Sono passati anni dall’avvio del piano BUL (Banda Ultra Larga), ma finalmente dopo una lunga attesa è stato approvato anche il terzo e ultimo bando che dovrebbe porre fine alla prima parte del piano, ovvero, quello volto a garantire la copertura della fibra anche nelle famose aree bianche della nostra regione, come già ci si augurava. Si tratta, in particolare, del terzo e attesissimo step di un percorso che va a completare la prima tornata di interventi votati alla copertura di zone attualmente svantaggiate dagli operatori. Vediamo quindi quali sono i dati relativi all’approvazione del bando e le potenziai ripercussioni per la Sardegna, cercando di trarre qualche conclusione in merito.
Terzo bando BUL: la fibra ottica arriva in Sardegna
Con l’approvazione del terzo bando BUL, la strategia italiana per la banda ultra larga raggiungerà finalmente anche la Sardegna, la Puglia e la Calabria. Il tutto andando ad intervenire sulle cosiddette “white areas”: le zone al momento sprovviste di connessione per via delle scelte commerciali dei provider poco interessati agli sviluppi in queste aree. È stata ancora una volta Open Fiber ad aggiudicarsi il bando andando quindi a intervenire nei prossimi mesi su un totale di 959 comuni appartenenti alle cosiddette “aree a fallimento di mercato”: alla fine verranno coperte con Internet a banda ultra larga 317.000 unità abitative delle regioni sopracitate. Si tratta anche in questo caso di un investimento davvero massiccio, visto che nei prossimi 3 anni il terzo bando prevede una spesa complessiva di 103 milioni di euro.
Fibra ottica e aree bianche: si può cantare vittoria?
Dalle parole ai fatti, spesso si trova un oceano di dati davvero poco confortanti. Nello specifico va osservato che spesso purtroppo non basta la creazione delle infrastrutture, se poi nelle aree bianche non viene attivato nessun servizio TLC. Già in passato si sono verificati, purtroppo, casi di questo genere: ad oggi, sono infatti 138 i comuni nelle zone a fallimento di mercato già dotati di nuove infrastrutture ma al momento inattivi. Naturalmente in queste aree continuano a non mancare le opzioni alternative, visto che è possibile comunque ottenere una connessione internet a casa tramite la tecnologia LTE: una soluzione che riesce attualmente a coprire anche le zone del tutto sprovviste di connessioni cablate (non solo fibra dunque, ma anche ADSL).
Come capire se a casa arriva effettivamente la fibra?
I dati ufficiali parlano di un totale di 17 milioni di italiani collegati a Internet dalla propria abitazione, ma solo il 4,5% di questi possiede effettivamente la “vera” fibra ottica. Per questo motivo, emerge il bisogno di capire se a casa arriva appunto la banda ultra larga. Si tratta di un processo possibile analizzando i collegamenti che instradano il segnale verso la nostra abitazione: se dal cabinet quindi la linea prosegue in casa o nel palazzo tramite il canonico doppino telefonico in rame, allora è importante sapere che quella che si ha in casa non è fibra pura (FTTH). A questo punto, serve anche capire se la velocità effettiva corrisponde a quella pattuita: in tal caso basta fare un Internet speed test e confrontare i risultati con quanto promesso dal contratto. Se il valore risulta minore, è il caso di muovere un reclamo al provider, segnalando la questione.
La strada per la copertura BUL in Italia è ancora lunga, e sebbene bisognerà certamente attendere per valutare i risultati in Sardegna, è possibile comunque ben sperare in base ai passi in avanti che si stanno compiendo in tal senso.