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Dl Covid, la proposta delle Regioni: zona gialla con 20% di intensive e 30% di ricoveri ordinari.

Roma, 22 Lug 2021 - Governo al lavoro per definire il nuovo decreto Covid, che dovrà stabilire la proroga dello stato di emergenza, i criteri per decidere i "colori" delle regioni e le norme per l'utilizzo del green pass.

La cabina di regia e il Consiglio dei ministri per dare il via libera al provvedimento, secondo quanto si apprende da fonti di governo, dovrebbero tenersi oggi, con uno slittamento di un giorno rispetto alla data inizialmente prevista.

Slitta invece la decisione su trasporto pubblico e scuola Secondo le informazioni che filtrano Il trasporto pubblico locale non sarà tra i temi oggetto del decreto: fonti governative fanno trapelare che una decisione sull'eventuale uso del Green pass per autobus e metropolitane sarà presa in un secondo momento. La decisione potrebbe arrivare insieme a quella sulla scuola per la quale, come viene confermato, la valutazione sarà fatta più avanti, alla luce dei dati su contagi e vaccinazioni.

Per quanto riguarda la proroga dello stato di emergenza (in scadenza il 31 luglio) l'orientamento sarebbe quello di portare il termine al prossimo 31 dicembre, quando sarà possibile fare un punto sulla pandemia a campagna di vaccinazione conclusa. Sicuramente saranno cambiati i criteri per la definizione delle zone (bianca, gialla, arancione, rossa) delle Regioni. Dovrebbero essere abbandonati i parametri relativi ai contagi e all'incidenza, in favore di un conteggio basato su ospedalizzazioni e occupazione delle terapie intensive, anche in relazione all'andamento delle vaccinazioni.

Su questo oggi è arrivata la proposta della Conferenza delle Regioni, che suggerisce di stabilire, per la zona gialla, il limite massimo di occupazione dei posti letto in area medica al 30% e quello delle terapie intensive al 20%.

C'è infine il capitolo green pass, quello più controverso, in particolare per l'opposizione della Lega alle restrizioni. Potrebbe essere mantenuto il rilascio dopo la prima dose, ma con un "pressing" a completare il ciclo entro breve tempo. Inoltre, potrebbero essere individuate tipologie di luoghi, attività, eventi a cui per partecipare sarà necessario esibire il green pass. In base alla "categoria di rischio", per alcuni sarà sufficiente avere ricevuto la prima dose, per altri (come i grandi eventi) ne serviranno due. Anche su questo, i governatori hanno avanzato oggi la loro proposta. L'obiettivo, ha spiegato il presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga, è "permettere la ripresa di attività fino a oggi non consentite. Ad esempio grandi eventi sportivi e di spettacolo, discoteche, fiere e congressi".

Le proposte, sottolinea ancora Fedriga, sono state elaborate in "un'ottica positiva" e di collaborazione anche "alla luce dell'attuale contesto epidemiologico, caratterizzato da un aumento dell'incidenza ma da una bassa occupazione dei posti letto ospedalieri, e dalla progressione intensa della campagna vaccinale".

Puntare sul tracciamento e sulla vaccinazione, cercando di coprire il prima possibile gli over 65 ancora 'scettici', e non sui "parametri" ospedalieri. È questa l'idea dell'infettivologo Massimo Galli, professore ordinario di Malattie infettive all'Università Statale di Milano e primario all'Ospedale Sacco, che in un'intervista all'Agi invita le persone a vaccinarsi, anche perché "la variante delta è maggiormente trasmissibile" ed è dunque ipotizzabile un incremento nei ricoveri ospedalieri. Anche se, su questo ultimo punto, il professore è chiaro: "al momento i ricoveri sono bassi, per questo bisogna intervenire prima e parlare di 'zona gialla' è sbagliato, perché non si affronta subito il problema alla radice". Infatti, sono sempre più i giovani che ritardano i tamponi. "Stiamo assistendo in alcune occasioni a persone che arrivano alla diagnosi in ritardo", dice Galli. Questo, perché spesso, fortunatamente, i ragazzi hanno forme asintomatiche o paucisintomatiche e quindi è più difficile intercettarli. La notizia, buona per la salute dei ragazzi, lo è meno dal punto di vista epidemiologico, perché l'infezione "gira".

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