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Sea Watch. Capitana: “So cosa rischio ma entro a Lampedusa”

Lampedusa, 26 Giu 2019 - "Ho deciso di entrare in porto a Lampedusa. So cosa rischio ma i 42 naufraghi a bordo sono allo stremo. Li porto in salvo".

Così la comandante della Sea Watch, Carola Rackete. In 14 giorni, lamenta la ong, "nessuna soluzione politica e giuridica è stata possibile, l'Europa ci ha abbandonati. La nostra Comandante non ha scelta".

Una motovedetta della Guardia di Finanza partita da Lampedusa ha intimato l'alt alla Sea Watch a circa 12 miglia dalla costa. L'imbarcazione dell'Ong non si è fermata e sta continuando a navigare.

Motovedette della Guardia di Finanza e Guardia Costiera stanno raggiungendo la nave per intimare l'alt. Il ministro dell'Interno Matteo Salvini: "Siamo pronti a bloccare qualunque tipo di illegalità".

"Schiero la forza pubblica", ha detto il vicepremier Salvini per avvertire la Capitana della Sea Watch Carola Rackete, rea di dirigere la nave Sea Watch con 42 migranti a bordo verso il porto di Lampedusa. "Una sbruffoncella che fa politica sulla pelle delle persone. Ma chi sbaglia paga, questa è una nave fuorilegge. La bloccheremo con ogni mezzo lecito", dice Salvini in una veemente diretta facebook. Il ministro ce l'ha anche con l'Europa: "Olanda e governo tedesco ne risponderanno", dice richiamando il fatto che la nave batte bandiera olandese mentre la Ong è tedesca. "Pretendiamo dignità e rispetto come Italia. E vale anche per le presunte infrazioni economiche e multe".

Con Sea Watch si schierano il Pd, le associazioni e la Sinistra. Graziano Delrio guida una delegazione di deputati dem a Lampedusa. Sul posto ci saranno anche Nicola Fratoianni e Riccardo Magi.

"Nessuna istituzione europea vuole prendersi la responsabilità e sostenere la dignità al confine dell'Europa nel Mediterraneo. Questo è il motivo per il quale ci siamo assunti la responsabilità per conto nostro. Entriamo nelle acque italiane dato che non è rimasta più nessuna altra opzione per assicurare la sicurezza dei nostri ospiti, i cui diritti fondamentali sono stati violati per un tempo sufficientemente lungo", ha detto Johannes Bayer, presidente della Sea Watch. "Le garanzie dei diritti umano non deve essere condizionata ad un passaporto o ad alcuna negoziazione Ue: devono essere indivisibili", ha aggiunto.

La Ong intende così infrangere il divieto di ingresso nel territorio italiano, annunciato nei giorni scorsi dal comandante Carola Rackete, per far approdare a Lampedusa i 42 migranti da quasi due settimane sulla nave della ong tedesca che li ha soccorsi.

Si attendeva la decisione della Corte europea dei diritti dell'uomo che ieri, però, ha detto no alla richiesta di sbarco, ma questo sembra non avere cancellato il progetto. Si evince dall'appello lanciato dalla Ong: "Se il nostro capitano Carola porta i migranti soccorsi in un luogo sicuro, come previsto dalla Legge del mare, deve affrontare multe salate in Italia. Aiuta a difendere i diritti umani e dona al fondo di assistenza legale Sea Watch".

"Nella sua contraddittoria decisione la Corte auspica che lo Stato italiano assicuri l'assistenza necessaria a tutte le persone vulnerabili per età o stato di salute. Sono 42: Tutte, secondo la valutazione del Comandante che ha su di esse la piena responsabilità legale e morale". Così, Giorgia Linardi, portavoce di Sea watch, dopo la decisione della Corte di Strasburgo.

"Non penso che chiudere i porti sia una soluzione di governo dell'immigrazione. Servono regole certe, criteri giusti, corresponsabilità europea. A Lampedusa arrivano 100 migranti mentre la Sea Watch è al largo. L'Italia è assolutamente in grado di gestire il salvataggio di quelle persone e la battaglia vera deve farla in Europa per la revisione del regolamento di Dublino. Bisogna far comprendere che la gestione dei migranti in mare, che devono essere salvati sempre senza se e senza ma, deve essere comune". Così il presidente della Camera, Roberto Fico, in un'intervista al quotidiano 'la Repubblica' a proposito della questione migranti. Il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, dice di "chiudere il mare"? «Non siamo in una situazione di emergenza, le persone che arrivano sono gestibili in totale sicurezza. E l'Europa deve poi farsene carico. Deve farlo con l’Italia, con la Spagna, con la Grecia".

"Fateli scendere subito!". Questo l'appello lanciato da un centinaio di cittadini che si sono ritrovati nella serata di ieri al presidio organizzato dalla 'Rete #Restiamoumani #Incontriamoci' a Catania, in piazza Duomo, per chiedere la fine del calvario per i 42 migranti a bordo della Sea Watch 3, da giorni in mare al largo di Lampedusa. Una manifestazione arrivata nel giorno in cui la Corte europea dei Diritti dell'uomo ha respinto la richiesta di imporre al governo italiano lo sbarco dei migranti. "Nonostante questa pessima notizia - ha affermato Renato Camarda a nome della 'Rete #Restiamoumani', che raccoglie una ventina di associazioni che promuovono i valori dell'inclusione dell'antirazzismo - abbiamo manifestato e dobbiamo continuare, seguendo l'esempio del parroco di Lampedusa che trascorre la notte all'esterno della chiesa finché non scenderanno i 42 migranti". Presidi a Palermo e a Torino, rispettivamente davanti la cattedrale e la chiesa di Dalmazzo.

"Ieri sera la Commissione ha ricevuto una richiesta di sostenere proattivamente gli Stati membri cercando delle soluzioni di ricollocamento per le persone a bordo della Sea Watch una volta che saranno sbarcate. Quindi stiamo agendo in seguito a questa richiesta. Siamo in contatto con diversi Stati membri per trovare una soluzione per il ricollocamento dopo lo sbarco". Così una portavoce della Commissione Ue, Natasha Bertaud, rispondendo a Bruxelles a una domanda sulla Sea Watch 3. "Al momento non abbiamo alcuna decisione sullo sbarco, è una decisione che non compete alla Commissione, quindi non siamo nella posizione di designare un porto per lo sbarco, ma quello che possiamo fare, e che stiamo facendo, è organizzare proattivamente il seguito, cioè cosa fare una volta che lo sbarco verrà deciso", ha aggiunto la portavoce dell'esecutivo comunitario.

"A Lampedusa è tutto tranquillo, l'operazione si sta svolgendo a mare e sull'isola non è ancora arrivato alcun riverbero. Esattamente per come è stato in questi giorni perché la Sea Watch non era visibile visto che era a 15 miglia dalla costa". Lo ha detto il sindaco di Lampedusa e Linosa, Totò Martello, commentando l'ingresso in acque italiane della nave della Ong. "Lampedusa è stupita - ha aggiunto Martello - perché gli sbarchi continuano ad esserci. Nelle ultime ore sono arrivati 8 tunisini e invece, per questa nave, si sta facendo polemica. Una cosa è certa, Lampedusa non vuole che si facciano allarmismi. La stagione estiva è appena iniziata e nessuno vuole che l'immagine dell'isola venga pregiudicata".

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