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Cdm in nottata carbonara su Autostrade decidono di non decidere e il presidente ‘tentenna’ anche questa volta spara a salve e minaccia nuovamente (come al solito e poi il nulla): “Aspi accetti condizioni governo o revoca”.

Roma, 15 Lug 2020 – Perché, anche questa volta il Consiglio dei Ministri, a notte fonda, per non essere travolti, magari da un lancio di monetine, (i sassi sarebbero troppo), quando uscivano, hanno deciso di non decidere. Perché i renziani e con loro gli ex, sono gli strenui difensori della famiglia che è corresponsabile di quasi 50 morti, rimasti sepolti dai resti del famigerato ponte di Morandi di Genova. Ed ora ci si domanda: quale motivo inconfessabile hanno questi per far sì che questa famiglia rimanga dove è adesso e cioè al vertice di Autostrade. Cosa temono questi arcigni e risoluti difensori. Cosa nascondono. Altrimenti non si capisce come si possa stare, ancora, accanto ad una società rappresentata da una famiglia che tutti sanno colpevole di pensare solo al profitto e non alla sicurezza degli automobilisti, come appunto ha dimostrato il crollo del Morandi con tutte quelle vittime innocenti, (che pare nessuno ricordi già), e quindi sarebbe opportuno stare molto lontano da questi. Ma invece no. Anche nel Consiglio dei ministri, riunito a notte fonda, chiamato ad affrontare il dossier Aspi, ci si è limitari alla lettura della nuova proposta messa a punto dall'azienda, e che avrebbe visto coinvolto - con un filo diretto nel corso dell'intera giornata - il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, ha quindi deciso un nulla di fatto. Ma i ministri prendono tempo. E che dire del primo ministro Conte: fino ad ieri sera era per la linea durissima ma poi, forse temendo che i salvatori dei Benetton lo mandassero a casa, è rimasto, l’uomo, ormai conosciuto come ‘Sor Tentenna’. Quindi, nella seduta nottambula hanno sprecato altro tempo ed alla fine hanno convenuto di agevolare l'ingresso di Cassa Depositi e Prestiti in Autostrade e l'uscita, diluita nel tempo, di Atlantia da Aspi ma non la revoca come era stato annunciato da Conte.

È questa l’ultima ipotesi di mediazione, spiegano fonti di maggioranza, alla quale il governo e la holding dei Benetton avrebbero lavorato nelle ore precedenti al Cdm. Secondo questo schema, l'uscita di Atlantia sarebbe graduale e da completare in un tot di tempo che andrebbe dai sei mesi a un anno. Tra i nodi legati allo schema di accordo, spiega una fonte di governo, ci sarebbe il range temporale dell'uscita di Atlantia.  Conte, a quanto si apprende, porta in Cdm la sua linea su Autostrade: o Aspi accetta entro stasera le condizioni che il governo le ha già sottoposto oppure ci sarà la revoca. Il premier, si apprende ancora, è determinato nel tenere questa linea. "Non si può più tergiversare", è il suo ragionamento.

È saltata la riunione tra il premier Giuseppe Conte e i capidelegazione delle forze di maggioranza che avrebbe dovuto precedere il Cdm in programma stasera. Divergenze con Italia viva sulla revoca Conte mette, dunque, sul tavolo la concreta possibilità della revoca ma il rischio della conta è dietro l'angolo. Perché il dossier Aspi riapre la falla tra Conte e Iv. "No a slogan populisti, la revoca è facile da dire, difficile da fare", sottolinea Matteo Renzi. Ma tra il capo del governo e Atlantia, la holding che gestisce l'88% delle quote di Autostrade è scontro aperto. Per la linea dura, oltre a Leu anche il Pd: "La lettera di Aspi è deludente, i rilievi del premier sono giusti", dice il segretario Dem Zingaretti che chiede un assetto societario che veda lo Stato al centro di una nuova compagine azionaria. Ieri, intanto, è arrivata la replica dei Benetton: " Abbiamo sempre rispettato le istituzioni: quando in passato è stata sollecitata ad entrare in diverse società così come oggi", questo il messaggio filtrato da ambienti vicini agli imprenditori.

“È l’unico modo per avviare la revoca” Così Giancarlo Cancelleri, viceministro alle Infrastrutture e ai Trasporti, (M5S) poco fa a Rai Radio1 all’interno di Radio anch’io rispondendo a una domanda sull’ipotesi del commissariamento. Il commissariamento, prosegue Cancelleri, "avviene attraverso la revoca di Aspi per cui non si perde neanche un posto di lavoro. La società continuerebbe a lavorare attraverso un commissario governativo. Dopodiché si mette al bando la concessione. Poi c’è il tema dei controlli di sicurezza. Noi come M5s stiamo proponendo che Anas subentri solo nella parte di controlli di sicurezza.”

Quello che è accaduto, il crollo del ponte di Genova, le vittime e le sofferenze provocate, quello che è emerso dopo la tragedia, rende comprensibile la posizione del Presidente del Consiglio. È tuttavia nostro dovere difendere le due aziende, Aspi ed Atlantia, ed i loro dipendenti, finanziatori ed azionisti. Mi auguro che si possa trovare una soluzione equa nell'interesse di tutti: cittadini, lavoratori, risparmiatori ed investitori". Lo dichiara il presidente di Edizione, Gianni Mion.

