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Oggi Draghi riferisce alle camere sulla situazione aiuti Ucraina: fibrillazioni nella maggioranza.

Roma, 21 GIu 2022 - Non sono bastate sei ore alla maggioranza per trovare un accordo sul testo della risoluzione da votare in Parlamento dopo le comunicazioni del presidente del Consiglio, Mario Draghi. Ieri sera il nulla di fatto, riunione aggiornata a questa mattina alle ore 8.30. Il nodo irrisolto riguarda il modo e la frequenza con cui il governo si impegna a informare e, eventualmente, far votare il Parlamento nell'eventualità di nuovi invii di armi a Kiev. 

La proposta del Governo era quella di inserire nel testo della risoluzione l'impegno a continuare ad aggiornare puntualmente il Parlamento in occasione dei vertici internazionali, come i summit Nato e G7, e soprattutto nel caso di nuovi invii di armi. Una proposta che non avrebbe convinto del tutto i Cinque Stelle. E non solo loro. La senatrice Loredana De Petris di Leu ha chiesto che il governo riferisca ogni volta che intervengono delle novità riguardo alla linea sulla guerra, non solo a cadenza trimestrale. Un altro aspetto che non convince i dissidenti è che nel decreto precedente non si prevedeva alcun voto del Parlamento. Su questo aspetto proprio i Cinque Stelle hanno fatto muro.

Mentre a Roma si dibatte, il presidente della Confindustria Carlo Bonomi è andato personalmente a Kiev per trovare spazio alle imprese italiane nella ricostruzione che prima o poi dovrà avvenire. La torta si preannuncia immensa e sarà pagata soprattutto con fondi europei. Bonomi ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. "Vorrei cercare di convincere tutti quanti ad aiutarci, è una questione di vita o di morte per noi. L'Ucraina ha bisogno di aiuto: rifornimenti, alimenti, armi ed equipaggiamenti moderni" ha detto Zelensky. Il presidente ucraino è tornato a chiedere sostegno a 360 gradi per il suo paese, devastato da quasi quattro mesi di guerra.

Per l'Ucraina questa sarà una settimana che potrebbe diventare storica. Al Consiglio del 23 e 24 giugno i capi di Stato e di Governo europei decideranno sul suo status di paese candidato. Una circostanza che rende la Russia "molto nervosa", riconosce Zelensky: "Stiamo facendo ogni giorno tutto il possibile per fare in modo che non ci siano dubbi che l'Ucraina merita la candidatura. Proviamo ogni giorno che siamo già parte dell'Europa unita, anche dello spazio di valori", afferma Zelensky elencando tutti i provvedimenti adottati da Kiev in linea con le indicazioni di Bruxelles. 

Zelensky ha anche confermato che l'esercito russo sta bombardando Kharkiv e Odessa, così come i tentativi di "un'offensiva brutale" in Donbass. L'Ucraina continua a difendere le città di Lysychansk e Sievierodonetsk: "Questa intera regione è la più difficile, lì sono le battaglie più dure".

Un'altra battaglia si preannuncia dura e molto pericolosa, la "battaglia" per Kaliningrad. Il blocco da parte della Lituania al transito delle merci russe, sotto sanzione, verso l'exclave di Kaliningrad ha fatto infuriare Mosca che ha promesso "contromisure". Di "decisione illegale" e "senza precedenti" ha parlato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov; il ministero degli Esteri russo ha definito "apertamente ostili" le azioni di Vilnius e che la Russia si riserva il diritto di "agire in difesa degli interessi nazionali". Seconde linee della politica russa sono ovviamente più esplicite e arrivano a vagheggiare operazioni militari per per ricollegare la exclave alla madrepatria. Si tratta del cosiddetto corridoio di Suwalki, 80 chilometri di confine tra Polonia e Lituania che separano Kaliningrad dalla Bielorussia. Se Piutin decidesse di passare alle maniere forti, ne avrebbe i mezzi: le forze armate di Mosca e Minsk si esercitano da tempo per una simile eventualità e Kaliningrad è una delle regioni più militarizzate di tutta la Russia.

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