Press "Enter" to skip to content

Manovra di bilancio 2022-2024: osservazioni e proposte della Cna Sardegna.

Cagliari, 11 Gen 2022 - Accompagnare agli incentivi e ai supporti economici previsti per i comuni con meno di 3mila abitanti che andrebbero differenziati per intensità, favorendo i comuni e le aree territoriali dell’entroterra dove più alta è la scala del disagio, la messa in campo di concreti progetti di sviluppo locale capaci di valorizzare e mettere a valore i tratti distintivi , i punti di forza e le vocazioni delle aree territoriali coinvolte, a partire a partire dal patrimonio paesaggistico e culturale, promuovendo la cultura, l’economia, le tradizioni e l’artigianato locale a partire da quello artistico e tradizionale. È questa la priorità – articolata in una serie di proposte concrete – esposta questa mattina dai rappresentanti della Cna Sardegna auditi dalla III Commissione (Programmazione, Bilancio e Politiche Europee) del Consiglio regionale in merito alla manovra di Bilancio 2022-2024.

“Il disegno di legge in esame affronta alcune criticità dell’isola, ma l’impianto circoscritto su cui interviene fa pensare ad un provvedimento di carattere transitorio che rimanda a interventi successivi la definizione di una strategia compiuta che viene solo enunciata nel documento di Economia e Finanza Regionale (DEFR) – hanno detto Luigi Tomasi e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della Cna Sardegna, evidenziando tra gli obbiettivi del 2022 la necessità di irrobustire e consolidare la ripresa economica e definire le coordinate entro cui avviare la gestione del PNRR e dei Fondi Europei 2021/2027. “Le Istituzioni regionali – hanno affermato Tomasi e Porcu - guidino i processi di trasformazione economica programmando e orientando l’allocazione delle risorse del PNRR e dei Fondi Europei per sostenere in maniera virtuosa il processo di riposizionamento qualitativo del tessuto produttivo isolano chiamato a reggere la sfida competitiva tra sistemi territoriali proposta da mercati sempre più aperti e agguerriti. Considerato – continuano i vertici Cna - che una parte importante degli investimenti delle cui realizzazioni saranno responsabili le regioni e gli enti locali, si prevede che le risorse vengano distribuite attraverso procedure selettive tra le amministrazioni beneficiarie, il rischio è quello di acquisire una percentuale di risorse inferiore a quelle potenziali spettanti; è urgente pertanto che la regione si doti di task Force e Centri di Competenza Territoriale per gestire PNRR e Fondi Strutturali.”

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) italiano, articolato intorno a 3 assi strategici e strutturato in 6 missioni, prevede infatti risorse complessive da utilizzare tra il 2021 e il 2026, pari a 235,6 mld di euro, a cui si aggiungono le risorse del nuovo ciclo di programmazione 2021/2027. Il PNRR ha previsto di riservare alle 8 regioni del mezzogiorno il 40% delle risorse “territorializzabili” per un valore di circa 82 miliardi.

Questa dote finanziaria – hanno sottolineato i rappresentanti dell’associazione artigiana – rappresenta una eccezionale possibilità per la Sardegna e interviene su un quadro economico assai provato dalla pandemia. 

Nel 2020 il Pil sardo ha registrato una flessione del -9,6% rispetto al 2019, più negativa rispetto al dato nazionale (-8,6%) e a quello meridionale (- 6,7%). Questo dato fa della Sardegna una delle regioni isolane più colpite dalla crisi sanitaria nel biennio 2020-2021 (-5,9% del PIL previsto per il 2021 rispetto al livello pre-pandemico) alle spalle soltanto di Valle d’Aosta, Trentino, Alto Adige e Calabria.

Nel 2021 grazie alla ripresa del settore turistico, seppur con le difficoltà legate alla questione dei trasporti, alla crescita delle costruzioni e al rimbalzo del valore dell’export (specialmente petrolifero) il PIL regionale potrebbe aver registrato una crescita superiore a quella media delle regioni del mezzogiorno, ma al contempo ben lontano da quanto atteso per il PIL nazionale. La CNA stima, comunque, per l’anno appena concluso una crescita regionale che faticherà a superare il +4%, contro una crescita a livello Nazionale del +6,3%.

