Cagliari, 22 Ott 2021- Nonostante il Governo italiano abbia destinato ai progetti di digitalizzazione gran parte dei fondi del PNRR, quasi l’80% degli imprenditori isolani non ritiene strategico uno sviluppo della propria azienda in ottica 4.0. Questa percentuale cresce nel comparto dove si dovrebbe essere più attenti alle evoluzioni della tecnologia, ovvero quello manifatturiero. È quanto si evince da una recente ricerca della Cna Sardegna sulle opportunità che la cosiddetta Industria 4.0 potrebbe offrire alle aziende artigiane dell’isola. Dall’analisi emerge che la classe imprenditoriale sarda conosce ben poco di integrazione tra processo produttivo e strumenti digitali, sensoristica, internet delle cose, robotica, stampa 3d, strumenti di analisi di big-data, apertura verso la personalizzazione del prodotto da parte della clientela, e così via. È probabile che in un tessuto imprenditoriale in cui domina la piccola e media impresa si sia erroneamente consolidata l’idea che queste tematiche riguardino solo le grandi imprese, quando invece anche le PMI possono trarre enorme vantaggio dalle opportunità offerte dalle nuove tecnologie e dalla digitalizzazione dei processi.
“Una qualunque impresa, anche di piccole dimensioni, che decida di ignorare la quarta rivoluzione industriale è destinata a perdere competitività, rischiando di essere tagliata fuori dal mercato”- commentano Pierpaolo Piras e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionali della CNA Sardegna - Innovazione tecnologica, digitalizzazione e qualificazione del capitale umano sono i driver su cui costruire un processo di riposizionamento qualitativo del tessuto produttivo isolano: al governo regionale chiediamo “di costruire insieme un progetto con le risorse del PNRR”.
La digitalizzazione si colloca quindi al primo posto tra gli obiettivi strategici del Governo, ma le imprese artigiane sarde rischiano di beneficiarne in maniera assai marginale. Per questo motivo la Regione sarda dovrebbe svolgere un ruolo attivo di sensibilizzazione, anche con il coinvolgimento delle associazioni di categoria, predisponendo campagne informative orientate a promuovere la conoscenza delle opportunità e dei vantaggi offerti dall’applicazione delle nuove tecnologie ai processi di produzione e alla gestione d’impresa, supportando poi la predisposizione di progetti di sviluppo imprenditoriale efficaci ed accompagnando la fase attuativa e di esercizio”.
Innovazione tecnologica e digitalizzazione si affermano sempre più come fattori strategici per lo sviluppo del tessuto imprenditoriale, per questo motivo la Commissione Europea ha previsto che nei loro programmi gli stati membri destinino ad investimenti per la digitalizzazione almeno il 20% degli 806 miliardi di euro di sovvenzioni e crediti che nel periodo 2021-2026 saranno erogati nell’ambito del Programma Prossima generazione UE (Ngeu). L’Italia, che insieme alla Spagna ne è la principale beneficiaria, ha destinato a progetti di digitalizzazione il 27% dei 235 miliardi di risorse comprese nel proprio Programma Nazionale di Ripresa e Resilienza (222 miliardi) e nei fondi React-Eu (13 miliardi), ampliando le azioni già messe in atto negli ultimi anni, in particolare con il piano Industria 4.0.
Si tratta quindi di un tema centrale e strategico per il rilancio economico nello scenario post-pandemico, del quale però le imprese sarde, soprattutto le piccole imprese artigiane, mostrano ancora scarsa consapevolezza.
Gli effetti delle misure restrittive adottate dal Governo per contenere la diffusione del contagio hanno colpito più duramente il sistema imprenditoriale sardo, caratterizzato da una quota preponderante di piccole e piccolissime imprese e da un’alta specializzazione in ambito turistico-ricettivo. L’ultima rilevazione Istat mirata a valutare l’impatto della crisi sanitaria sul sistema imprenditoriale[1] mostra infatti che tra ottobre e novembre 2020 la percentuale di imprese che riteneva di non riaprire era di gran lunga superiore al resto del Paese: il 4,1% in Sardegna contro il 2,3% del Mezzogiorno e l’1,7% della media nazionale
Un dato ancor più preoccupante viene dalla valutazione delle iniziative che le imprese sarde dichiaravano di voler adottare nella successiva fase di rilancio, da cui emerge, in generale, una bassa propensione all’investimento e, in particolare, una scarsa sensibilità per i settori strategici. Le imprese che dichiaravano l’intenzione di incrementare gli investimenti in ricerca e sviluppo rappresentavano solo il 3,3% del totale, meno del Mezzogiorno (6,4%) e della media nazionale (5,5%). Più sentita la necessità di incrementare gli investimenti in tecnologia e digitalizzazione, con una quota di imprese intenzionate a farlo che in Sardegna sale al 14,8%, ma l’analisi comparata conferma l’esistenza di un gap con il resto del Paese, con un valore di detta quota che giunge al 17,3% nel Mezzogiorno e al 16,1% in Italia. Analoga situazione per gli investimenti in capitale umano e formazione, altro tema chiave in un’ottica 4.0 (è dimostrato che un alto livello del capitale umano favorisce l’acquisizione e l’assimilazione di strumenti innovativi in ambito aziendale), solo il 7,8% delle imprese sarde intervistate dichiara l’intenzione di incrementare gli investimenti nel settore, contro il 9,7% delle imprese del Mezzogiorno ed una media nazionale dell’8,6%. Gli investimenti per favorire l’internazionalizzazione (altro fattore che secondo la letteratura economica è in grado di favorire l’innovazione di processo e di prodotto, ad esempio, secondo lo schema cosiddetto “imparare a esportare” rappresentano poi un aspetto veramente marginale, solo l’1,2% avanza l’ipotesi di incrementare un incremento, meno che nel Mezzogiorno (3%) e nella media nazionale (2,4%). La riduzione dell’impatto ambientale dei processi produttivi rappresenta un altro obiettivo chiave nel programma di ripresa e resilienza (PNRR) ma l’attenzione a questo tema risulta decisamente scarsa, prevede un incremento degli investimenti in tal senso solo il 5,7% delle imprese sarde, una quota inferiore al dato del Mezzogiorno (7,9%) ed al valore nazionale (6,5%).
