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Covid – Calano i casi, ma è atteso il picco in 5-10 giorni. Conta dei positivi: “Includere gli asintomatici”.

Roma, 14 Gen 2022 - Per il secondo giorno consecutivo cala il numero dei nuovi positivi al virus Sars CoV 2, che nelle ultime 24 ore sono stati 184.615 rispetto ai 196.224 del giorno precedente. Ed anche il dato giornaliero sulle terapie intensive indica una sostanziale stabilità, anche se crescono i ricoveri in una settimana. Un primo rallentamento, dunque, in attesa del picco dei casi che, secondo gli esperti, si raggiungerà nell'arco di 5-10 giorni. Nel frattempo numerosi comuni passano dal giallo all'arancione, il colore che fa riferimento al numero di positivi.

Il bollettino quotidiano del ministero della Salute segnala un calo di contagi nelle 24 ore a fronte, tuttavia, di un aumento dei decessi, pari a 316 rispetto ai 313 di ieri, che resta tuttavia l'ultimo indicatore a risentire di una eventuale discesa. Pressoché stabile il numero di tamponi molecolari e antigenici pari a 1.181.179 contro 1.190.567 del giorno precedente. Il tasso di positività è al 15,6%, in calo rispetto al 16% di ieri. Quanto alle ospedalizzazioni, sono 1.668 i pazienti in terapia intensiva, uno in meno nel saldo tra entrate e uscite. Gli ingressi giornalieri sono 156, lo stesso numero di ieri. I ricoverati con sintomi nei reparti ordinari sono invece 17.648, ovvero 339 in più rispetto a ieri. Da parte sua, l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali Agenas rileva che è stabile al 18%, in Italia, la percentuale di terapie intensiva occupate da pazienti Covid, ma cala in 8 regioni. È stabile al 27% anche la percentuale di posti nei reparti di area non critica occupati da pazienti Covid, ma in 24 ore, rileva sempre Agenas, cresce in 9 regioni.

Il quadro su base settimanale desta ancora preoccupazione, secondo il monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe. Dal 5 all'11 gennaio, afferma la Fondazione, continua a crescere la pressione sugli ospedali sia nei reparti d’area medica che nelle intensive". Salgono infatti del 31% i ricoveri di pazienti Covid-19 con sintomi e del 20,5% le terapie intensive. Ma a crescere del 35,4% sono anche i decessi. Ed il sovraccarico degli ospedali, avverte Gimbe, "comporta il rinvio della cura di altre malattie". Inoltre, sempre nella settimana 5-11 gennaio si rileva un aumento del 49% dei nuovi casi di Covid, che sono stati un milione e 207.689 rispetto agli 810.535 della settimana precedente.

Intanto si guarda al picco, momento a partire dal quale si dovrebbe assistere a un decremento della curva. Secondo il matematico Giovanni Sebastiani, dell'Istituto per le Applicazioni del Calcolo 'M. Picone', del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), "fra 5-10 giorni si prevede il picco dell'incidenza dei positivi totali", ossia dei positivi sia ai test molecolari che agli antigenici rapidi, mentre a livello regionale "i dati confermano il raggiungimento del picco dei positivi totali in Toscana e Umbria, e sono quasi al picco Abruzzo e Lombardia".

Anche Roberto Battiston, docente di Fisica all'Università di Trento, dove è coordinatore dell'Osservatorio epidemiologico, in un'intervista a 'La Repubblica' ha affrontato l'emergenza picco: "Può sembrare incredibile, ma l'indice Rt sta precipitando verso 1 e il picco di infetti attivi in Italia potrebbe arrivare la prossima settimana. La fiammata di infetti iniziata poco prima di Natale potrebbe raggiungere il massimo entro una settimana e poi scendere". Il raggiungimento del picco significa emergenza finita? "Assolutamente no, siamo nel pieno di una pandemia, i numeri sono e rimarranno alti per un po'", prosegue Battiston. "Rischiamo di arrivare a Rt uguale a 1 con più di 2,5 milioni di italiani colpiti in quarantena. E su questi numeri - conclude - basta una piccolissima percentuale di casi gravi per mandare in tilt le terapie intensive e gli ospedali in generale".

