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Crisi di Governo – Conte al Quirinale da Mattarella. Poi a Palazzo Chigi per vertice Pd-M5S

Roma, 31 Ago 2019 - Il presidente del Consiglio incaricato Giuseppe Conte ha avuto in mattinata un colloquio con il capo dello Stato Sergio Mattarella al Quirinale. Conte, è poi rientrato a Palazzo Chigi. Dopo la notizia dell'incontro al Colle con il capo dello Stato erano emersi in ambienti parlamentari della maggioranza timori che Conte stia anche ipotizzano la possibilità di rinunciare al mandato conferitogli dal capo dello Stato, alla luce delle difficoltà emerse nelle ultime ore.

Le delegazioni di M5S e Pd a palazzo Chigi per l'incontro con il premier incaricato Giuseppe Conte. Al vertice partecipano i capigruppo, per i dem Delrio e Marcucci, per il Movimento Cinque Stelle Patuanelli e D'Uva. L'incontro, previsto inizialmente per le 9,30 era slittato alle 12. Obiettivo del vertice: cercare di ricomporre la frattura tra M5s e Pd che mette in serio dubbio la formazione del governo.

Per il Partito democratico "un governo serio e solido deve saper dare risposte vere alle persone. Vogliamo che questo nostro lavoro sia rispettato, non accettiamo ultimatum, vogliamo un chiarimento sul programma e di questo stiamo parlando con il presidente Conte", ha detto la vice segretaria dem, Paola De Micheli, in una breve dichiarazione alla stampa a margine della riunione con gli amministratori locali e i segretari regionali in corso al Nazareno.

Di Maio ha consegna i 20 punti fondamentali per il M5S al premier incaricato, sottolineando: "O si seguono questi, oppure meglio andare a votare". E ha confermato anche la consultazione su Rousseau. Tra le priorità dei grillini non c'è la modifica dei decreti sicurezza cara ai dem, mentre la posizione di vicepremier per il capo politico è quasi ineludibile. "Basta minacce o salta tutto", ha detto Zingaretti. "Se Di Maio ha cambiato idea, lo dica chiaramente", ha twittato subito Orlando. Conte ha riferito di non aver sentito il 'discorso duro' di Di Maio, e ha chiesto a tutti una rosa di nomi per ciascun ministero. Ma i Dem avvertono: "Precondizione è un chiarimento". E Zaia incita il popolo leghista a "a fare la rivoluzione".

"Presidente Mattarella, basta, metta fine a questo vergognoso mercato delle poltrone, convochi le elezioni e restituisca la parola e la dignità agli Italiani", ha dichiarato il segretario della Lega Matteo Salvini, vicepremier e ministro degli Interni del dimissionario governo Conte.

"L'apertura di una nuova possibile fase politica e di Governo già ci ha fatto guadagnare 600 milioni di euro. In prospettiva potrebbero essere fino a 15 miliardi. Euro che tornano alle famiglie e alle imprese italiane. Ecco perché continuiamo a chiedere una stagione nuova e un governo di svolta. Per un Italia che scommette sul lavoro, l'ambiente, la scuola e la ricerca, gli investimenti pubblici e privati", scrive su Facebook il segretario del Pd Nicola Zingaretti.

"Ieri alcuni esponenti del Partito Democratico hanno parlato di 'ultimatum' del Movimento 5 Stelle. È davvero paradossale il fatto che quelli del PD considerino 'ultimatum' idee e soluzioni sacrosante per il benessere collettivo. Oltretutto nei 20 punti presentati ieri ci sono quelle riforme che il PD e i suoi derivati hanno promesso per 20 anni senza mai realizzarle preferendo cedere agli ultimatum (quelli veri) di Berlusconi", ha scritto su Facebook Alessandro Di Battista.

"Parlerò poco in questi giorni ma una cosa la voglio dire. Il PD si dovrebbe preoccupare degli 'ultimatum' che gli hanno dato ripetutamente milioni di elettori o ex-elettori. Sono loro ad avergli detto "o fate una legge sul conflitto di interessi o andate a casa". "Sono loro che hanno votato Sì al referendum sull'acqua pubblica e ancora aspettato che venga rispettato. Sono loro che oggi chiedono a gran voce la revoca delle concessioni autostradali ai Benetton. Il Movimento gli ha messo su un piatto d'argento soluzioni e proposte e loro si lamentano pure?", scrive Di Battista, osservando che "ieri Luigi ha parlato come ha il dovere di parlare il Capo politico del Movimento. Ha parlato come avrei parlato io e migliaia di attivisti. Ripeto, il Movimento ha un enorme potere contrattuale e questo rappresenta un'occasione per portare a casa risultati attesi dai cittadini italiani da 20 anni.

