Cagliari, 15 Mar 2022 - Questa notte abbiamo imparato una parola nuova: "zombificati". L'ha pronunciata una giovane donna molto coraggiosa e finora sconosciuta: Maria Ovsiannikova. È la donna che ha interrotto una diretta della tv di stato russa con un cartello contro la guerra. Maria è stata arrestata, ma è ricomparsa su Twitter in un video che aveva pre-registrato, nel quale attacca ancora più duramente il regime dicendo, appunto, che in Russia sono stati tutti "zombificati". "Ciò che sta succedendo in Ucraina è un crimine. E la Russia è l'aggressore. La responsibilità di questa aggressione è "di una persona sola e questa persona è Vladimir Putin", dice nel video e aggiunge: "purtroppo ho lavorato al canale uno negli ultimi anni e ho lavorato alla propaganda del Cremlino. E ora mi vergogno molto", "scendete in strada, non abbiate paura. Non possono incarcerarci tutti", è l'appello conclusivo. Il suo video è diventato virale, speriamo che la protegga dalla vendetta del regime.
Il fatto del giorno, ma siamo ancora a ieri, è l'incontro durato sette ore tra il direttore della Commissione Affari Esteri del Partito Comunista Cinese, Yang Jiechi, e il consigliere per la Sicurezza Nazionale Usa, Jake Sullivan. Due signori che parlano per conto dei rispetivi presidenti. La versione americana dell'incontro è uscita subito dopo, e questa è ancora storia di ieri. La versione cinese è invece stata resa pubblica solo stanotte, affidata all'emittente televisiva statale China Central Television. Ed è un po' diversa.
Sembra proprio che Pechino abbia stabilito il proprio prezzo: ed è Taiwan. Da anni Taiwan è la questione più intricata delle relazioni bilaterali sino-americane e si è visto anche nel colloquio tra Yang e Sullivan, "tempestivo e importante in questo momento di crisi" scrive Pechino. Gli Stati Uniti, ha detto Yang, devono "riconoscere l'elevata sensibilità della questione di Taiwan", ed evitare di "scendere sempre più in basso lungo una strada molto pericolosa". La Cina poi accusa gli Stati Uniti di "parole e azioni sbagliate" e avverte che sostenere le "forze separatiste non avrà mai successo". E per essere ancora più chiari, mentre a Roma Yang e Sullivan discutevano, tredici aerei militari cinesi hanno violato lo spazio aereo di Taiwan, in una delle maggiori incursioni, per numero di velivoli coinvolti, dal 23 gennaio scorso. In parole povere: "non vi immischiate più di Taiwan", qualunque cosa succeda.
Per tornare all'Ucraina, agli Stati Uniti Yang ha ripetuto che Pechino è per la "massima moderazione" da parte di tutti nella crisi. Proteggere i civili ed evitare una crisi umanitaria su larga scala, sono la sua priorità, ma per affrontare la crisi, ha avvertito l'alto diplomatico cinese, occorre andare all'origine del problema e "rispondere alle legittime preoccupazioni di tutte le parti"; tradotto: "date garanzie a Mosca che non vi sarà un ulteriore allargamento della Nato ad est."
Due condizioni indigeribili per Washington e per l'Europa. Per ora restano e si allargano le sanzioni economiche a Mosca. Se questa diventassero un embargo, allargato ad ogni impresa che faccia affari con la Russia, per la Cina sarebbe un enorme problema e a Pechino lo sanno benissimo.
L'Europa si muove con la consueta calma. La richiesta russa alla Cina di assistenza militare sarà sul tavolo, ma solo la settimana prossima, del Consiglio dei Ministri degli Esteri europei e il primo aprile, fra più di due settimane, su quello del vertice UE-Cina. Manfred Weber, leader del più grande gruppo del Parlamento europeo, il Partito Popolare Europeo, ha detto che: "Il sostegno militare diretto della Cina alla guerra russa in Ucraina avrebbe grandi implicazioni per le relazioni dell'Europa con Pechino. La situazione tra Europa e Cina è già tesa, ma la Cina dovrebbe essere consapevole che può diventare molto peggio".
I negoziati tra ucraini e russi proseguiranno oggi. Lo ha confermato il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, in un nuovo videomessaggio, precisando di aver parlato con il premier israeliano, Naftali Bennett, per porre fine al confitto "con una buona pace". "Vedremo come andrà", ha aggiunto Zelensky annunciando che i colloqui proseguiranno nelle prossime ore. Poi rivolgendosi in russo alle truppe di Mosca: "Vi offro una scelta: a nome del popolo ucraino, vi dico che vi diamo la possibilità di vivere. Se vi arrendete alle nostre forze militari, vi tratteremo come devono essere trattati gli esseri umani: con dignità. Come non siete stati trattati dal vostro esercito. E il modo in cui il vostro esercito non tratta la nostra gente. Scegliete". "In 19 giorni - aggiunge Zelensky tornando all'ucraino - l'esercito russo ha avuto più perdite che nelle due sanguinose guerre in Cecenia".
Infine la guerra guerreggiata, con i suoi morti e le sue distruzioni. Nel momento in cui scriviamo su Kiev e altre città ucraine si sono sentiti i colpi e le esplosioni degli scambi di artiglieria. Si saprà fra poche ore quanti non hanno visto il nuovo giorno.
Nei giorni scorsi si è scritto e parlato dei miliziani siriani (tagliagole siriani) pronti ad esercitare la loro arte a spese degli ucraini. In effetti oltre 40.000 siriani si sono registrati per andare in Ucraina e combattere per la Russia, secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani, un gruppo non governativo. Ma nessun combattente siriano ha lasciato il paese dal 14 marzo, dice il gruppo.












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