Genova, 28 Apr 2020 - Un nastro d'acciaio unisce le due parti della valle di ponente e di levante. Ci sono la bandiera di San Giorgio, la bandiera della città di Genova e il tricolore italiano sull'ultima campata che completa lo "scheletro" del nuovo viadotto: 1067 metri di acciaio composti da 19 campate poste a 40 metri di altezza, sorretti da 18 piloni. Quando, dopo 620 giorni dal tragico crollo del Morandi (43 morti, 14 agosto 2018), la parte est e quella ovest della Valpolcevera si sono di nuovo riunite, al suono della sirena del cantiere hanno risposto quelle delle navi in porto e in rada e delle aziende del territorio. Il nuovo ponte di Genova non è ancora finito ma questo è un grande passo avanti verso la fine di una vicenda terribile e straordinaria insieme.
Ci sono il presidente del Consiglio Conte, il ministro alle infrastrutture Paola De Micheli, il commissario per l'emergenza Giovanni Toti, il commissario straordinario per la ricostruzione Marco Bucci e i vertici di Fincantieri, di Salini Imprergilo e della joint venture Per Genova. Manca l'architetto Renzo Piano, in isolamento nella sua casa di Parigi, che questo ponte lo ha pensato e donato alla città.
Ufficialmente il cantiere del nuovo ponte di Genova è stato aperto, con la dichiarazione di agibilità e il via ai lavori il 22 marzo 2019. La prima campata è salita tra le pile 5 e 6 il primo ottobre 2019. Ci sono state molte difficoltà, a partire dalle allerta rosse tra ottobre e novembre, con focus proprio nella Valpolcevera: piogge torrenziali e mare grosso che hanno ritardato ma non fermato l'arrivo dell'acciaio da Castellammare di Stabia. Poi l'incendio di dicembre nel cassone della pila 13, e infine il coronavirus che ha colpito uno degli operai della ditta Fagioli finendo per metterne in quarantena circa 50. Eppure il cantiere non si è mai fermato: è andato avanti, con eccezionali misure di sicurezza, fino a oggi.
"Finalmente questo nastro d'acciaio unisce la parte di Ponente e la parte di Levante. Dedichiamo questa giornata alle 43 vittime. Ci ricorderemo di loro per sempre. Vicino alla Pila 9 ci sarà un memoriale per loro". Sono le parole del sindaco di Genova che ha aperto la cerimonia del "varo" del nuovo ponte che "non è finito", ma oggi si celebra il "ricongiungimento" delle due parti della valle, ha detto: "è un messaggio per Genova e anche per l'Italia. Questo modello con cui abbiamo lavorato, costruisce un futuro anche per l'Italia, soprattutto uscendo da un periodo come questo. Sono sicuro che riusciremo a vincere la sfida, come abbiamo vinto questa".
"Chi non si arrende di fronte alle avversità alla fine vince" ha aggiunto il governatore Giovanni Toti, sottolineando che l'immagine del ponte "è simbolo dell'Italia che non si arrende, della Liguria che non si è mai fermata nonostante tutto portando nel cuore le 43 vittime del Ponte Morandi".
"Anche se c'è stato il Covid non abbiamo smesso di continuare a lavorare a un piano per la Liguria, che è un piano per il dissesto e un piano per le infrastrutture". Ha detto Paola De Micheli. La ministra delle Infrastrutture ha parlato più in generale della volontà di "mettere in campo una serie di misure che guardino al rammendo di questo Paese che ha bisogno di curare le infrastrutture, così come al tentativo di metterne in campo di nuove con un grande piano che presenteremo e che è un pezzo importante per questa Liguria".
"L'Italia non ha abbandonato Genova", ha detto il presidente del Consiglio. "Questo è un cantiere simbolo per il Paese. È il cantiere dell'Italia che si rimbocca le maniche, che non si lascia abbattere neppure da una tragedia così dolorosa, l'Italia che mette insieme le proprie competenze, il senso del dovere e di responsabilità e che, facendo ciascuno la propria parte, porta a casa il risultato". "Questa suturazione della ferita di Genova giunge in un periodo di particolare emergenza: non avremmo mai pensato di affrontare un'emergenza del genere, sanitaria, economica, sociale. Con gli altri leader siamo tutti consapevoli che in Europa è la più grande tragedia, la più grande sfida che affrontiamo dal dopoguerra a oggi", ha detto ancora Conte.
"Le immagini delle macerie hanno fatto il giro del mondo. Adesso a fare il giro del mondo saranno queste immagini, quelle della maestria, della creatività e dell'abnegazione italiana". E ha concluso: "Oggi dalla città della Lanterna si accende una nuova luce per l'Italia".