Nel merito dell’articolato del disegno di legge di Stabilità, la Cna sarda e valuta positivamente l’attenzione riservata a fenomeni di conclamata gravità come lo spopolamento e la denatalità con interventi volti a frenare il calo demografico e la desertificazione produttiva nei comuni al di sotto dei tremila abitanti.  La Legge di stabilità prevede infatti sostegni alla natalità, all’insediamento di nuove attività economiche come il bonus natalità (assegno mensile fino a 600 euro per i primi 5 anni di vita del bambino) e contributi per la ristrutturazione della prima casa e l’apertura o il consolidamento di attività d’impresa.

“Sono temi su cui CNA ritiene che senza un serio e concreto processo programmatorio di medio-lungo periodo che ponga le basi per un effettivo e armonico riequilibrio territoriale sarà vano ogni tentativo di rilanciare la crescita e lo sviluppo economico della nostra isola”, hanno spiegato Tomasi e Porcu, ricordando i risultati delle recenti ricerche del Centro Studi della Cna sulla questione demografica sarda.

La CNA evidenzia come rispetto agli anni Sessanta, il calo demografico dei comuni dell’interno è arrivato nel 2020 a più di 137 mila persone (-21%), mentre la crescita della popolazione delle fasce costiere   ammonta a +303 mila persone (+40%). Se nel 1961 la popolazione localizzata nei comuni dell’interno era pari al 47% del totale regionale, nel 2020 essa è scesa al 33% e di questo passo, in base alle proiezioni della CNA potrebbe scendere al 29,7% nel 2050.

Proprio la situazione demografica si ripercuote sulle capacità finanziarie dei territori – hanno evidenziato i vertici dell’associazione artigiana -. È infatti naturale che il sistema delle imprese tenda a prediligere aree più dinamiche da un punto di vista demografico e di età della popolazione, cioè capaci di rappresentare mercati non solo più ampi ma soprattutto più dinamici. Non a caso il 73% di tutte le imprese regionali è localizzata nei comuni della fascia costiera.

Per rendersi conto di quanto le dinamiche demografiche possono incidere direttamente anche nell’economia del territorio basti dire che il reddito complessivo prodotto dai residenti è diminuito tra il 2012 e il 2019 del 42% per i comuni dell’interno, mentre pur in un contesto di prolungate difficoltà per l’economia regionale, si è ridotto molto meno nella fascia costiera (-1,8%). In pratica nell’interno dell’isola in soli 7 anni sono andati perduti oltre 230 mld di euro (valutazioni prezzi del 2019) di reddito annuo dei residenti.

Strettamente collegati al tema dello spopolamento – hanno evidenziato i vertici della Cna sarda - sono quelli della natalità e dei servizi per l’infanzia. In base ai più recenti dati Istat con un valore medio di appena 0,95 figli per donna, la Sardegna è l’ultima regione in Italia per livello di fecondità, mentre con una età media al parto di 32,9 anni, si colloca al secondo posto per anzianità della madre, preceduta solo dalla Basilicata (33,1 anni). Il basso livello di natalità della nostra regione, conseguenza della generale tendenza delle donne a ritardare l’ingresso nella vita riproduttiva, ha ridotto il numero di nascite a meno di un figlio per donna, molto al di sotto del livello di sostituzione generazionale.

L’esistenza di una rete capillare ed accessibile di asili nido potrebbe costituire un valido sostegno alla natalità generale, supportando le famiglie nella gestione dei figli fin dalle prime fasi di vita e consentendo un rapido reintegro lavorativo dei genitori. Eppure, la situazione sarda da questo punto di vista non è particolarmente brillante – hanno evidenziato i vertici della Cna -. La Sardegna registra infatti un elevato livello di copertura principalmente nell’area metropolitana di Cagliari, dove il valore dell’indice tocca i 32,1 utenti per 100 residenti della classe 0-2 anni, lasciando pressoché scoperti i comuni minori e le aree interne. Inoltre, la maggior parte degli asili nodo sono a gestione privata con conseguenti costi molto alti per le famiglie utenti del servizio. La sotto dotazione dell’offerta pubblica, peraltro, si associa ad una forte disomogeneità territoriale. Solo il 24,1% dei Comuni sardi, infatti, risulta coperto dal servizio.

Ribadendo l’apprezzamento per la volontà delle istituzioni regionali di porre un freno all’impoverimento e al degrado dei nostri territori, i vertici della Cna hanno chiesto– come detto in precedenza – di guardare in via prioritaria ai comuni dell’entroterra per valorizzare i punti di forza e la vocazione delle aree territoriali coinvolte a partire dal patrimonio paesaggistico e culturale, promuovendo il turismo culturale naturalistico, esperienziale, religioso, sportivo, enogastronomico, promuovendo la cultura, l’economia, le tradizioni e l’artigianato locale a partire da quello artistico e tradizionale.

