"Mi sento più orgoglioso di essere italiano". Così Mario Draghi, presidente della Bce, all'inizio del suo discorso in occasione del conferimento di un PhD honoris causa da parte del Sant'Anna di Pisa. Draghi si riferiva all'intervento ("parole molto belle") di un rappresentante degli studenti, sulle sfide e le difficoltà e il senso di smarrimento nella crisi. "Quello che posso dire è di avere coraggio, perché senza il coraggio non si va da nessuna parte".
L'incoraggiamento agli studenti è arrivato in risposta alle parole del rettore dell'Ateneo, Pierdomenico Perata, che nel corso della sua prolusione ha ricordato i tagli subiti dall'istruzione universitaria del paese nell'ultimo decennio: "Lavoriamo affinché la situazione dell'Università italiana cambi. I tagli che ha citato il rettore devono cambiare", ha aggiunto il presidente della Bce, che poi - riferendosi "alle parole molto belle" pronunciate da un rappresentante degli studenti - ha concluso: "Sono orgoglioso di essere italiano".
"La moneta unica ha consentito a diversi paesi di recuperare sovranità monetaria", e "le decisioni oggi sono condivise da tutti i paesi partecipanti, mentre prime le decisioni in materia monetaria venivano prese in Germania", ha detto il presidente della Bce. "Non è ovvio che un paese tragga vantaggi in termini di sovranità monetaria dal non essere parte dell'euro", ha sottolineato Draghi.
"Alcuni paesi persero sia i benefici della flessibilità dei cambi che la sovranità della loro politica monetaria", e "i costi sociali furono altissimi", in un "processo che si concluse con le crisi valutarie del '92-'93", ha spiegato Mario Draghi.
"Il fascino di regimi illiberali si diffonde nel mondo. È per questo che il nostro progetto europeo è oggi importante. È solo privilegiando l'equità sociale che lo salveremo", ha affermato il presidente della Bce.
"L'appartenenza alla moneta unica gioca un ruolo fondamentale" per i paesi europei, anche perché "stabilizza" le economie degli Stati aderenti, "soprattutto nelle fasi recessive", ha detto Draghi.
"Vale la pena di osservare che se fra i presunti benefici della sovranità monetaria" esiste la possibilità di finanziare il deficit "la media ponderata debito pubblico di chi fa parte del mercato unico e non fa parte dell'euro è del 68%, se togliamo Regno Unito è del 44%, contro un rapporto dell'89% dei Paesi che appartengono all'area dell'euro", afferma il presidente della Bce.
"Stampare moneta per finanziare deficit non ha attratto quei Paesi che fanno parte del mercato unico, ma non dell'euro". In Italia stampare moneta "non ha prodotto benefici a lungo termine, negli anni '70 il Paese dovette ricorrere ripetutamente alla svalutazione" per tenere il passo degli altri Paesi europei, "l'inflazione divenne insostenibile e colpì i più vulnerabili".
Dal varo del sistema monetario europeo "la lira fu svalutata sette volte, eppure la crescita della produttività fu inferiore a quella dell'euro a 12, la crescita del prodotto pressappoco la stessa, il tasso di occupazione ristagnò", ha detto il presidente della Bce. "Allo stesso tempo -ha sottolineato Draghi - l'inflazione toccò cumulativamente il 223% contro il 126% dell'area euro a 12".
"La crescita degli anni Ottanta fu presa a prestito dal futuro cioè sulle spalle delle future generazioni" attraverso l'esplosione del debito pubblico, sottolinea il presidente della Bce, ricordando come per il nostro paese la "bassa crescita è iniziata molto prima dell'euro, visto che tra il 1990 e il 1999 l'Italia aveva il più basso tasso di crescita cumulato" fra le economie che hanno aderito da subito a moneta unica.
"È anche vero che in vari Paesi i benefici che ci si attendevano dall'Unione monetaria non si sono ancora realizzati" con la "cultura della stabilità che avrebbe portato l'Unione economica e monetaria", ammette Draghi. "Ma non era pensabile - aggiunge - che a quei benefici "si arrivasse solo dall'unione monetaria". "Occorreva e occorre fare di più", ha aggiunto, per conseguire "più crescita e occupazione".