Cagliari, 14 Ago 2021 - I talebani afghani nelle ultime ore hanno rafforzato la loro stretta territoriale intorno a Kabul. I rifugiati dell'inesorabile offensiva degli insorti hanno inondato la capitale e i marines statunitensi sono tornati per supervisionare le evacuazioni di emergenza.
L'ambasciata degli Stati Uniti a Kabul ha invitato il proprio personale a distruggere i documenti sensibili e i materiali "che potrebbero venire usati come strumenti di propaganda". Lo ha rivelato la Cnn, spiegando di aver potuto esaminare il documento originale. Giovedì scorso l'amministrazione Biden aveva annunciato che ritirerà il personale americano dall'ambasciata di Kabul, lasciando solo "una presenza diplomatica minima", e in vista dell'evacuazione, "l'ambasciata ha garantito un supporto quotidiano per la distruzione del materiale sensibile sia in formato cartaceo che elettronico", e degli "oggetti con loghi di ambasciate o agenzie, e bandiere Usa", ricordando che questi materiali possono essere bruciati nei bidoni, o distrutti con un inceneritore o un compattatore. L'Amministrazione Usa starebbe anche considerando di trasferire l'ambasciata all'aeroporto di Kabul. Una fonte diplomatica Usa - ha spiegato Cnn - ci ha detto che i servizi di intelligence hanno indicato che Kabul potrebbe essere isolata dai Talebani entro la settimana, forse entro le prossime 72 ore, precisando che ciò non significa che entreranno nella capitale afghana.
Sembra dunque inarrestabile l'avanzata verso Kabul dei talebani, che hanno preso il controllo di Lashkar Gah e altri tre capoluoghi provinciali dopo che giovedì hanno conquistato Kandahar e Herat, seconda e terza città dell'Afghanistan. Mancano poche settimane al 31 agosto in cui gli Usa metteranno formalmente fine a due decenni di guerra e presenza nel Paese, che sembra precipitare velocemente nell'instabilità e nella violenza già conosciuta negli anni del potere talebano.
Intanto, molti Paesi si affrettano a rimpatriare i propri cittadini e chiudere le ambasciate. Gli estremisti hanno preso ormai metà dei 34 capoluoghi provinciali e oltre due terzi del territorio nazionale. Il governo di Kabul controlla ancora province nel centro e nell'est, nonché la settentrionale Mazar-i-Sharif. I combattimenti più vicini alla capitale sono ormai nella provincia di Logar, a circa 80 chilometri di distanza. "Kabul non è, in questo momento, in una situazione di minaccia imminente", i talebani "stanno cercando di isolare Kabul", ha detto il portavoce del Pentagono John Kirby, ammettendo che "siamo certamente preoccupati per la velocità con cui i Talebani si stanno muovendo". Gli Usa hanno stimato giorni fa che il resto del Paese potrebbe cadere entro pochi mesi.
Il portavoce talebano Zabihullah Mujahid ha annunciato "un'amnistia generale" per chi abbia collaborato "con gli occupanti o sia parte dell'amministrazione di Kabul", promettendo che i diplomatici e il personale delle sedi estere non correranno rischi. Centinaia di migliaia di afghani sono fuggiti dalle proprie città, temendo che il ritorno dei talebani farà ripiombare il Paese nel regime brutale e repressivo sperimentato negli anni '90. Ogni diritto delle donne era stato cancellato ed esecuzioni venivano eseguite in pubblico, in una spietata versione della legge islamica.
Segnali del ritorno a queste pratiche sono già stati intravisti, come la chiusura di molte scuole per le bambine e la sfilata di due presunti ladri a Herat. L'Onu conta 250mila sfollati da fine maggio, l'80% donne e bambini. Secondo Save the Children almeno 72mila bambini in fuga sopravvivono nelle strade di Kabul, senza ricoveri, cibo e sostegno. Intanto, i colloqui di pace in Qatar tra Kabul e talebani restano in stallo, nonostante gli incontri proseguano. Per questo il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha lanciato un appello. "Chiedo ai talebani di fermare immediatamente l'offensiva, negoziare in buona fede nell'interesse dell'Afghanistan e del suo popolo". "Solo una soluzione politica negoziata guidata dall'Afghanistan - ha rimarcato Guterres - può garantire la pace.
La Nato ha convocato una riunione d'emergenza. "I Talebani devono capire che non saranno riconosciuti dalla comunità internazionale se prenderanno il Paese con la forza. Restiamo impegnati a sostenere una soluzione politica del conflitto". Lo ha ribadito il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, dopo una riunione del Consiglio nord atlantico.
