finito incontro con il presidente Draghi. Conte: “Serve un forte segno di discontinuità”.

Roma, 6 Giu 2022 - Un'altra giornata di tensione per il governo movimentata, di prima mattina, dall'annuncio che il tanto atteso incontro tra il premier Mario Draghi con il presidente del M5S Giuseppe Conte sarebbe stato anticipato alle 12 (inizialmente previsto nel pomeriggio). Dopo aver convocato il Consiglio Nazionale del Movimento il leader dei Cinquestelle arriva puntuale a Palazzo Chigi e ci resta circa un'ora. “Abbiamo parlato con il presidente Draghi, gli ho consegnato un documento a nome di tutta la comunità del M5s. Occorre un forte segno di discontinuità. Dobbiamo intervenire a favore di famiglie e imprese con un intervento straordinario. 200 euro di bonus non servono. Va tagliato il Cuneo fiscale. Dobbiamo intervenire per i lavoratori e sul salario minimo”, dice l'avvocato parlando con i giornalisti al termine dell'incontro. "Non permettiamo più che il Reddito di cittadinanza sia messo quotidianamente in discussione". E aggiunge: “Abbiamo bisogno di risposte chiare in tempi precisi e ragionevoli”. 

A chi gli chiedeva quale fosse stata la reazione del premier all'elenco di questioni poste ha replicato: "Draghi si prenderà un po' di tempo per valutare le nostre richieste, non mi aspettavo una risposta immediata, non sarebbe neanche stato serio". Tra le richieste c'è quella che riguarda il superbonus: uno dei nodi su cui nelle ultime ore si è cercata, faticosamente, una mediazione per procedere sul decreto Aiuti evitando il ricorso al voto di fiducia e sbloccando l'empasse politica sul provvedimento che da ieri ha provocato una serie di rinvii in Aula. ""Dobbiamo risolvere con assoluta urgenza l'incaglio, il blocco che c'è nella cessione dei crediti che riguarda il superbonus. Ci sono migliaia di imprese che stanno sull'orlo del fallimento, ci sono famiglie che non possono completare i lavori e noi tutto questo non lo possiamo permettere - ha sottolineato Conte - ne parleremo, ci sono le riunioni dei capigruppo e definiremo la nostra posizione, che comunque è chiara" ha detto ricordando anche la scelta dei ministri Cinquestelle di non partecipare al voto in Cdm perché c'è una norma che va contro la tradizione del Movimento. Non siamo qui per predicare la transizione ecologica di giorno e varare nuove trivellazioni di notte" ha ricordato.

L'improvvisa accelerazione impressa al calendario degli incontri, oggi, restituisce il senso della delicatezza del momento. La seduta dell'aula di Montecitorio per l'esame del Dl aiuti è stata rinviata alle 14. Lo slittamento, proposto a nome del governo dal ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D'Incà, è stato votato dall'assemblea con 190 voti di differenza per dare altro tempo ai partiti della maggioranza per superare le divisioni e giungere a un accordo sugli emendamenti che hanno causato tensioni, in particolare con il M5S e con la Lega. "E' una situazione imbarazzante", ha tuonato il capogruppo di FdI, Francesco Lollobrigida, che aveva chiesto una riunione dopo lo stallo sul decreto. "Non si capisce perché il Parlamento non possa lavorare in attesa che due persone, Draghi e Conte, si debbano incontrare", chiosa Lollobrigida.

Ma nel delicato rapporto tra le forze di maggioranza l'attenzione è puntata anche sulle mosse della Lega. “Questa mattina il segretario Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti hanno parlato a lungo. I due hanno rinnovato e confermato, in questa delicata fase politica, che la Lega è compatta e prosegue nella linea decisa nel corso della riunione di lunedì scorso in via Bellerio nell'esclusivo interesse degli italiani e coerentemente con le battaglie del partito” si legge in una nota del ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti. Ieri, però, ad alzare la voce è stato il segretario Salvini. Il leader della Lega incontrando i suoi parlamentari ha messo in evidenza come l'esecutivo applichi "due pesi e due misure", e ha accusato il cosiddetto "campo largo" di mettere a rischio l''approvazione del provvedimento. Una presa di posizione che non è piaciuta al Partito Democratico: "È la Lega che inventa le divisioni -hanno replicato fonti Dem -  Il Pd con serietà e responsabilità lavora all'approvazione del provvedimento".

In discussione ci sarebbero anche i provvedimenti sulla cannabis e lo Ius Scholae, sui cui Salvini punta i piedi, come pure contro la riforma dei taxi contenuta nel disegno di legge sulla concorrenza. Il governo ha fatto sapere, tramite il vice ministro Bellanova "di essere pronto al dialogo senza però stralciare la norma" ma il partito di via Bellerio avvisa: "Questa materia è fuori dalle riforme previste dal programma di governo e rischia di diventare un tema altamente divisivo". Un altro, a questo punto uno dei tanti.

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