Madrid, 15 Dic 2019 – Si è conclusa con un accordo minimo, al secondo giorno di estensione dei lavori che si sarebbero dovuti concludere venerdì, la conferenza Onu sul clima di Madrid, la Cop25. I circa 200 Paesi firmatari dell'accordo di Parigi non sono riusciti a evitare il fallimento del summit: dopo due settimane di difficili negoziati e due ulteriori notti di trattative intense, nella sessione conclusiva hanno segnalato il "bisogno urgente" di agire contro il riscaldamento climatico, ma senza arrivare a un accordo su alcuni punti essenziali per rispondere all'emergenza climatica e agli appelli pressanti dei militanti ecologisti.
A pesare, in particolare, il mancato accordo sulle regole dei mercati internazionali di carbonio, ultimo dossier del manuale d'uso dell'accordo di Parigi del 2015.
Neanche il prolungamento del negoziato ha risolto il nodo dell'articolo 6 dell'accordo di Parigi sui mercati della CO2. Il vertice si è chiusi con una dichiarazione al ribasso e un appello generico ai Paesi a fare "sforzi più ambiziosi".
I delegati e si sono dati appuntamento a partire dal prossimo giugno per continuare a lavorare e per poter approvare un buon sistema per il mercato delle emissioni nel prossimo appuntamento, che si terrà a fine anno a Glasgow, in Scozia.
Quella che è stata raggiunta è un'intesa di compromesso: c'è l'accordo sul fatto che quanto al taglio delle emissioni sarà necessario mettere sul tavolo nuove promesse, più ambiziose, entro la conferenza del prossimo anno a Glasgow (per questo hanno spinto l'Ue e i piccoli Stati insulari, con l'opposizione di Usa, Brasile, India e Cina); ma non si è trovato l'accordo sul mercato di carbonio e lo si è rinviato alla prossima riunione a Glasgow.
"Sembra che la Cop25 stia per cadere a pezzi. La scienza è chiara ma la scienza è ignorata", aveva twittato nella notte Greta Thunberg, l'attivista svedese contro il cambiamento climatico, avvertendo del rischio fallimento. "Qualsiasi cosa succeda, non abbandoneremo. Siamo solo all'inizio", aveva aggiunto la giovane.