"Il contenzioso rischia di essere uno straordinario regalo ai Benetton (Sic. Questi ancora una volta getta polvere negli occhi dei familiari delle vittime). Se vincono saranno gli italiani a pagare, e non Alessandro Di Battista". Lo dice, in una intervista al Corriere della Sera, Ettore Rosato, vicepresidente della Camera e coordinatore di Italia Viva, alla vigilia del Cdm su autostrade. "Da quello che si comprende scorrendo le agenzie - premette Rosato -, domani ci sarà un'informativa del presidente Conte", "sono passati due anni e il punto mi sembra ancora un messaggio che serve per conquistare consenso, non per risolvere il problema. Non avremmo avuto tutte le strade liguri bloccate, se questi due anni non si fossero persi in cerca di like". Sull'atteggiamento di Italia Viva fa comunque sapere:

"Ribadiremo le nostre posizioni", "vale la pena imbarcarsi in un contenzioso con il rischio elevato di perdere per lo Stato? Direi di no. Vale la pena perdere credibilità con gli investitori internazionali? Direi di no. Dunque, il tema Atlantia non è i Benetton a cui noi non vogliamo fare sconti".

"È il rapporto chiave - spiega - di chi viene a investire nel nostro Paese. A maggior ragione in un momento di crisi economica come quello che stiamo vivendo. Ecco, la nostra prima preoccupazione dovrebbe essere quella di rilanciare il lavoro, non gli studi di avvocati".  A Conte, "diremo questo: siamo dichiaratamente contrari a cominciare un percorso perdente per lo Stato", ma "noi non difendiamo Autostrade".

"Rassicuro con tanta amicizia e considerazione la ministra Paola De Micheli. Le opinioni che ho espresso sulla vicenda Autostrade sono assolutamente personali. Non parlo mai a nome del Pd; che per decidere ha il suo segretario e i suoi gruppi dirigenti". Così Goffredo Bettini, dirigente Pd su Facebook. "Ribadisco che i motivi per una revoca della concessione ci sarebbero tutti. Tuttavia - aggiunge Bettini - questa decisione comporterebbe in varie direzioni conseguenze complesse da affrontare. Ecco perché mi affido alla ponderata decisione del premier Conte, che ha espresso opinioni molto simili alle mie, e dell'insieme del governo. Sono sicuro che qualsiasi approdo sarà assunto tenendo la schiena dritta, portando gli attuali gestori ben oltre al di sotto del 51% e difendendo gli interessi dei cittadini che vogliono sicurezza, efficienza e un abbassamento delle tariffe che ricadono su di loro".

"Ovunque in Europa una tragedia come questa farebbe da spartiacque. Chi sbaglia paga: è assurdo che dopo due anni Autostrade abbia ancora la concessione". Lo dice, in una intervista al Fatto quotidiano, Egle Possetti, la donna che nel crollo del ponte Morandi ha perso la sorella Claudia, il cognato Andrea e i nipoti Manuele e Camilla, e che è ora la presidente del Comitato familiari delle vittime. "La presa in giro è verso tutti gli italiani. Non sono un tecnico, ma mi pare chiaro che a far crollare il ponte non sia stato un meteorite né un fulmine. Abbiamo visto la corrosione dei reperti, l'assenza di manutenzione su altri viadotti e gallerie. Elementi sufficienti a cancellare qualsiasi rapporto di fiducia. Se lei presta la macchina a qualcuno e gliela ridanno distrutta, il giorno dopo la presta di nuovo?".

Ecco di cosa si sono dimenticati ieri durante il notturno Consiglio dei Ministri.

Sul fatto che c'è però in gioco una clausola milionaria e il rischio di un contenzioso infinito, osserva: "Sappiamo che non è semplice, il presidente Conte ce lo ha detto chiaramente lo scorso anno. Anzi, ho apprezzato la sua serietà nel non prometterci la luna. Certo, noi avremmo voluto la revoca dal giorno dopo il crollo".

"Vogliono cacciare i Benetton? Lo facciano pure. Però da domani voglio capire cosa succederà". A dirlo, in una intervista al Corriere della Sera, è Giovanni Toti, presidente della Liguria.  Alla domanda se revocare o non revocare la concessione ai Benetton, Toti risponde: "Ne sento parlare da due anni e per adesso l'unico dato è che hanno stritolato la mia Regione. A questo punto la mia domanda è una soltanto: in caso di revoca chi gestirà la mia rete autostradale? E ancora: con quali regole? Io - spiega - sono perché un governo si prenda le sue responsabilità. E dico altresì che il colpevole del Ponte Morandi debba essere punito dalla giustizia. Però - aggiunge il governatore ligure - se c'è un colpevole e si chiama Aspi (Autostrade per l'Italia), c'è un ministero che non ha fatto quello che avrebbe dovuto fare. Per farla breve: se si taglia definitivamente il rapporto con Autostrade, che cosa si farà per un ministero che non è stato in grado di controllare?", si chiede Toti.

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