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Musica sulle Bocche, obiettivo raggiunto: è stato un successo il festival “diffuso” in sedici comuni del nord Sardegna.

Cagliari, 2 Sett 2021 - Dopo ventisette concerti in ventinove giorni si è concluso domenica il festival internazionale “Musica sulle Bocche”. “Lungo tutto il mese di agosto questa ventunesima edizione ha toccato ben sedici comuni del nord Sardegna, tenendo fede ad un progetto nato con l'intento di rendere protagonisti i territori, unendo alcuni centri a forte vocazione turistica ad altri che si stanno affacciando nel mercato dell'accoglienza e degli eventi” spiega il direttore artistico Enzo Favata. “L'obiettivo è stato raggiunto, grazie soprattutto alle amministrazioni locali che hanno costituito una vera e propria rete dei comuni che aderiscono al festival. Una rete che ora vogliamo potenziare”.

Da Alghero ad Arzachena, da Vignola a Valledoria, passando per Ozieri, Tempio, Sennori e Aglientu, toccando piccoli centri come Bulzi, Martis, Chiaramonti, Laerru, Nulvi e Tergu, e senza dimenticare luoghi ricchi di storia come Castelsardo e Codrongianos con la sua basilica di Saccargia, il festival (organizzato dall'associazione Jana Project) anche stavolta ha unito la qualità della musica a quella del paesaggio e dei beni culturali. “Questa è la caratteristica di Musica sulle Bocche, ciò che rende il nostro festival un progetto unico fra i tanti che arricchiscono l'offerta in Sardegna” continua Favata.

“Musica sulle Bocche è oggi un laboratorio in crescita, per un appuntamento conosciuto a livello internazionale che porta i suoi concerti sia in località turistiche che in paesi esclusi dai grandi flussi estivi, generando così un circolo virtuoso in cui le amministrazioni comunali che ci ospitano hanno un ruolo importante e lavorano con noi nella programmazione, con il sostegno fondamentale della Regione Sardegna, del Ministero dei Beni Culturali, della Fondazione di Sardegna e della Camera di Commercio di Sassari grazie al progetto Salute & Trigu”.

“Organizzare questa edizione in tempo di pandemia è stato un lavoro molto impegnativo” continua Favata, “perché la grande carovana di Musica sulle Bocche si è spostata quasi ogni giorno all'interno di un territorio molto vasto, garantendo ogni sera il rispetto delle normative anticovid. Ma portare musica di grandissima qualità in mezzo al paesaggio ha ripagato i nostri sforzi, perché il festival ha mostrato la capacità di adattarsi ai luoghi che lo hanno ospitato. La Sardegna è ricca di siti meravigliosi e la musica può trovare il modo di valorizzarli, in una condizione di massimo rispetto”.

Davanti a paesaggi e chiese bellissime il festival ha così portato nomi di livello internazionale come il Perfect Trio di Roberto Gatto al porticciolo di Costa Paradiso, Paolo Angeli alla chiesa di San Pantaleo di Martis, il Trio Servillo-Girotto-Mangalavite nella foce del Coghinas a Valledoria, Mino Cinelu e Nils Petter Molvaer a Castelsardo, i Guano Padano a Chiaramonti, Luciana Elizondo a Saccargia, Ada Montellanico ed Enrico Zanisi a Tergu, senza dimenticare il Trenino Verde di Musica sulle Bocche che ha collegato Arzachena a Tempio, con le esibizioni in stazione di Marco Pacassoni ed Enrico Zanisi e a bordo delle carrozze di Marcello Peghin. Per arrivare poi a portare ad Alghero Mogol, con uno spettacolo indimenticabile, che ha coinvolto e commosso il pubblico.

Ma questa edizione è stata anche la prima nel segno della sinergia attivata dalla rete dei Coast to Coast Festival, una collaborazione che ha portato diversi artisti ad esibirsi sia per Musica sulle Bocche che per il Rocce Rosse Blues Festival. “Potenzieremo anche questa rete”, spiega Favata, “per offrire ai nostri spettatori spettacoli sempre di maggiore qualità”.

“Siamo ormai alla ventunesima edizione di Musica sulle Bocche e come altri festival storici ora chiediamo di essere riconosciuti quale 'istituzione culturale'. Il nostro è un lavoro strategico a servizio della cultura, dei territori, dell'arte e del paesaggio, seguendo i criteri di sostenibilità che ci hanno portato a far parte della rete 'Jazz takes the green'. Riconoscere quale istituzione culturale il nostro ed altri festival storici significa salvaguardare e proiettare nel futuro un patrimonio che non può essere disperso, ma anzi potenziato e messo a disposizione dei territori e delle comunità” conclude Favata. Com

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