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L’addio a Carla Fracci, oggi la camera ardente nel foyer della Scala.

Milano, 28 Magg 2021 - Farà il suo ingresso alle 11,30 nel foyer della Scala, la salma di Carla Fracci, spentasi ieri all'età di 84 anni. Nel teatro milanese verrà quindi aperta la camera ardente che accoglierà i visitatori fino alle 18. A voler dare l'ultimo tributo all'étoile al Piermarini è stato lo stesso sovrintendente, Dominique Meyer. "Una cosa che è stata fatta pochissime volte, ma trattandosi di Carla Fracci che nell'ultimo secolo è stata la ballerina più importante del teatro, ma anche una stella importantissima nel cielo della danza internazionale, dobbiamo inchinarci davanti alla sua carriera", ha spiegato ieri.

"Si sa - ha aggiunto - che nel mondo della danza la storia è una catena di trasmissione da una generazione all'altra. E lei ha fatto questo lavoro di trasmissione da una generazione all'altra. È nata qui nella scuola di ballo e ha fatto una carriera fantastica. E poi ultimamente è venuta a fare dei corsi per preparare Giselle con i solisti attuali. Sono tutti commossi, anche gli orchestrali e i ragazzi del palcoscenico".  Domani i funerali, che si svolgeranno alle 14.45 nella basilica di San Marco, sempre a Milano.

 La ballerina assoluta La "Prima ballerina assoluta", come la definì nel 1981 il New York Times, nella sua carriera ha interpretato oltre 150 ruoli nel balletto classico: dalla sua celeberrima Giselle alla commovente Giulietta, volteggiando nei più grandi teatri, dalla Scala all'Opera di Parigi, dal London Festival Ballet al Sadler's Wells Ballet, ora noto come Royal Ballet, allo Stuttgart Ballet, fino al Royal Swedish Ballet. Dal '67, ospite dell'American Ballet Stuttgart Ballet. Ha ballato in coppia con Rudolf Nureyev, che incontrò nel '63 e con cui strinse un sodalizio durato 20 anni, con Mikhail Baryshnikov, con Vladimir Vassiliev, con gli italiani Amedeo Amodio, Paolo Bortoluzzi, Roberto Bolle.

Carla Fracci era nata il 20 agosto del 1936 a Milano. Iscritta a 10 anni dai genitori - suo padre era un tranviere, sua madre un'operaia - alla Scuola di Ballo del Teatro alla Scala, l'esile Carla all'inizio fece fatica a capire il senso dell'esercizio fisico continuo e dei sacrifici imposti dalle sue insegnanti, Vera Valkova, Edda Martignoni, Paolina Giussani. Ma a 12 anni comparve ne La bella addormentata con la grande Margot Fonteyn e con lei scoprì la passione per la danza. Il diploma arrivò nel'54 e nel '55 debuttò alla Scala. A 22 anni, nel '58 Cenerentola debuttò alla Scala, dove tenne anche il suo ultimo spettacolo come protagonista della rinascita di Excelsior di Pippo Crivelli. Proprio nel ruolo della Luce in una ripresa di Excelsior ha calcato il palcoscenico del Piermarini per l'ultima volta nel 2000.

 La Scala è stata "la sua casa per 70 anni" ricorda il sovrintendente Meyer. E non poteva che essere allestita alla Scala la camera ardente per l'ultimo saluto alla leggenda della danza. Un onore riservato a pochi, come il pianista Vladimir Horowitz nell'89, ma che "lei si merita" ha detto Meyer che sta pensando anche a un tributo "speciale".

E parole commosse per la perdita della grande danzatrice sono arrivate anche da Riccardo Muti che con lei aveva lavorato alla Scala nei Vespri Siciliani: "Una grande figura di artista che ha onorato l'Italia e che rimarrà nella storia della danza e del teatro", ha detto il maestro, " Carla Fracci rimarrà nel cuore di tanti suoi ammiratori e tra questi ci sono io".

'Non avrei mai fatto quello che ho fatto nella mia carriera se Carla Fracci non avesse aperto le strade prima di me. Io più di altri le sono veramente grato. La sua perdita è un grande dolore". Roberto Bolle ricorda Carla Fracci parlando con il Corriere della Sera. "Era un riferimento per me, da sempre. Anche io sono cresciuto conoscendo Carla Fracci e considerandola, già da bambino, una delle più grandi interpreti e ballerine. Ha rappresentato la danza italiana nel mondo: nessun altro nome era conosciuto e riconosciuto come il suo''. 

“La ricordo agli spettacoli in Scala - prosegue il ballerino - Io studiavo e la guardavo ammirato. Ripenso a una sua Giselle, quando ero in scuola di ballo: un suo ruolo iconico, era meravigliosa. E poi il suo debutto a 60 anni nel ruolo di Tatiana in Onegin: una forza incredibile. Sono sempre stato molto toccato dalla sua determinazione e volontà. Dalla tenacia con cui affrontava le prove e il palcoscenico. Il passo successivo è stato collaborare: io ero appena entrato nel corpo di ballo e mi sono trovato a ballare con lei Lo spettro della rosa, per giunta in Giappone. Ricordo che ero terrorizzato, più ancora che per il mio debutto nel ruolo, per il fatto di dover ballare con un'icona della danza come lei. Avevo un timore reverenziale unito all'agitazione all'idea di sbagliare qualcosa: non tanto i miei passi, ma piuttosto non tenerla bene, non sostenerla abbastanza...''.

''Ha resistito con tenacia, orgoglio e una dignità fuori dal comune. Doti che l'hanno sempre accompagnata, anche in vita''. Francesco Menegatti parla al Corriere della Sera della morte della mamma Carla: ''C'è stato un rapido peggioramento, ed è volata via. Sì, volata. Gli ultimi istanti? Non parole, ma sguardi pieni di profondo amore per me, per mio papà Beppe, per la collaboratrice storica Luisa Graziadei, per mia moglie Dina e per i suoi nipoti, Giovanni e Ariele''.  Ci ha lasciato ''con la convinzione di aver fatto del bene - dice Menegatti - credo fosse fiera di averci reso persone serie con solidi principi. Una raccomandazione che mia madre ripeteva, ed è significativo del suo carattere, era di rimanere fedeli agli aspetti più semplici della vita. Ricordava con orgoglio la sua infanzia trascorsa a governare le oche nella campagna del cremonese. Non si è mai montata la testa, nonostante la ribalta''. "Era un'étoile amata dal pubblico internazionale - prosegue - ma sempre pronta a vivere la quotidianità. Una volta, prima di un'esibizione, ero bambino, mi intimò di riporre in camerino i miei guanti che avevo distrattamente abbandonato su una cassa dietro le quinte. Me lo ripeté più volte finché non obbedii. Poco dopo la vidi entrare in scena e trasformarsi nella diva acclamata''.

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