In merito alla vaccinazione, l'ultimo Report dell'Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell'Università Cattolica di Roma Altems quantifica il costo imputabile alle mancate somministrazioni: 143 milioni di euro in un mese. Un dato che emerge dall'analisi dell'impatto delle mancate vaccinazioni in Italia, sia per ciclo completo sia per la dose booster, sul volume di ricoveri e giornate di terapia intensiva. Nel dettaglio, il 90% dei non vaccinati ospedalizzati non avrebbe avuto bisogno del ricovero in Area Medica se avesse fatto il vaccino. Tra i degenti in terapia intensiva non vaccinati, il 94% avrebbe evitato il ricovero in Area Critica.

"Il vaccino fa la differenza" sostiene l'epidemiologo Pier Luigi Lopalco, professore ordinario di Igiene all'università del Salento, affrontando anche l'argomento sul bollettino quotidiano dei contagi (e decessi). Serve davvero o non serve? "Dal punto di vista scientifico - spiega Lopalco - noi abbiamo messo su un sistema di sorveglianza epidemiologica basato sulla conta dei positivi, in base ai test che risultano positivi. Non solo, ma nel momento in cui un positivo entra nel sistema viene fatto un follow-up, si dichiara se è asintomatico, se ha una forma lieve, grave, severa di malattia. Si segue evoluzione, se va in terapia intensiva. C'è tutto un sistema rodato che misura l'andamento della pandemia e con la quale l'abbiamo monitorata finora, non lo possiamo abbandonare, non avrebbe senso. Invece il bollettino giornaliero lascia il tempo che trova".

Anzi forse è diventato, secondo Lopalco, nocivo: "Durante questa ondata Omicron c'è stato un paradosso: io vedo la gente più spaventata oggi di un anno fa ed è assurdo. Un anno fa c'era da avere paura con l'arrivo della variante inglese prima e con Delta dopo. Invece io vedo le persone prese dal panico forse perché interpretano i numeri dati con il bollettino quotidiano utilizzando la stessa lente che si utilizzava un anno fa; ovvero se un anno fa con quei numeri era tutto chiuso, adesso che sono 10 volte tanti. Oggi invece, non bisogna aver paura perché abbiamo il 90% di persone vaccinate, è un'altra epidemia. È completamente diverso essere positivo oggi vaccinato, specie con tre dosi di vaccino. L'anno scorso - confida Lopalco - se mi fossi trovato un tampone positivo mi sarebbero tremate le gambe, oggi, con tre dosi, se sono positivo me ne sto a casa un po' ma sicuramente non mi fa paura un'infezione".

Con il crescente dibattito su quanto sia giusto il bollettino giornaliero e sulla necessità delle Regioni di non conteggiare gli asintomatici positivi, l'Istituto Superiore di Sanità ha rilasciato un nota: "L'importanza di monitorare i casi attraverso la sorveglianza non va confusa con i criteri con cui si decidono le indicazioni per casi e contatti", pertanto la sorveglianza "dovrebbe includere tutti i positivi, e non solo i casi con sintomatologia più indicativa di Covid-19, quali sintomi respiratori, febbre elevata, alterazione gusto e olfatto etc". Lo evidenzia nelle Faq pubblicate sul proprio sito l'Istituto superiore della Sanità, sottolineando che "la maggior parte delle infezioni, in particolare nei soggetti vaccinati, decorre in maniera asintomatica o con sintomatologia molto sfumata. Non sorvegliare questi casi, limiterebbe la nostra capacità di identificare le varianti emergenti, le loro caratteristiche e non potremmo conoscere lo stato clinico che consegue all'infezione nelle diverse popolazioni (esempio per età, stato vaccinale, comorbidità)".

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