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Coronavirus a Natale, ipotesi riaperture: possibile un nuovo Dpcm nei primi giorni del mese prossimo.

Roma, 20 Nov 2020 – Forse per le feste di Natale in Italia, si potrebbe riaprire qualche esercizio commerciale. Ma tutto è legato all’andamento della diffusione dei contagi che in questo periodo pare non accennano a diminuire e i decessi aumento ancor più del marzo scorso. Infatti il Governo presidente da Giuseppe Conte, avanza delle ipotesi del nuovo Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri in vista del Natale, con nuove regole e restrizioni per evitare una terza ondata e non rovinare le feste agli italiani.

Il presidente Conte all’Assemblea dell’Anci ha dichiarato che il Natale 2020 dovrà essere "più sobrio, senza veglioni, baci e abbracci" ma in merito alle restrizioni non ha escluso che ci possano essere differenziazioni a livello provinciale mentre non è favorevole alla riduzione dei parametri da 21 a 5: “Io non sono un esperto o uno scienziato, però dire 5 e 3 è un dibattito scientifico e non politico, dobbiamo anche fidarci degli esperti. Il dibattito è aperto, abbiamo concordato che è bene che il professor Brusaferro ed esperti spieghino bene i parametri ai presidenti delle regioni".

Nuove regole, dunque, potrebbero entrare in vigore il 4 dicembre, dopo la scadenza del Dpcm dello scorso 6 novembre. Oltre alla possibilità di differenziazioni a livello provinciale, si prospettano nuovi criteri per le aperture dei negozi, al fine di consentire lo shopping durante le settimane prima del Natale. Una delle ipotesi è quella di tenere aperto fino alla sera tardi per evitare assembramenti diurni, con ingressi contingentati. E si comincia a discutere anche della possibile riapertura dei ristoranti. Anche se dal governo anticipano che verranno mantenuti limiti e restrizioni per evitare una terza ondata da gennaio.

Il Ministro della Salute, Roberto Speranza, ha firmato un'ordinanza, in vigore da oggi, con cui si rinnovano le misure relative alle Regioni Calabria, Lombardia, Piemonte, Puglia, Sicilia, Valle d'Aosta. La nuova ordinanza è valida fino al 3 dicembre 2020, ferma restando la possibilità di nuova classificazione prevista dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 3 novembre 2020.

Al momento la situazione non è delle migliori su tutto il territorio, ci confrontiamo costantemente in Conferenza Stato-Regioni; c'è un nuovo atteggiamento verso le Regioni da parte del governo, si lavora con maggiore sinergia". Lo ha detto Antonino Spirlì, presidente facente funzione della Regione Calabria a Rainews24.

Un Natale di responsabilità, senza commettere gli stessi errori fatti nel corso dell'estate. Questa la raccomandazione per la lotta al coronavirus del segretario del Pd Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio, oggi ospite di 'Start' su SkyTg24."Il tema non sono le regole ma il virus. Non dobbiamo fare gli errori di questa estate, dove sono state dette troppe stupidaggini. Se vogliamo bene a noi stessi e ai nostri cari è evidente che dovremo passare un Natale dove la responsabilità rimanga molto alta, dovremo stare attenti. Errare è umano, perseverare è diabolico", ha spiegato Zingaretti.

Aprire a Natale "può provocare una situazione di rebound", ovvero di rimbalzo dei contagi. "Laddove si devono conciliare le istanze dell'economia e della sanità, va fatto nel modo più oculato possibile e con il massimo delle protezioni, ma un potenziale rischio esiste, inutile nasconderci". Lo ha detto Roberto Cauda ordinario di Malattie infettive all'Università Cattolica del Sacro Cuore, durante la trasmissione Agorà, su Rai 3, in merito al rischio di trovarsi in una nuova ondata pandemica qualora si decida di riaprire a ridosso del Natale per aiutare i consumi.

Rispetto ai numeri dell'epidemia di ieri, spiega Cauda, che dirige il Dipartimento malattie infettive del Policlinico Gemelli "da alcuni giorni a questa parte - ha aggiunto - vediamo segni ancora timidi di un rallentamento. Siamo in una sorta di plateau che oscilla tra 14 e 17% di positivi al tampone" ma "non vorrei ci fosse troppo ottimismo", perché "gli indici di occupazione delle terapie intensive sono ancora intorno al 43% a livello nazionale, ben oltre la soglia del 30% e un posto letto su due in reparto è occupato da malati Covid".

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