Torino, 1 Apr 2019 - "Mi sentivo braccato dai carabinieri. Non volevo commettere altri guai". Said Machaouat, il 27enne di origini marocchine fermato nella notte, ha spiegato così perché ha deciso di confessare il delitto di Stefano Leo, il torinese di 34 anni sgozzato in riva al Po la mattina del 23 febbraio scorso.
Il reo confesso non conosceva la vittima; secondo i primi accertamenti sembra che il fermato fosse depresso per la separazione dalla ex moglie.
Voleva uccidere qualcuno e ha scelto Stefano Leo perché aveva più o meno la sua età. "Ho scelto di uccidere questo giovane perché aveva un'aria felice e non sopportavo la sua felicità". E' in questi termini la confessione che ha reso a chi gli ha rivolto delle domande sull'accaduto. Il giovane ha spiegato che da tempo, a causa delle sue vicissitudini, non riusciva a uscire dalla depressione e dalla sofferenza. "La cosa peggiore - avrebbe detto a proposito del suo passato - è sapere che il mio bimbo di quattro anni chiama papà l'amico della mia ex compagna".
L'arma del delitto, un coltello da cucina nascosto in una cassetta dell'Enel e fatto ritrovare dal fermato, sarà inviata ai Ris di Parma per ulteriori accertamenti tecnici.
"Il movente che ci viene raccontato fa venire freddo alla schiena". Lo dice il procuratore vicario di Torino Paolo Borgna."Volevo ammazzare un ragazzo come me - ha detto il giovane ai Pm Ciro Santoriello e Enzo BUcarelli - togliergli tutte le promesse, i figli, toglierlo ad amici e parenti". Dopo la confessione sono in corso ulteriori indagini. "Anche sul movente - aggiunge infatti Borgna- sono in corso accertamenti".
Ieri pomeriggio, poche ore dopo la marcia organizzata dagli amici e dal padre della vittima per chiedere di far luce sul delitto, il giovane si è presentato in Questura: la polizia ha immediatamente avvisato i carabinieri che indagano sull'omicidio, coordinati dai sostituti procuratori Ciro Santoriello e Enzo Bucarelli. Machaouat è stato quindi portato al Comando provinciale di Torino, dove attorno alle 23,30 è stato dichiarato in stato di fermo.
I carabinieri indagano sulla vita di Said Machaouat. Nato in Marocco nel gennaio 1992, Machaouat era arrivato in Italia da bambino. Nel 2015 si era separato dalla moglie ed era stato seguito dagli assistenti sociali. Aveva un precedente per maltrattamenti in famiglia. Dopo aver perso il lavoro, negli ultimi mesi aveva vissuto a Ibiza e in Marocco, per poi tornare a Torino, senza casa e lavoro. Non risulta avesse problemi psichiatrici.