In particolare, l’associazione artigiana – che nei mesi scorsi ha promosso una dettagliata ricerca sulla situazione dei borghi della Sardegna – ha proposto che 10 milioni di euro vengano destinati ad individuare 2 borghi/comuni/aree territoriali dell’interno della Sardegna su cui sperimentare la costruzione di un modello che partendo dai tratti distintivi e dai punti di forza del borgo/comune/area territoriale, definisca un programma e una strategia di sviluppo locale. Progetto nel quale coinvolgere le migliori competenze, Università, urbanisti, sociologi, economisti; con l’allestimento di una “unità di specialisti” dedicata a definire le procedure per intercettare le tante risorse che la legislazione nazionale e comunitaria a cui si aggiungono quelle apposite previste sul tema dal PNRR.

Quanto alle richieste per il settore artigiano, la Cna ha chiesto un rafforzamento della dotazione di 10 milioni di euro per l’annualità 2022 destinata a finanziare la legge 949/52. Nell’anno in corso le modifiche introdotte alla normativa (innalzamento dal 10 al 40% del contributo in conto capitale per le agevolazioni su piani di investimento già realizzati per l’acquisto di beni strumentali per l’attività come immobili, macchinari e attrezzature, impianti, scorte, ecc. riservate alle imprese artigiane) hanno registrato una performance straordinaria che, come dagli stessi dati forniti dall’Assessorato all’Artigianato, con una dotazione di 24 milioni di euro ha prodotto investimenti per oltre 50 milioni di euro e una ricaduta occupazionale stimabile in circa 1300 unità aggiuntive. Ma la dotazione prevista dalla Legge di Stabilità in esame non è sufficiente per consentire la piena operatività della misura per l’anno 2022. La CNA stima che con un incremento dell’ordine di 6/7 milioni, recuperabili dalla dotazione inizialmente prevista (30 milioni) e non utilizzata nel corso del 2021 si possa ragionevolmente coprire il fabbisogno del prossimo anno. La richiesta è pertanto quella di trattenere per questa finalità le eccedenze del 2021 così da consentire la piena operatività della misura anche nel 2022, anno decisivo per consolidare la ripresa del sistema economico isolano.

Contestualmente, per contrastare la ridotta capacità di autofinanziamento e i gravi problemi di liquidità delle Pmi sarde (il 40% delle piccole imprese segnala questa difficoltà), la Cna Sardegna propone l’istituzione di un Fondo Rotativo di Piccolo Credito per il settore artigiano. Tale fondo potrebbe essere costituito all’interno della stessa Legge 949/52 e operare attraverso il medesimo soggetto gestore della misura in modo da consentire a tutte le aziende di ottenere finanziamenti a tasso agevolato, favorendo l’accesso al credito. Il prestito avrebbe tasso zero, d’importo compreso tra 10 mila e 50 mila euro, rimborsabile entro un massimo di 60 mesi e potrebbe essere concesso per la realizzazione di un investimento e/o per il reintegro della liquidità aziendale. Potrebbero accedere al fondo le imprese artigiane che hanno (o che intendono aprire entro la data di erogazione del finanziamento) una sede operativa nella Regione Sardegna. Ipotizzando una dotazione di 10 milioni di euro, e considerando un taglio medio dell’operazione pari a 25mila euro (la metà del taglio massimo dell’operazione) e un indice di rotazione pari a 2, potrebbero essere agevolate circa 800 imprese della Regione Sardegna. Allo stato, a livello nazionale diverse regioni hanno istituito fondi rotativi analoghi a quello che propone CNA Sardegna.

Infine, la Cna Sardegna chiede alla Regione il rifinanziamento della legge 12/2001 sull’Apprendistato artigiano con uno stanziamento di 2 milioni di euro. La misura – che prevede contributi in conto occupazione per l’assunzione di apprendisti – è stata gestita in house con grande efficienza e funzionalità dall’Assessorato all’Artigianato ed ha ben funzionato negli anni, sostenendo un istituto che nel comparto è la prima e più importante via d’accesso al mondo del lavoro per i nostri giovani. Le statistiche dicono che circa il 40% dei giovani che conseguono la qualifica vengono confermati in azienda e assunti a tempo indeterminato. Com

Comments are closed.