"Se poi- continua l'esponente pentastellato - gli esponenti del PD dovessero far saltare tutto perché non vogliono fermare inceneritori e trivellazioni, non intendono colpire i conflitti di interessi che generano accentramento di potere, non pensano di salvaguardare l'acqua pubblica o di redimersi dopo anni di regalie fatte proprio da loro ai Benetton beh, lo spiegheranno ai loro elettori e forse capiranno il significato della parola ultimatum".

“Un governo serve all'Italia, ma non a qualsiasi costo. Serve un governo solido negli obiettivi condivisi e nella qualità dei suoi componenti". Lo afferma il tesoriere del Pd Luigi Zanda che si scaglia   contro il capo politico M5s Luigi Di Maio, sottolineando che "l'ultima uscita di Di Maio rende la scalata per il nuovo esecutivo proibitiva. E si sa che, di   proibitivo in proibitivo, le cose possono diventare impossibili".  Anche perché   "l'intesa sul programma deve essere verificata ancora: è stata rallentata anche dall'iniziale richiesta di Di Maio della vicepresidenza del Consiglio e del ministero dell'Interno".   "Vogliamo ricominciare - si domanda Zanda intervistato da Repubblica- con la chiusura dei porti? Con le visite ai gilet gialli? Con la pseudo legittima difesa? Con gli insulti all'Europa e ai magistrati? Con la chiusura di Radio   radicale? I 5Stelle e il Pd sono molto diversi, direi che sono alternativi. Se oggi è diventato possibile immaginare un governo insieme, è solo perché bisogna difendere l'Italia dall'attacco alla democrazia parlamentare tentato da Salvini e poi perché la nostra condizione economica e sociale è così grave da rendere molto pericoloso rimanere senza governo. Ma fare un governo con i   5Stelle è una impresa difficile e rischiosa. "Di Maio - rincara senza mezzi termini Zanda- accusa gli altri di volere le poltrone, ma il poltronista casomai è lui”.

"Non pretendo uno sprint, ma un'accelerazione gioverebbe. Alle possibilità di risolvere la crisi e soprattutto alla dignità della politica. Aspettando Rousseau", scrive su twitter il presidente del Pd Paolo Gentiloni.

"Le frasi attribuite a Roberto Fico dal quotidiano la Repubblica sono destituite di ogni fondamento in quanto mai pronunciate dal presidente della Camera. Allo stesso modo il presidente Fico ieri non ha sentito il presidente incaricato Conte ne' ha bloccato alcun comunicato". Lo precisa il portavoce del presidente della Camera dei deputati.

Sulla crisi interviene anche l'ex segretario della Lega, Roberto Maroni, in un'intervista rilasciata al quotidiano La Stampa. "Salvini non ne aveva sbagliata una. Aprendo la crisi ha fatto una mossa che reputava giusta, certo un po' azzardata visto che non decide lui se sciogliere le Camere. Ma evidentemente aveva avuto garanzie, voci dicono che avesse sentito Zingaretti e forse anche Renzi e volessero andare al voto: il suo errore è stato fidarsi".

Secondo Maroni la crisi andava gestita in maniera diversa. "Avrei scelto un'altra strada. Dopo le Europee - spiega l'ex leader - e il voto sulla Tav avrei chiesto un Conte bis con la stessa maggioranza ma con la Lega alle Infrastrutture, e magari anche al ministero dell'Economia, nominando Tria commissario Ue". Sull'ipotesi di un governo Pd-Cinquestelle, Maroni sottolinea che, se dovesse nascere, "sarebbe un governo nato casualmente, non per un progetto politico condiviso ma solo per evitare le elezioni, e quindi con una debolezza intrinseca. Paradossalmente - prosegue - rischierebbe di durare tutta la legislatura per evitare di consegnare l'Italia al nemico Salvini".  Cronaca di un venerdì di passione Ieri la crisi ha vissuto ore altalenanti, con momenti in cui la rottura e le urne sono sembrate vicinissime. "Abbiamo presentato alcuni punti al presidente Conte che riteniamo imprescindibili. Se verranno accolti bene, altrimenti meglio andare al voto e, aggiungo, anche presto". Il capo politico di M5s Luigi Di Maio parla al termine della consultazione col premier incaricato Giuseppe Conte a Montecitorio. Alza la posta nella trattativa per la formazione di un governo giallorosso, consegnando a Conte un programma che raddoppia, da 10 a 20, i punti "imprescindibili" per il raggiungimento di un accordo di governo. Venti paletti piantati sul tavolo aperto con Zingaretti.

