Roma, 5 Ott 2021 - Via libera del Consiglio dei ministri alla delega per la riforma fiscale. I ministri della Lega non hanno partecipato alla riunione. In corso la conferenza stampa del presidente del Consiglio Mario Draghi con il ministro dell'Economia Daniele Franco.
Il provvedimento consiste in 10 articoli: una volta individuate le priorità, spetterà poi al Governo emanare entro 18 mesi dall'entrata in vigore della legge, uno o più decreti legislativi di attuazione. L'operazione che si propone il Governo prevede una revisione dell'intero sistema fiscale, partendo dall'Irap ma comprendendo anche l'Ires, il "superamento" dell'Irap, una rivoluzione dell'Iva e anche la riforma del catasto degli immobili.
La delega fiscale è una delle riforme necessarie per ottenere i finanziamenti del piano nazionale di ripresa e resilienza.
I ministri della Lega non hanno preso parte alla riunione del Consiglio dei ministri. Già nel corso della cabina di regia il ministro Garavaglia, che sedeva al tavolo al posto del collega leghista Giorgetti, aveva lasciato in anticipo la riunione dicendo ai colleghi che la Lega avrebbe approfondito la bozza, che prevede anche la riforma del catasto.
Non solo la revisione del catasto, osteggiata fin dall'inizio, c'è anche una questione "di metodo", secondo quanto si apprende da fonti della Lega, tra i motivi che hanno portato i ministri leghisti a disertare la riunione del Consiglio dei ministri sulla delega fiscale. Non si possono ricevere "le carte" solo all'ultimo, non è "serio", è il ragionamento, votare "sulla fiducia", senza avere avuto modo di leggere i testi. Tra i dubbi sollevati nello specifico sul fisco anche quello delle coperture necessarie per dare attuazione alla riforma dell'Irpef.
Una volta che sarà stata approvata dal Parlamento, il Governo avrà 18 mesi per attuare la delega fiscale emanando i decreti attuativi. Gli obiettivi fondamentali sono la crescita dell'economia, attraverso l'aumento dell'efficienza della struttura delle imposte e la riduzione del carico fiscale sui fattori di produzione; la razionalizzazione esemplificazione del sistema tributario, preservandone la progressività, da attuarsi anche attraverso la riduzione degli adempimenti e l'eliminazione dei cosiddetti 'micro-tributi', la riduzione dell'evasione.
Dalla revisione dell'Irpef e dell'Ires alla razionalizzazione dell'Iva. È composta da 10 articoli la bozza di delega al governo per la revisione del sistema fiscale, ancora suscettibile di modifiche, discussa in cabina di regia. Nella bozza compare anche un articolo per la modernizzazione degli strumenti di mappatura degli immobili e la revisione del catasto di fabbricati.
Ridurre gradualmente le aliquote medie Irpef "anche al fine di incentivare l'offerta di lavoro e partecipazione al mercato del lavoro, con particolare riferimento ai giovani e ai secondi percettori di reddito, nonché l'attività imprenditoriale e l'emersione degli imponibili". È uno degli obiettivi indicati nella bozza della legge delega di riforma del fisco oggi in cdm. Garantendola progressività si deve inoltre puntare anche a ridurre gradualmente "le variazioni eccessive delle aliquote marginali".
Riordino delle deduzioni dalla base imponibile e delle detrazioni dall'Irpef "tenendo conto della loro finalità e dei loro effetti sull'equità e sull'efficienza dell'imposta". È uno degli obiettivi indicati dal governo al Parlamento nella bozza della legge delega sulla riforma del fisco. Tra le indicazioni rientra anche l'armonizzazione della tassazione del risparmio "tenendo conto dell'obiettivo di contenere gli spazi di elusione dell'imposta".
Con la riforma del fisco il governo punta a razionalizzare la struttura dell'Iva "con particolare riferimento al numero e ai livelli delle aliquote e alla distribuzione delle basi imponibili tra le diverse aliquote allo scopo di semplificare la gestione e l'applicazione dell'imposta, contrastare l'erosione e l'evasione, aumentare il grado di efficienza in coerenza con la disciplina europea armonizzata dell'imposta". Lo si legge nella bozza di legge delega.
Un aggiornamento del sistema della mappatura catastale - in particolare su immobili non censisti, abusivi, edificabili accatastati come agricoli - e nuovi criteri aggiuntivi per la descrizione degli immobili da utilizzare a partire "dal 1° gennaio 2026". Sono le due indicazioni per la riforma del catasto contenuti nella bozza della delega fiscale. Si precisa che "i nuovi criteri non" saranno utilizzati "per la determinazione della base imponibile dei tributi la cui applicazione si fonda sulle risultanze catastali". Ci saranno un aggiornamento periodico di valori e rendite e norme ad hoc per gli immobili storico-artistici.
Da fondo per riforma 2 miliardi nel 2022, 1 miliardo nel 2023 Per l'attuazione delle delega fiscale si potranno utilizzare "2 miliardi nel 2022" e "1 miliardo" nel 2023 dal fondo per la riforma fiscale creato con l'ultima manovra. È quanto si legge nella bozza del provvedimento. Le risorse del fondo, si precisa, potranno essere integrate con le nuove entrate strutturali derivanti dalla lotta all'evasione fiscale. L'attuazione della delega non dovrà comunque pesare sui conti pubblici ed eventuali decreti che richiedano fondi andranno varati contestualmente o dopo i provvedimenti che reperiscono le risorse necessarie.
Attuare un "graduale superamento dell'Imposta Regionale sulle Attività Produttive (Irap)"garantendo "in ogni caso il finanziamento del fabbisogno sanitario", prevede la bozza. Il superamento dell'Irap completa, si legge nella relazione illustrativa del provvedimento, e la revisione dell'imposizione sui redditi personali e su quelli d'impresa.
"Sul tema della riforma fiscale abbiamo sempre detto che vogliamo una riforma organica che sia non solo Irpef, ma che guardi alla tassazione nel complesso sia delle persone fisiche sia delle imprese". Così il presidente di Confindustria Carlo Bonomi che oggi ha incontrato il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio.
"Seguendo l'indicazione che ha dato l'Ocse dobbiamo andare ad abbassare il cuneo fiscale. Il tema è quello della competitività e dell'attrattività dei Paese. Non lo dice Confindustria, ma l'Ocse. È una grande sfida che abbiamo di fronte come Paese", ha aggiunto.
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