Londra, 13 Dic 2019 – L’onda lunga del partito di Boris Johnson è statao implacabile: i Tory, aggiudicandosi la maggioranza assoluta con oltre 360 seggi (secondo le ultime proiezioni), hanno riportato una vittoria schiacciante e regalato al premier conservatore "un mandato forte per andare fino in fondo con la Brexit". I labour hanno subito una sconfitta umiliante che ha costretto il leader, Jeremy Corbyn, ad annunciare che "alle prossime elezioni non sarà a guida del Partito". Festeggia il Partito nazionale scozzese (Nsp), guidato dalla premier Nicola Sturgeon, che punta a 55 seggi, e già rivendica un secondo referendum per l'indipendenza. I LibDem vanno peggio del previsto (le proiezioni li danno a 13 seggi al massimo) e la loro leader a Westminster, Jo Swinson, non viene rieletta. Così com'è stato bocciato anche il leader dei Dup, gli unionisti nordirlandesi, nel collegio di Belfast. Sono due delle vittime eccellenti di una notte che ha ridisegnato la mappa politica della Gran Bretagna e ha aperto le porte ai conservatori nelle roccaforti laburiste.
"Pare sia una grande vittoria per Boris", ha twittato il capo della Casa Bianca, Donald Trump, da sempre grande sostenitore dell'ex sindaco di Londra. E lo è.
A poche ore di distanza da un primo tweet sulle elezioni nel Regno Unito Trump ha scritto: "Adesso Gran Bretagna e Usa sono libere di mettere a punto un grande nuovo accordo commerciale dopo la Brexit. Questo accordo ha il potenziale per essere il più redditizio di qualsiasi accordo mai siglato con l'Ue".
"Sembra che ai tories sia stato assegnato un nuovo mandato elettorale molto forte per portare a termine la Brexit e unire questo Paese e portarlo avanti", ha dichiarato BoJo celebrando anche la sua vittoria al collegio di Uxbridge-South Ruislip appena riconquistato.
Al partito si fanno avanti le prime ipotesi per l'approvazione dell'accordo Brexit raggiunto da Johnson con Bruxelles: alla Camera dei Comuni il voto potrebbe essere calendarizzato già prima di Natale.
È il miglior risultato dai tempi della Thatcher e rende ancora più amara la debacle del Partito di Corbyn che si ferma, nelle migliori delle proiezioni, a 199 seggi, il peggior dato dal 1935. La resa dei conti è già in corso. "E' colpa di un solo uomo, della sua campagna, del suo manifesto, della sua leadership", twitta Siobhan McDonagh, una candidata laburista. E l'ex ministro dell'Interno laburista, Alan Johnson, deputato uscente, rincara: "Non ho mai immaginato che potessimo scendere sotto i 200 seggi. Questo è Corbyn".
E pensare che sono passati solo due anni da quando Jeremy Corbyn veniva festeggiato come una rockstar. Certo hanno pesato molto le accuse di antisemitismo rivolte al suo partito, e certamente anche le critiche reiterate - che il premier Boris Johnson non ha mai mancato di rinfacciargli - di non esser mai stato sufficientemente netto proprio sulla madre di tutte le battaglie, in Gran Bretagna, ossia la Brexit.
È sempre più ampia la maggioranza con cui i Tory hanno vinto le elezioni legislative britanniche. Dei 450 seggi assegnati su 650, i conservatori se ne sono aggiudicati 236 (+32). I laburisti ne hanno ottenuti 155, 44 in meno rispetto alla composizione attuale della Camera dei Comuni. Il Partito nazionale scozzese è a 36 seggi, 12 in piu'. I LibDem sono fermi a 7. Intanto vola la sterlina rispetto a euro e dollaro.
"Grazie a tutti nel nostro grande paese, a chi ha votato, a chi è stato volontario, a chi si è candidato. Viviamo nella più grande democrazia del mondo". Lo ha twittato Boris Johnson subito dopo la diffusione degli exit poll che segnalano per i conservatori la conquista della maggioranza assoluta alla Camera dei Comuni.
Se dovesse essere confermato "è un risultato estremamente deludente per il partito e per tutto il movimento". È la prima reazione dei laburisti agli exit poll per bocca del Cancelliere dello Scacchiere ombra, John McDonnell. Alla Bbc ammette che "è arrivato come uno shock: sapevamo che sarebbe stato difficile perché la Brexit ha dominato", ha aggiunto. La Bbc nota che si tratta del peggiore risultato per il partito dal 1935 e il politologo Michael Thrasher afferma che Jeremy Corbyn sarà ricordato tra "i peggiori leader laburisti della storia". McDonnell rinvia comunque le decisioni su eventuali dimissioni ai risultati ufficiali. Ma tra i laburisti su Twitter rimbalza l'hashtag #CorbynOut, cioè "via Corbyn".
"Gli exit poll indicano una buona nottata per l'Snp ma sono solo previsioni e ci sono molti margini, quindi attendiamo e vediamo. Ciò che emerge è che il Paese è triste". È quanto ha twittato la premier scozzese, Nicola Sturgeon, leader del Partito nazionale della Scozia. E Angus Robertson, l'ex capogruppo del Snp, ha dichiarato alla Bbc che se dovessero essere confermati i 55 seggi al suo partito, "le richieste scozzesi non si potranno negare". Un'allusione alla richiesta di un secondo referendum sull'indipendenza della Scozia.
I sondaggi tuttavia avevano segnalato negli ultimi giorni una frenata dei Tories e un recupero dei laburisti di Corbyn, evocando lo spettro dell'"Hung Parliament", il "Parlamento appeso" in cui manca una maggioranza certa per governare. Spettro che sembra definitivamente allontanato dal voto.
La leader dei liberaldemocratici, Jo Swinson, secondo gli exit poll avrebbe perso il suo seggio di East Dunbartonshire, vinto dal Partito nazionale della Scozia. Un duro colpo per la deputata che era stata eletta a capo del partito solo tre mesi fa.
Nigel Farage, icona della Brexit, non ottiene seggi ma si consola perché, dice, con la vittoria di Johnson finalmente Londra uscirà dall'Unione europea. Il suo Brexit Party, secondo gli exit poll, non elegge nemmeno un deputato a Westminster: nei collegi in cui il candidato conservatore rischiava di non essere eletto, il partito di Farage aveva deciso di non correre. "Abbiamo aiutato moltissimo Boris Johnson", dice il leader.
"Good Luck", buona fortuna. È il messaggio che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte invia al prossimo primo ministro inglese. Il premier risponde così a chi lo interpella a margine del Consiglio europeo a Bruxelles.