Così, quando tutto lasciava pensare a una conclusione in discesa delle trattative per il Conte-bis, le parole di Di Maio, che chiudono le consultazioni di Conte, riportano tutto nell'incertezza.

Orfini reagisce subito: "Incomprensibile la conferenza stampa di Luigi Di Maio. Ha cambiato idea? Lo dica con chiarezza", twitta il vicesegretario Pd. "Parlare di ambiente e chiedere un governo pro impresa significa aver cambiato idea? Chiedere di abbassare le tasse significa cambiare idea? Ribadiamo: contano le soluzioni, non le poltrone" è la replica 5S. A Orfini fa eco poi Graziano Delrio: "I democratici sono impegnati a sostenere lealmente lo sforzo del presidente Conte. Questo sforzo da solo ha già fatto recuperare fiducia nell'Italia. Gli ultimatum di Di Maio al presidente incaricato sono davvero inaccettabili". E reagiscono subito anche le borse: Piazza Affari gira in rosso e lo spread sale.

Tutte le dichiarazioni del capo politico 5S sono improntate a una certa rigidità, almeno nei toni, anche nelle parti non incompatibili con le richieste della controparte Dem. A partire dal dl Sicurezza, per il quale il Pd ha richiesto sostanziali modifiche che vadano nella direzione indicata nei rilievi del Capo dello Stato: "Riteniamo che non abbia alcun senso parlare di modifiche ai decreti sicurezza - dice Di Maio - vanno tenute in considerazioni le osservazioni del capo dello Stato, ma senza modificare la ratio di quei provvedimenti. Ho detto - aggiunge - che non rinneghiamo questi 14 mesi di governo".  Orfini torna così a reclamare con forza l'abrogazione totale dei provvedimenti, in luogo di semplici modifiche.

Prima di Di Maio, a incontrare Conte è stata la delegazione del Pd, guidata dal segretario Nicola Zingaretti, che ha incentrato le proprie dichiarazioni sui capisaldi programmatici del prossimo esecutivo. Zingaretti ha ribadito la necessità del "taglio delle tasse sui salari medio bassi come elemento di giustizia" e per il rilancio dei consumi" e del lavoro "con un vero e proprio piano di investimenti pubblici e incentivi per investimenti privati, le infrastrutture green e per industria 4.0", oltre che a una "rivoluzione del concetto di diritto allo studio, con la gratuità dall'asilo all'università per i redditi medio-bassi".

A giornata quasi finita, la chiosa dei Cinquestelle: "I gruppi parlamentari del Movimento- si legge sul Blog delle Stelle- hanno un ruolo importante e stanno lavorando intensamente in questi giorni per definire un possibile programma di governo, nell'esclusivo interesse degli italiani, poi la parola passerà agli iscritti certificati della piattaforma Rousseau e ci atterremo, com'è ovvio, alla loro decisione". E' proprio Rousseau ad agitare il Movimento. E la manovra odierna di Di Maio pare avere l'intento di convincere anche gli iscritti più riluttanti a dare, quando saranno chiamati a dire la loro, il via libera all'ipotesi di governo M5s-Pd.

Il punto lo mette però Zingaretti: "Patti chiari, amicizia lunga. Stiamo lavorando con serietà per dare un nuovo Governo all'Italia, per una svolta europeista, sociale e verde. Ma basta con gli ultimatum inaccettabili o non si va da nessuna parte" scrive su Twitter.

Le parole del segretario Dem arrivano mentre una delegazione Pd, formata da Orlando e Franceschini, è a Palazzo Chigi da Conte, rientrato dopo aver partecipato alle esequie, a Roma, del cardinale Silvestrini. Un incontro già programmato, si viene a sapere, ma avviene in un momento di ritrovata tensione.

A Palazzo Chigi arrivano anche i 5S Patuanelli e D'Uva. Quasi un'ora e mezza di confronto, nel corso del quale, fa sapere Palazzo Chigi in una nota, si è delineato "un percorso di lavoro basato sulle linee programmatiche" pervenute al premier incaricato da parte delle due forze politiche. Ma il sentimento in casa Pd si esprime qualche minuto dopo in una nota diffusa dall'ufficio stampa del Nazareno: "La precondizione", ora, "per proseguire nel percorso avviato negli scorsi giorni" è un chiarimento sulle parole di Di Maio. Stupore dal M5S, che contesta: "Parlare dei bisogni dei cittadini non è un ultimatum" afferma Patuanelli. "Sul dl Sicurezza diciamo tutti la stessa cosa, anche il Pd" aggiunge D'Uva.

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