Ulteriori approfondimenti sulla situazione sarda vengono da un’indagine condotta dal CNA Sardegna mirata a misurare il livello di digitalizzazione delle imprese artigiane ed a sondare la loro sensibilità verso il tema dell’innovazione tecnologica, organizzativa e di processo. L’indagine fa emergere che un’ampia maggioranza di artigiani sardi ritiene che la propria azienda abbia un livello di informatizzazione sufficiente (57%) o addirittura elevato (6,4%), con valori anche più rilevanti per le imprese dei servizi e dei trasporti. Meno ottimistica è l’autovalutazione degli imprenditori operanti nel comparto industriale e, soprattutto, in edilizia e nel commercio. Entrando nel merito degli strumenti informatici utilizzati dalle imprese, la stragrande maggioranza (81% delle risposte) si limita a software per la pianificazione delle risorse aziendali (ERP), utilizzati in prevalenza per la gestione del magazzino e delle contabilità.
Anche l’utilizzo dell’e-Commerce risulta poco diffuso (meno di un caso su dieci), senza sostanziali differenze tra le imprese di commercio (10%) e quelle dei servizi (8,8%). Sebbene sempre assai contenuta, la percentuale più elevata di imprese che si sono dotate di piattaforme per l’e-Commerce e il digital market si osserva nel comparto industriale (12,4%), evidenziando un certo interesse delle imprese manifatturiere a sfruttare le nuove tecnologie per raggiungere il cliente finale bypassando l’intermediazione commerciale.
Assai poco diffuso, inoltre, l’utilizzo di sistemi informatici per la gestione delle relazioni con i clienti (i cosiddetti software CRM), strumenti finalizzati alla creazione di servizi innovativi pre e post vendita ed alla fidelizzazione della clientela, evidenziando la prevalenza di un approccio al marketing che continua a rimanere abbastanza tradizionale.
Non sorprende quindi la scarsa conoscenza delle tecnologiche più innovative che costituiscono il nucleo della rivoluzione tecnologica in atto, comunemente indicata con il termine Industry 4.0.
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Industria 4.0, tra le altre cose, significa integrazione tra processo produttivo e strumenti digitali, sensoristica, internet delle cose, robotica, stampa 3d, strumenti di analisi di big-data, apertura verso la personalizzazione del prodotto da parte della clientela, e così via. Una vera rivoluzione nelle modalità di gestione dei processi produttivi e per l’accesso ai mercati, rispetto alla quale la grande maggioranza degli artigiani sardi dimostra di non esser preparata: il 77% degli imprenditori intervistati ha dichiarato poca conoscenza di questi temi ed il 22,5% una conoscenza solo sufficiente.
Quello che però sorprende più di tutto è constatare come quasi l’80% degli imprenditori intervistati non ritenga strategico uno sviluppo della propria azienda in ottica 4.0, percentuale anche più alta proprio nel comparto dove forse dovrebbe esserlo di più, ovvero, quello manifatturiero.
Anche le PMI isolane possono trarre enorme vantaggio dalle opportunità offerte dalle nuove tecnologie e dalla digitalizzazione dei processi. Si pensi alle opportunità legate alla riduzione dei consumi energetici nei processi produttivi, grazie alle informazioni fornite in tempo reale da sensori IOT; alla stampa 3D che permette di realizzare qualunque componente, persino in ambito edilizio, in modo rapido e standardizzato, riducendo costi e tempi di produzione. La tecnologia migliora anche la logistica interna ed esterna e ridimensiona i costi di stoccaggio, permettendo di monitorare il ciclo delle scorte in tempo reale, aiutando le PMI a valutare cosa comprare e cosa produrre, in un’ottica di riduzione degli sprechi, contenimento dei costi e miglioramento della sostenibilità ambientale. Non si tratta di un passaggio facile, e nemmeno esente da rischi d’impresa, ma ciò che non dovrebbe mancare è la consapevolezza che nel giro un decennio o poco più i processi di impresa, produttivi e di gestione, andranno necessariamente in questa direzione, una realtà di cui dovrebbero prendere atto anche le piccole e medie imprese della Sardegna, beneficiando, peraltro, delle opportunità offerte dalle politiche pubbliche orientate a sostenere lo sviluppo del tessuto produttivo in tal senso. Come è noto il PNRR italiano prevede oltre 222 miliardi di investimenti con la finalità principale di ridurre i divari territoriali, generazionali e di genere, focalizzando gli interventi in sei Missioni: digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute. La digitalizzazione si colloca quindi al primo posto tra gli obiettivi strategici del Governo, ma purtroppo le imprese artigiane sarde rischiano di beneficiarne in maniera assai marginale. Com
Situazione e prospettive delle imprese nell’emergenza sanitaria Covid-19, ISTAT, 14 dicembre 2020
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