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Governo, crisi al buio. Il premier Conte non esclude la conta in Aula.

Roma, 14 Gen 2021 - Non sono bastate le trattative di una giornata convulsa e tesa, come quella di ieri, né il lavoro dei pontieri. E non è bastato il tentativo di ricucire lo strappo, cestinando la velina uscita da Palazzo Chigi che negava ogni possibilità a un nuovo governo con Matteo Renzi, e rilanciando invece "un patto di legislatura". Il governo Conte bis arriva al capolinea. Renzi annuncia le dimissioni delle ministre di Italia viva, Bellanova e Bonetti, e del sottosegretario Scalfarotto. La crisi deve essere ancora ufficialmente formalizzata, ma gli sbocchi ignoti che può avere preoccupano il Paese e in primis il presidente della Repubblica, che ha chiesto al premier, e alla maggioranza di governo, "una soluzione rapida".

A sera, aprendo il Consiglio dei ministri, il premier annuncia di aver informato il Quirinale e accettato il passo indietro di Teresa Bellanova ed Elena Bonetti. Teso, parla di "grave responsabilità" e "notevole danno al Paese" prodotto da un gesto che non può essere sminuito. Afferma di aver cercato "fino all'ultimo utile" il dialogo ma il terreno è stato "disseminato di mine". Non nasconde l'irritazione, né la volontà di andare fino in fondo, con la conta in Aula. Così nel primo Consiglio dei ministri senza Iv, non fornisce alcun cenno di dietrofront, trattando ormai Renzi da avversario. La strategia sarebbe quella di temporeggiare, non dimettersi oggi stesso, ma assumere su di sé l’interim dei ministeri vacanti, Agricoltura e Famiglia, per il tempo necessario ad approvare "provvedimenti fondamentali". Solo in un secondo momento, quando avrà la certezza dei numeri, andrà alla resa dei conti pubblica.

Nel frattempo, Conte chiama la sua squadra a testimone e arrivano i tweet all'unisono dei ministri M5s, Pd e Leu. "#AvanticonConte", è l'hashtag. Lo twitta dal Pd anche Nicola Zingaretti: "Ora è a rischio tutto, è una scelta incomprensibile", è il suo attacco a Renzi. Ventiquattro ore per far decantare lo schiaffo subito, e per permettere ai partiti di maggioranza di ragionare sul da farsi. E poi eventualmente presentarsi alle Camere con un discorso che faccia un appello largo alla responsabilità. Oggi Pd e M5s riuniranno i loro vertici per valutare la crisi, consapevoli che in maggioranza c'è chi, come una parte dei Dem, ha ancora dubbi sull'ipotesi di sostituire Iv con un gruppo di "responsabili". Il Movimento sembra più compatto che mai sull' "avvocato del popolo". E anche chi, in teoria, avrebbe aperto ad una soluzione con un premier Dem (è circolato il nome di Dario Franceschini) pare esser tornato sui suoi passi. A dire il vero l'ipotesi di un governo con la stessa maggioranza e un premier diverso non è ancora del tutto tramontata - con Iv in attesa - ma, ad ora, pare davvero lontana.

Intanto Iv vive le ore del post-strappo con prudenza. Nessuna rivolta interna viene registrata nella riunione serale dei parlamentari con Renzi. Si attende la mossa del premier, ma si discute dello scenario di una soluzione rapida della crisi in maggioranza come se il Conte ter non fosse ancora un'opzione archiviata: sedersi a un tavolo sarebbe possibile. Ma la convinzione di più d'uno è che si vada verso la conta in Aula. E, se mai arriverà quel giorno, qualche addio tra i renziani non si può escludere. Una decisione su come affrontare la crisi aperta da Iv Conte - se dimettersi per aprire il tentativo di un nuovo governo o andare in Parlamento a verificare la sua maggioranza - la deve mettere sul tavolo già nelle prossime ore, anche perché lo stesso presidente Mattarella lo ha invitato ad una soluzione della crisi in tempi brevi. Se sceglierà davvero lo showdown in Parlamento l'obiettivo potrebbe essere ottenere il sì da una maggioranza larga e solida, con un appello ampio a sostenere il lavoro del governo.

L'unica alternativa alla carta responsabili potrebbe essere un'apertura improvvisa di Renzi al dialogo, con Conte premier come punto fermo. Possibilità remota ma non ancora impossibile. Poi si aprono altri scenari: da quello del governo di unità nazionale, guidato da una figura di alto profilo (e in tal caso risuonano i nomi di Draghi e Cartabia) o l'impossibilità di trovare alcuna maggioranza a sostegno anche di un governo del genere e la strada, a quel punto inevitabile, del voto anticipato.

