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Vaiolo delle scimmie, il rischio che il virus diventi endemico: impedire diffusione tra gli animali.

Roma. 24 Magg 2022 - Se si verifica la trasmissione da uomo ad animale e il virus si diffonde in una popolazione animale, c'è il rischio che la malattia diventi endemica in Europa". Lo scrive il Centro europeo per la prevenzione e il controllo della malattie, l'Ecdc, in un rapporto sulla diffusione del vaiolo delle scimmie, rilevando che "tra il 15 e il 23 maggio sono stati segnalati in totale 67 casi accertati nell'Ue in nove Stati membri: Austria, Belgio, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna, Svezia". Pertanto, "è necessaria una stretta collaborazione intersettoriale tra le autorità sanitarie pubbliche umane e veterinarie per gestire gli animali domestici esposti e prevenire la trasmissione della malattia alla fauna selvatica". Chi venisse contagiato, inoltre, dovrebbe rimanere isolato “fino alla caduta delle croste” e “evitare contatti ravvicinati con persone immunosoppresse e animali domestici. I contatti stretti dei casi di vaiolo delle scimmie dovrebbero auto-monitorarsi per lo sviluppo dei sintomi per 21 giorni dopo l'ultima esposizione”.

Sebbene finora si siano verificati solo casi lievi e la probabilità di un’ampia diffusione nella popolazione europea sia considerata bassa, Ecdc mette in guardia sul fatto che il virus possa "causare malattie gravi in alcuni gruppi di popolazione, come bambini piccoli, donne in gravidanza e persone immunodepresse".

Nel rapporto si specifica che "la trasmissione può avvenire attraverso il contatto ravvicinato della mucosa o della pelle non integra con il materiale infettivo delle lesioni o attraverso grandi goccioline respiratorie durante il contatto prolungato faccia a faccia" e che "i casi umani di vaiolo delle scimmie attualmente diagnosticati sono principalmente tra gli uomini che hanno avuto rapporti sessuali con altri uomini, il che suggerisce che la trasmissione potrebbe aver luogo durante le relazioni intime". Dalla comunità scientifica arrivano però inviti alla cautela: "Per il momento il fatto che il vaiolo delle scimmie si sia diffuso tra persone omosessuali sembra una casualità e, finché non avremo dati epidemiologici certi, non possiamo ipotizzare nulla. Non ricominciamo con lo stigma, per carità", ha detto oggi l'infettivologo Stefano Vella, docente di Salute Globale all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, in un colloquio con l'agenzia Dire, facendo riferimento a quanto avvenne negli anni ‘80 con l’epidemia di Aids.

Per domani è stata convocata una riunione del comitato sicurezza sanitaria della Ue. Maria Van Kerkhove, responsabile delle malattie emergenti dell'Organizzazione mondiale dalla sanità, ha parlato oggi di una “situazione contenibile”, ponendo l'obiettivo di fermare la trasmissione tra esseri umani. In Italia, ha affermato oggi il virologo Fabrizio Pregliasco a Un giorno da pecora su Rai Radio1, lo scenario peggiore "prevede al massimo duemila casi in tutto". Attualmente se ne contano quattro, con quello trovato oggi ad Arezzo, rispetto al quale l'assessore regionale Simone Bezzini ha detto che non c'è "nessun allarme, ma attenzione alta delle autorità sanitarie. La situazione è costantemente monitorata, sia a livello regionale che nazionale ed europeo". 

Sempre di oggi è la notizia del primo sequenziamento del virus, a opera di un gruppo di ricerca del Instituto Nacional de Saúde Dr. Ricardo Jorge di Lisbona, un ente pubblico.

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