"Gli alleati della Nato sono profondamente preoccupati per gli alti livelli di violenza causati dall'offensiva dei Talebani, compreso gli attacchi dei civili, gli omicidi mirati e le notizie di altri gravi abusi dei diritti umani". Lo dice il segretario generale dell'Alleanza atlantica, Jens Stoltenberg, dopo la riunione del Consiglio nord atlantico, durante la quale è stato riaffermato che "la sicurezza del nostro personale è fondamentale: la Nato manterrà la propria presenza diplomatica a Kabul e continuerà ad adeguarla se necessario".
In un messaggio audio diffuso sui social media dei talebani, il capo militare degli insorti, mullah Yaqoob, figlio del mullah Omar, ha chiesto ai combattenti di "proteggere gli aeroporti, gli aeroplani, i piloti e i funzionari", rispettare "coloro che si sono arresi", specialmente i capi "anziani" e "rendere facile la vita della gente comune".
I talebani hanno annunciato che concederanno l'amnistia a coloro che hanno collaborato negli ultimi 20 anni con le autorità di Kabul o con le forze internazionali guidate dagli Stati Uniti. Lo ha dichiarato su Twitter il portavoce dei Talebani, Zabihullah Mujahid, in una nota sugli ultimi sviluppi nel Paese. Sull'avanzata dei Talebani, Mujahid l'ha descritta come una dimostrazione della ''popolarità'' che gli insorti godono tra la popolazione afghana. La conquista di 18 capoluoghi di provincia in una settimana, ha fatto notare, ''non è possibile con l'uso della forza''.
Rivolgendosi a coloro che hanno collaborato con Kabul e l'Occidente, Mujahid ha detto che ''le braccia dell'Emirato Islamico sono aperte a loro''. Intanto Stati Uniti e altri Paesi europei stanno accelerando le pratiche per evacuare gli afghani che hanno collaborato con loro negli anni e le loro famiglie.
Nell'avanzata di ieri, i Talebani hanno preso la seconda e la terza città più grandi dell'Afghanistan, Kandahar e Herat, dove fino a qualche settimana fa erano dispiegati i militari italiani. Sono così 15 i capoluoghi delle 34 province afghane caduti nelle mani dei Talebani in una settimana.
Herat, la terza città dell'Afghanistan è stata in gran parte conquistata dagli insorti talebani: in mano alle forze governative solo l'aeroporto e una base militare, secondo quanto ha confermato a Reuters un dirigente della provincia, Ghulam Habib Hashimo.
La presa di Kandahar, città di 651mila abitanti, è strategicamente e simbolicamente importante, essendo stata la roccaforte dei Talebani. Tutte le forze governative afghane hanno lasciato la città e si sono rifugiate nelle caserme del 205esimo battaglione, hanno riferito alla dpa i deputati Gul Ahmad Kamin e Arif Noorzai. La ritirata è avvenuta dopo duri combattimenti con le forze talebane avvenuti intorno e nella città nelle ultime 3 settimane.
Stati Uniti e Gran Bretagna hanno annunciato l'invio di migliaia di soldati a Kabul per evacuare diplomatici e civili. "La situazione è tale che il presidente (Biden) mette al primo posto la sicurezza degli americani all'estero", ha affermato il portavoce del Dipartimento di Stato Ned Price, che ha definito la riduzione del personale dell'ambasciata una "misura di prudenza". "Non è un'evacuazione totale, l'ambasciata resta aperta", ha precisato.
In particolare, gli Stati Uniti invieranno 3000 uomini all'aeroporto di Kabul, ha spiegato in un briefing alla stampa John Kirby, che ha insistito sul fatto che questo aumento della presenza militare americana nelle intenzioni di Washington non dovrebbe interferire con il ritiro definitivo delle truppe americane dal paese asiatico, previsto per il 31 agosto. A questi 3000 soldati si aggiungerà circa un migliaio di uomini che saranno schierati in Qatar con funzioni di supporto logistico, e circa altri 3.500-4.000, una "brigata di combattimento", saranno stanziati in Kuwait, pronti a intervenire se la situazione dovesse deteriorarsi ulteriormente.
Anche la Gran Bretagna ha annunciato l'invio di soldati in Afghanistan, 600 uomini, per fornire supporto ai cittadini britannici che sono in procinto di lasciare il paese, precisando che il personale della sua ambasciata sarà ridotto.
Secondo una fonte citata dall'Ap anche il Canada invierà forze speciali per assistere all'evacuazione del personale dell'ambasciata a Kabul prima della chiusura.
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