"Le mie dimissioni sono lo spazio perché questo tavolo per riprogettare il Paese, sempre rimandato, finalmente si apra. Non si può più rimandare, proprio perché siamo in crisi bisogna agire, il tema non è Conte ma la risposta politica". Lo ha detto la ministra dimissionaria per le Pari opportunità e la Famiglia Elena Bonetti a Radio 24. "La maggioranza c'è quando sostiene un progetto di governo. Abbiamo ritenuto di uscire e di dare le dimissioni in modo inedito, perché pochi lasciano le poltrone, per ricostruire un progetto di governo per il Paese che sia utile e realizzabile".
"Quest'aula non è e non può essere indifferente a quanto sta succedendo". Lo dice il presidente della Camera Roberto Fico che, accogliendo la richiesta unanime di maggioranza ed opposizione, sospende i lavori dell'aula di Montecitorio ed annuncia a breve la convocazione della conferenza dei capigruppo "per un percorso ordinato è responsabile". L'Assemblea era chiamata oggi ad approvare in prima lettura il cosiddetto Dl Natale.

Intanto Fico ha ufficializzato la notizia, trapelata ieri, del passaggio di cinque deputati ex M5S alla componente di Centro Democratico- Italiani in Europa guidata da Bruno Tabacci. Si tratta di Marco Rizzone, Fabio Berardini, Mara Lapia, Carlo De Girolamo.

Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, deve riferire in Parlamento sugli sviluppi della crisi. Lo chiedono le forze di maggioranza alla Camera, aderendo alla richiesta dell'opposizione. "Si convochi una conferenza dei capigruppo, siamo sicuri che Conte espleterà tutti i passaggi necessari, compreso che venga in aula. Aderiamo alla richiesta che responsabilmente i colleghi dell'opposizione hanno avanzato di convocare una conferenza dei capigruppo", ha detto il presidente dei deputati del Pd, Graziano Delrio. La richiesta è stata condivisa dai capigruppo di LeU, Federico Fornaro, e del M5s, Davide Crippa.

"Conte riferisca al Parlamento oggi stesso su quello che succede nella maggioranza". Lo ha chiesto nell'Aula della Camera il capogruppo Fdi Francesco Lollobrigida. "Non abbiamo ancora capito perché non si sia ancora dimesso. Fico convochi immediatamente la conferenza dei capigruppo perché i lavori di questa aula non possono proseguire in questa condizione", ha concluso. Amendola: "Crisi al buio, scenari incerti.

"Una crisi al buio, con scenari ed esiti incerti". Per questo "niente è da escludere", comprese le elezioni. Lo dice il ministro per le Politiche europee, Enzo Amendola, ai microfoni di Radio 24 Il Sole 24 ore. "Gli esiti sono incerti - ha proseguito - perché è ovvio che un governo deve avere una maggioranza solida in Parlamento, che le forze politiche che esprimono un presidente del Consiglio devono lavorare a testa bassa per parte di quelle che sono le emergenze che vive il Paese". Poi ha aggiunto: "L'unica realtà adesso è che c'è un'unità intorno al presidente Giuseppe Conte e su questo noi intendiamo andare avanti" ha detto rispondendo alla domanda su un eventuale sostegno da parte del Pd a un governo con un presidente del consiglio diverso da Conte nel caso l'esito della crisi arrivasse a questo. "L'ha detto il segretario del Partito, lo hanno detto tutti gli autorevoli esponenti, ne discuteremo anche questa mattina -ha proseguito il ministro -. Quello che noi vogliamo fare è dare sicurezza al Paese in una fase che è abbastanza critica per gli effetti ancora del Covid".

Beppe Grillo ribadisce nel modo più chiaro il suo sostegno al premier Giuseppe Conte, e lo fa su Facebook, postando una foto che lo ritrae insieme al presidente del Consiglio.  Giocando sul cognome, che si presta ad un attestato di solidarietà, Grillo usa l'hashtag e scrive "#ConTe".

Ora che la crisi di governo è aperta, Carlo Bonomi, presidente di Confindustria in un'intervista a Corriere della Sera, suggerisce alla politica di uscire dalla gabbia dei personalismi, "è la vera emergenza", bisogna "guardare in faccia la realtà". Nel governo "abbiamo buoni rapporti con singoli ministri" ma "questo è stato un governo molto chiuso su se stesso - spiega - non ci ha mai dato risposte: zero sul piano Italia 2030 che portammo agli Stati generali, zero sul piano 2030-2050 che abbiamo presentato all'assemblea generale". Ora "mi auguro che ci sia un governo disponibile ad ascoltare chi ha dimostrato capacità di far crescere il Paese".  Sul Recovery Plan gli industriali sono molto critici: "Si è arrivati ad approvarlo senza dibattito né confronto. Non ci hanno mai interpellati". Quanto alla sostanza, "non ci ho trovato una visione. Non c'è il senso di quale Paese vogliamo costruire". Nella gestione della pandemia "è comprensibile che all'inizio il sistema sia stato preso di sorpresa, ma negli otto mesi successivi ci sono stati molti errori di gestione e di attuazione - sottolinea -. La struttura della sanità ha mostrato molte deficienze, dunque il Mes è da prendere".

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