Roma, 24 Apr 2021 - Il Consiglio dei ministri chiamato a discutere il piano di recupero (Recovery Plan) è stato convocato alle ore 10. Lo rende noto la presidenza del Consiglio.
Il piano nazionale di ripresa da 221 miliardi arriva in consiglio dei ministri per un primo esame, poi il passaggio in Parlamento la settimana prossima prima dell'approvazione definitiva.
Mario Draghi porta in Consiglio dei ministri un Piano nazionale di ripresa e resilienza da 221,5 miliardi totali, di cui 191,5 riferibili al fondo di recupero e 30 miliardi per finanziare le opere "extra piano". La spinta stimata alla crescita è di 3 punti di Pil nel 2026.
L'obiettivo è non solo "riparare i danni della pandemia" ma affrontare anche "debolezze strutturali" dell'economia italiana. Il grosso del piano è definito, con 135 linee di investimento. E l'impianto "non cambierà", sottolineano dal governo, di fronte alla mole di richieste che emerge in queste ore dai partiti.
Un piano in 318 pagine con l'indicazione di obiettivi, missioni, priorità trasversali e riforme che lo accompagneranno: è la bozza del piano di recupero taliano che dovrebbe arrivare oggi per un primo esame sul tavolo del Cdm.
Il Piano "comprende un ambizioso progetto di riforme" con "quattro importanti riforme di contesto – Pubblica Amministrazione, giustizia, semplificazione della legislazione e promozione della concorrenza". Ci sono poi la "modernizzazione del mercato del lavoro; il rafforzamento della concorrenza nel mercato dei prodotti e dei servizi" e la riforma del fisco, anche in chiave ambientale.
"Il Pnrr è parte di una più ampia e ambiziosa strategia per l'ammodernamento del Paese. Il governo intende aggiornare e perfezionare le strategie nazionali in tema di sviluppo e mobilità sostenibile; ambiente e clima; idrogeno; automotive; filiera della salute. L'Italia deve combinare immaginazione e creatività a capacità progettuale e concretezza. Il governo vuole vincere questa sfida e consegnare alle prossime generazioni un Paese più moderno, all'interno di un'Europa più forte e solidale". Lo scrive Mario Draghi nell'introduzione alPnrr, nella bozza in ingresso in Cdm su cui Il Foglio ha fatto oggi un ampio servizio.
L'impatto sul Pil del Piano nazionale di ripresa e resilienza legato al piano sarà nel 2026 "di almeno 3,6 per cento più alto rispetto all'andamento tendenziale". Lo si legge nella premessa a firma di Mario Draghi alla bozza del Pnrr, in cui si specifica che l'effetto sull'occupazione sarà di quasi 3 punti percentuali.
"La supervisione politica del piano è affidata a un comitato istituito presso la Presidenza del Consiglio a cui partecipano i ministri competenti". Lo scrive Mario Draghi nella premessa del bozza del Pnrr, illustrando la governance. C'è "una struttura di coordinamento centrale presso il ministero dell'Economia" che "supervisiona l'attuazione del piano ed è responsabile dell'invio delle richieste di pagamento alla Commissione Ue". La affiancano una struttura di valutazione e una di controllo. Le amministrazioni sono responsabili di singoli investimenti e riforme. Il governo costituirà task force locali per aiutare le amministrazioni.
Il nuovo Recovery Plan vede confermata la struttura in sei missioni e 16 componenti. Per Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura sono previsti 42,55 miliardi (38,25 per nuovi progetti), per Rivoluzione verde e transizione ecologica 57 (34,6), per Infrastrutture per mobilità sostenibile 25,33 (14,13), per Istruzione e ricerca 31,88 (24,1), per Inclusione e coesione 19,12, per Salute 15,63 (12,65). Cifre che portano al totale di 191,5 miliardi.
Tra i fondi finanziati con le risorse Ue, salta l'intervento da circa 5 miliardi a sostegno dell'operazione cashback per favorire i pagamenti digitali. Trovano invece conferme le principali linee di intervento rispetto al vecchio piano. Come gli incentivi fiscali del piano Transizione 4.0 con 18,5 miliardi e la banda ultra larga che viene ulteriormente ampliata e portata a 5,3 miliardi di cui 4 per progetti nuovi.
Nessun obbligo di rendiconto alla Commissione europea e scadenze più lunghe, rispetto al 2026 dell'orizzonte temporale del piano di recupero. È questa una delle differenze tra il piano di investimenti del governo attraverso il fondo complementare al Pnrr e il Piano nazionale di ripresa e resilienza, indicata in una sintesi sulla bozza del piano di recupero.
Due riforme strutturali - giustizia e Pubblica amministrazione - per realizzare le sei missioni in cui si articola il piano di recupero messo a punto dal governo italiano. Sul fronte della giustizia, in particolare, si mira a intervenire sulla "bassa efficienza" che passa dall'eccessiva durata dei processi e dal "forte peso degli arretrati giudiziari". Tra le "riforme abilitanti" da realizzare, "le semplificazioni per la concessione di permessi e autorizzazioni" nonché "interventi sul codice degli appalti". Tra le riforme "settoriali specifiche" vengono poi indicate "nuove regole per la produzione di rinnovabili" e "interventi sul contratto di programma per le Ferrovie".
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