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Arcelor Mittal, oggi in tribunale per chiedere il recesso

Taranto, 12 Nov 2019 - Le condizioni giuridiche del recesso del contratto di affitto dell'ex Ilva, preliminare alla vendita, non ci sono e quindi Arcelor Mittal deve andare avanti. Secondo quanto sostenuto dai commissari lo 'scudo penale' non è una condizione che consente il recesso del contratto da parte di Arcelor Mittal. Altro punto contestato nel ricorso dei commissari riguarda Afo2, l'altoforno che, al contrario di quanto sostiene la multinazionale nel suo atto di recesso, non è spento. Questo il cuore del ricorso con urgenza e cautelare, ex articolo 700, che verrà presentato nei prossimi giorni in Tribunale a Milano dai legali dei commissari straordinari.

Oggi ArcelorMittal chiederà Tribunale a Milano di recedere dal contratto di affitto dell'ex Ilva e che è già stato notificato ai commissari straordinari martedì scorso alle 4 di mattina.

Tutti i costi di un risanamento industriale addossati allo Stato "una pericolosa illusione". Così il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, risponde sull'ipotesi di 'nazionalizzazione' dell'ex Ilva. Un intervento della Cdp "non va escluso dalla cassetta degli strumenti di cui disponiamo" mentre "l'idea che nelle crisi industriali ci sia una soluzione magica con lo Stato che compra è una pericolosa illusione, eviterei una discussione bianco e nero", aggiunge Gualtieri all'incontro 'Metamorfosi' di Huffpost.

L'Italia "deve rimanere un grande Paese manifatturiero" e per riuscirci "ha bisogno di un'industria di base e, quindi, anche della siderurgica" sostiene il ministro. Come governo, aggiunge, "pensiamo che avere un grande produttore moderno e ambientalmente sostenibile di acciaio a ciclo integrale sia nell'interesse strategico dell'Italia e dell'Europa" e "siamo impegnati per questo". Se da un lato Arcelor Mittal deve "rispettare gli impegni industriali e ambientali che ha preso e firmato", dall'altro lo Stato "deve essere in grado di dare tutte le necessarie garanzie giuridiche e amministrative" a "sostegno della capacità di affrontare questo momento congiunturale difficile, ma senza mettere in discussione gli obiettivi industriali".

Sulla questione dell'ex Ilva "il governo deve innanzi tutto fare una cosa: riparare all'errore gravissimo di togliere lo scudo penale". Lo sostiene la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, a margine di un evento organizzato dalla Cisl Lombardia, all'Università Cattolica.  Ma proprio su questo tema la maggioranza di governo si divide. Sono due gli emendamenti presentati da Italia Viva al decreto fiscale e che hanno come oggetto l'ex Ilva. Si tratta di due 'scudi', uno generale che vale per tutte le aziende e uno specifico per l'Ilva, che copre la società dal 3 novembre (data di decadenza del precedente scudo penale) fino alla fine del risanamento.

Alcuni esponenti del Movimento Cinque Stelle hanno annunciato l'intenzione di votare quello riferito all'ex llva. "Se l'emendamento può servire per aprire il tavolo e mantenere l'azienda operativa, io senz'altro sono del parere che si debba votarlo tutti" ha dichiarato Nunzio Angiola, deputato tarantino del M5S. "Se Mittal non ha intenzione di proseguire il confronto col governo, anche l'emendamento si rivelerebbe inutile" ha però precisato. Molti suoi colleghi non sono dello stesso avviso: per loro lo scudo non va votato, punto. "Io - replica Angiola - ritengo il contrario e farò di tutto perché non solo i colleghi ragionino sul mantenimento dello scudo ma votino a favore".

Da alcuni giorni è sospeso lo scarico sulla banchina del molo polisettoriale del porto di Taranto delle materie prime destinate allo stabilimento Arcelor Mittal. Lo si apprende da fonti sindacali. La decisione dell'azienda sarebbe legata al proposito di fermare una delle due linee di agglomerazione. Nei giorni scorsi l'Ad Lucia Morselli aveva annunciato la progressiva e ordinata fermata degli impianti in seguito alla recessione del contratto di fitto finalizzato all'acquisto dello stabilimento. Arcelor Mittal aveva iniziato a usare il molo polisettoriale dal luglio scorso, dopo il sequestro del quarto sporgente (adibito allo sbarco dei minerali) ordinato dalla Procura dopo la morte in un incidente sul lavoro del gruista Mimmo Massaro, avvenuta il 10 luglio scorso.

Manovra e decreto fiscale, col "dibattito" che ne ha accompagnato il varo, "e gli ultimi sviluppi" sull'ex Ilva "non solo non sono in grado di ricreare un clima di fiducia verso le imprese, ma anzi lo sfavoriscono con interventi estemporanei, anche sul contesto in cui operano". Così Confindustria in audizione sulla manovra. "Gli ultimi sviluppi su Ilva dimostrano l'incapacità del Paese di dare alle imprese regole certe e chiare" nonché "di valutare gli effetti di determinate decisioni sull'economia reale".

Una riunione nel pomeriggio è stata convocata presso la presidenza della Regione Puglia, a Bari, per fare il punto della situazione sull'ex Ilva.  Presenti il governatore Michele Emiliano, il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci, i rappresentanti sindacali Cgil, Cisl e Uil, Domenico De Bartolomeo per Confindustria Puglia, e una piccola rappresentanza di operai. A chiedere la convocazione della riunione sono stati i sindacati dopo l'annuncio di ArcelorMittal di lasciare il siderurgico tarantino.