Hong Kong, 2 Lug 2020 - La nuova controversa legge sulla sicurezza, voluta dalla Cina nei confronti di Hong Kong, compatta la Camera dei rappresentanti Usa. L'approvazione delle nuove "sanzioni", destinate a colpire gli interessi cinesi nell'ex colonia britannica, gravano sulle banche che fanno affari con funzionari collegati alla repressione dei dimostranti a Hong Kong. La misura dovrà passare al Senato prima di essere sottoposta alla firma del presidente Donald Trump. In sostanza, si tratta di una ulteriore stretta dopo che gli Usa hanno già cancellato lo status speciale di Hong Kong, fermando l'export per la difesa e quello di prodotti ad alta tecnologia.
"È una legge brutale, che legittima una repressione nei confronti del popolo di Hong Kong ed è intesa distruggere le libertà che erano state promesse", ha dichiarato la Speaker della Camera Nancy Pelosi. Il Regno Unito ha già espresso la sua contrarietà nei confronti dei nuovi provvedimenti: il premier Boris Johnson, che ha definito la legge sulla sicurezza una "grave violazione" della Dichiarazione congiunta sino-britannica del 1985, in base alla quale Hong Kong avrebbe dovuto godere di 50 anni di autonomia speciale, con garanzie di libertà più ampie in base all'approccio "un paese, due sistemi", ha voluto rimarcare il distacco dalla Cina promettendo facilitazioni sulla cittadinanza a 3 milioni di hongkonghesi.
Annuncio, tra l'altro, che ha scatenato la reazione di Pechino, tramite l'ambasciatore cinese a Londra: "La Cina prenderà misure adeguate" se il governo britannico procederà con il suo piano di facilitare il regime dei visti nei confronti degli abitanti di Hong Kong con lo status di 'British Overseas': il percorso che aprirebbe loro la strada per ottenere la piena cittadinanza del Regno. Tanto che il ministero degli Esteri britannico ha convocato l'ambasciatore cinese a Londra, Liu Xioaming, per manifestargli insoddisfazione.
Una rottura che trova il plauso di altri Paesi. Anche l'Australia è pronta a dare rifugio e sostegno ai residenti di Hong Kong, mentre Taiwan ha espresso tutta la propria contrarietà. Critica, sulla legge, anche la Corea del Sud. E che le nuove norme possano ostacolare l'autonomia a cui l'ex colonia avrebbe diritto lo sostiene persino l'ordine degli avvocati di Hong Kong che, in una nota, ha espresso "preoccupazione" per le nuove misure che potrebbero portare alla perdita dell'autonomia giudiziaria e delle libertà finora garantite. I timori tengono conto "sia dei contenuti della legge sia i modi della sua introduzione".
Il braccio di ferro continua. Dall'entrata in vigore della legge sulla sicurezza almeno 370 persone sono state arrestate a vario titolo. Seppur una minoranza dei fermi è riconducibile alle nuove restrizioni, i reati di secessione, sovversione, terrorismo e collusione con forze straniere sono punibili con l'ergastolo. Nonostante il divieto della polizia alle manifestazioni, ufficialmente per via del coronavirus, in migliaia sono scesi, e continuano a farlo, per le strade.