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Coronavirus, nuovo Dpcm in arrivo: chiusure mirate dei territori.

Roma – Nuove chiusure totali in alcune regioni, come la Lombardia, il Veneto, Campania, Liguria e altre zone italiane. Infatti il Governo sta lavorando a nuove misure e a un nuovo Decreto del presidente del Consiglio dei Ministri (Dpcm), previsto per domani, per cercare di fermare questa nuova e acuta fase del Coronavirus.

In mattinata l'incontro in collegamento con il ministro della Salute Roberto Speranza, il ministro per gli affari regionali Francesco Boccia e i presidente di Regione, Anci e Province. Mentre nel pomeriggio Conte incontrerà di nuovo i capidelegazione e i capigruppo di maggioranza. Il premier, a quanto si apprende da fonti della maggioranza, domani sarà alle 12 alla Camera e alle 17 al Senato per riferire sui prossimi provvedimenti per la gestione dell'emergenza.

Tra le misure in discussione non ci sarebbe quella di una chiusura totale, come quello vissuto a marzo, ma chiusure locali e mirate per due o tre settimane per intervenire sulle situazioni più critiche nei vari territori. Nel mirino ci sarebbero grandi città come Napoli, Torino e Milano, ma anche Roma è nella lista degli 'osservati speciali'. Si ipotizzano nuove limitazioni ai negozi, un freno agli spostamenti fra le regioni, fatti salvi motivi di lavoro, salute e urgenza e un intervento sulla scuola. L'esecutivo starebbe valutando anche di predisporre degli "hotel Covid", dove ospitare i positivi che, altrimenti, rischiano di contagiare i familiari. Scuola: Dad per medie e superiori Per la scuola si ipotizza la presenza fino alla seconda media. Il resto in Dad. Questa la proposta che sarebbe stata avanzata dal premier.

Con una lettera ai presidenti di Camera e Senato, Conte è tornato a chiedere anche un tavolo con le opposizioni. E ha invitato le forze del centrodestra ad aprire già domani un tavolo di confronto permanente. Ma la risposta è stata: "Troppo tardi". Il passaggio di lunedì in Parlamento, prima del dpcm, apre comunque una fase diversa nella "gestazione" dei provvedimenti, con il coinvolgimento del Parlamento, e quindi anche del centrodestra, prima del varo.

“È chiaro che se la situazione sanitaria dovesse peggiorare tutte le forze democratiche presenti in Parlamento saranno chiamate a dare il loro contributo per definire i prossimi passaggi. Nessuno si può sottrarre dalla responsabilità di decidere misure più stringenti di quelle attuali". A dirlo è Federico D'Incà, ministro dei Rapporti con il Parlamento, in un'intervista ad Avvenire in cui sottolinea che "mai come in questa fase le due Camere rivestiranno un ruolo centrale".

"Disponibilità a collaborare in Parlamento ma 'no' compatto all'apertura di un tavolo, cabina di regia o a qualsiasi altro tipo di operazioni "di palazzo". È la risposta che Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani hanno dato a Giuseppe Conte ieri pomeriggio quando il presidente del Consiglio li ha chiamati per informarli dell'iniziativa al vaglio del governo.  I tre leader del centrodestra - riferiscono fonti della coalizione - non avrebbero in alcun modo gradito di non essere stati coinvolti nella determinazione della formula di collaborazione proposta da Conte, ovvero una cabina di regia presieduta dal ministro della Salute Roberto Speranza. Nella nota congiunta poi si parla di richiesta di collaborazione "tardiva" da parte del governo. "Non tolleriamo che per tutta la fase iniziale non ci abbiano coinvolto e ora che sono in difficoltà e hanno bisogno di un aiuto ci chiedano una mano. Quindi ben venga la discussione delle proposte in Parlamento, ma le proposte del centrodestra restano quello presentate".

"Le Regioni, di qualsiasi colore politico, evitano di scagliare la prima pietra, ma sulla pandemia emotiva purtroppo non abbiamo gli anticorpi: Conte ha chiuso mezzo Paese domenica scorsa. Io mi auguro che oggi ci si confronti su analisi costi-benefici e sul metodo, prima di prendere altri provvedimenti. Ad esempio, vale di più chiudere i ristoranti o le scuole, in termini di riduzione dell'indice di contagio?". Così il governatore della Liguria Giovanni Toti, in un'intervista alla Stampa in cui assicura che Genova non chiuderà.

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