Press "Enter" to skip to content

La morte di Elena Del Pozzo. La madre: L’ho uccisa io: ero come posseduta.

Catania, 15 Giu 2022 - “Elena è stata uccisa in casa dalla madre con un coltello da cucina”. È l'amara conferma fornita dagli inquirenti nel corso della conferenza stampa sulle indagini sul delitto della piccola di 5 anni che hanno portato al fermo della madre, Martina Patti, per omicidio pluriaggravato e occultamento di cadavere, tenuta nella sede del comando provinciale carabinieri di Catania.

Elena potrebbe essere stata uccisa dalla madre Martina Patti "per via di una forma di gelosia nei confronti dell'attuale compagna dell'ex convivente" in quanto non tollerava che alla donna "si affezionasse anche la propria figlia". Lo scrive la procura di Catania in una nota in cui ricostruisce l'omicidio della piccola dopo il fermo della donna.

Eppure, in seguito all'interrogatorio della donna, sono emersi ulteriori dettagli che hanno mostrato come una vera reale motivazione dell'orribile gesto non ci sia: “È stato un interrogatorio drammatico” di una “donna distrutta e molto provata che ha fatto qualcosa che neppure lei pensava di poter fare”, agendo come se “qualcuno si fosse impadronito” di lei, dimostrandosi “tutt'altro che fredda e calcolatrice”. Sono le parole dell'avvocato difensore Gabriele Celesti. “Farò incontrare la mia assistita con uno psichiatra di fama - aggiunge il penalista - per verificare le sue condizioni e dopo decideremo sulla perizia. Devo dare atto di grande correttezza ai carabinieri e alla Procura” ha commentato ancora l’avvocato.

Martina Patti ha precisato, sull'omicidio, "di averlo portato a termine in maniera solitaria, dopo essere andata a prendere Elena all’asilo (era tra l’altro il primo giorno del Grest), utilizzando un coltello da cucina". "Il corpicino della bambina, all’esito dell’ispezione medico legale, ha evidenziato molteplici ferite da armi da punta e taglio alla regione cervicale e intrascapolare", rilevano ancora gli inquirenti.

L'arma non è stata trovata. 

Martina Patti, madre di Elena Del Pozzo, la bambina di quasi 5 anni trovata morta nelle campagne di Mascalucia, in provincia di Catania, ha confessato l'uccisione della figlia, di cui aveva denunciato il sequestro. Nell'interrogatorio non ha saputo spiegare come e perché avrebbe commesso il delitto. 

La procura di Catania ha predisposto nei suoi confronti il fermo per omicidio pluriaggravato e occultamento di cadavere. 

Martina Patti, 23 anni, avrebbe prima inscenato il rapimento della figlia per mano di tre uomini armati e incappucciati. Poi, il giorno seguente, ha segnalato lei stessa il luogo nel quale si trovava sepolta la bambina: una campagna nel tratto compreso tra via Turati e via Teocrito, a Mascalucia, in provincia di Catania. Un terreno incolto che si trova a circa 400 metri dalla casa nella quale la donna viveva insieme al marito, prima della loro separazione. I due infatti non stavano più insieme da tempo. 

Elena, 5 anni a luglio, è stata uccisa in casa dalla madre, che avrebbe poi portato e nascosto il corpo della piccola in un vicino terreno di campagna abbandonato, cercando di coprire il cadavere con terra e cenere lavica. 

Il delitto è stato commesso dopo che la donna ha preso la bambina all'asilo, mentre era sola in casa. Il rapimento denunciato dalla madre era, dunque, soltanto una messa in scena per prendere tempo e depistare le indagini. La donna, nell'interrogatorio, ha detto di avere agito senza capire quello che stava facendo. 

Appare "assente e distante" dice chi indaga dopo aver ascoltato la sua confessione. Gli inquirenti parlano di un "orrendo crimine commesso in maniera solitaria" ma non hanno ancora chiuso le indagini. Scena muta sul movente. "E' rimasta sul vago - spiegano i Carabinieri - come se non si fosse resa conto di quello che ha fatto. E' come se avesse detto: 'l'ho fatto ma non so perché'".

Il padre della piccola Elena, Alessandro Nicodemo Del Pozzo, di 24 anni, giunto sul luogo del ritrovamento del corpo della figlia è scoppiato in lacrime.

Conclusi gli accertamenti dei medici legali, il corpo della bimba è stato portato via. "Angelo mio, angelo mio...". Con una mano sulla bara, il nonno paterno, Giovanni Del Pozzo, ha 'accompagnato' la salma della nipotina.

All'origine del gesto potrebbe esserci stata la gelosia che Martina Patti provava nei confronti dell'attuale convivente dell'ex compagno Alessandro Del Pozzo. Gelosia per l'affetto che Elena mostrava nei confronti della nuova compagna del papà. "Non tollerava che vi si affezionasse anche la propria figlia" dicono gli inquirenti. 

Le indagini hanno portato alla luce un "triste quadro familiare": dietro una gestione "apparentemente serena" della bambina, c'erano tensioni e liti.   

Una rabbia che sarebbe covata dentro Martina fino al punto da portarla a premeditare il delitto con un piano studiato nei dettagli. 

La 'scintilla' potrebbe essere stata la sera trascorsa da Elena con i nonni paterni e la felicità dimostrata dalla bambina nel frequentare la donna che sarebbe potuto diventare la sua 'matrigna'. 

La sera prima di essere uccisa, infatti, la bambina dorme dai nonni. La mattina dopo la zia l'accompagna all'asilo e la madre la va riprendere alle 13.30 e torna a casa, a Mascalucia. Poi Martina Patti esce nuovamente con l'auto, per creare un diversivo e ritorna nell'abitazione. E' in quel lasso di tempo che sarebbe stato commesso il delitto, tra l'abitazione e il terreno abbandonato a seicento metri di distanza dove la madre seppellisce il corpicino che era nascosto in cinque sacchi di plastica nera e semi sotterrato, con una pala e un piccone. Quindi la messa in scena: avvisa per telefono del falso sequestro i genitori e il padre di Elena, torna a casa e subito dopo, accompagnata dalla madre e dal padre, va dai carabinieri a denunciare l'accaduto. 

Ai militari dell'Arma associa il rapimento ad alcune minacce che nel 2021 l'ex convivente aveva trovato davanti al cancello di casa per una rapina per la quale Del Pozzo era stato arrestato nel 2020 e poi assolto per non avere commesso il fatto. 

Una versione che non convince gli investigatori, che però la verificano e che infatti viene smentita dalla visione di immagini riprese da telecamere di sicurezza della zona interessata: non c'è alcun commando 'armato' che ha sequestrato la bambina nell'orario e nel luogo indicati da Martina. Così, messa sotto pressione per ore, la donna confessa: sono stata io, l'ho uccisa.

Il ritrovamento del corpo, secondo quanto si apprende, è stato possibile proprio grazie alle "pressioni esercitate durante gli interrogatori" dagli investigatori. 

Nell'interrogatorio della notte scorsa "la madre era stata lungamente sentita" e durante un "lungo interrogatorio le erano state contestate varie incongruenze", ha detto il procuratore sulla posizione di Martina Patti. “Stamattina ha fatto ritrovare il cadavere”. 

More from PRIMO PIANOMore posts in PRIMO PIANO »

Comments are closed.