Roma, 26 Mag 2018 - "Stiamo lavorando". Così Giuseppe Conte - lasciando la sua abitazione nel centro di Roma - si rivolge ai cronisti che gli chiedevano quando scioglie la riserva. Il premier incaricato è di nuovo alla Camera per continuare a tenere i contatti e cercare una soluzione di mediazione che salvi la situazione, ma sapendo che il suo tentativo cammina su un filo. E i tempi per i prossimi passaggi si fanno sempre più incerti: qualcuno nei corridoi del Palazzo torna a parlare di elezioni e di voto di sfiducia a Conte.
Alta tensione su Paolo Savona al Mef e nodo 'megaministero' Sviluppo economico-Lavoro sulla strada che porta al nuovo Governo. Nella serata di ieri un post di Matteo Salvini, che annuncia "sono davvero arrabbiato" ed ottiene il like di Luigi di Maio e altre 4mila condivisioni, mostra plasticamente che il percorso è ancora veramente in salita. Lega e M5s insistono compatti, viene spiegato da fonti di entrambe le formazioni, su Savona, che non sarebbe scelta gradita al Quirinale. Ieri sera, dopo l'incontro del premier incaricato Giuseppe Conte, salito al Colle per un colloquio informale con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è girata l'ipotesi di un ministro depotenziato, ipotesi che non trova alcun riscontro e che viene decisamente smentita da fonti leghiste. Per il viceministro al dicastero di via XX settembre, in pole viene data la M5s Laura Castelli, che era, nei giorni scorsi, considerata papabile ministro delle Infrastrutture o della Pubblica amministrazione.
Il Presidente del Consiglio incaricato Giuseppe Conte è salito al Quirinale dopo un vertice a tre, nel quale ha interloquito con il segretario della Lega, Matteo Salvini e il capo politico dei 5 Stelle, Luigi Di Maio. Dall'incontro ha potuto fare una prima sintesi delle posizioni politiche dei due partiti. Riempite tutte le caselle della compagine del futuro esecutivo, nulla può dirsi però ancora definito. Lo sarà soltanto quando Conte porterà ufficialmente delle proposte per avere da parte del Colle la nomina dei ministri. Quanto al Mise e al ministero del lavoro, stamattina veniva considerata certa, anche se complicata da attuare tecnicamente, la nascita di un unico dicastero che li accorpasse. Titolare Luigi Di Maio. Ma in queste ore si è diffusa l'ipotesi che i due ministeri resterebbero divisi anche se entrambi a guida M5s. Ai Lavori pubblici dovrebbe andare un leghista, si fa il nome del senatore Stefano Candiani.
Ci sono poi i nomi di Centinaio al Turismo, Molteni o Fontana all'agricoltura, per quanto riguarda la Lega. Il M5s Alfonso Bonafede continuerebbe ad essere indicato alla Giustizia e Giulia Grillo, capogruppo dei 5 Stelle alla Camera, alla Sanità. La leghista Simona Bordonali al ministero della famiglia e disabilità. Alla Difesa la M5s Elisabetta Trenta, non senza sollevare, secondo quanto si apprende, delle perplessità. Non si fa più il nome di Gianpiero Massolo per gli Esteri ma il dicastero non vedrebbe alla sua guida nemmeno l'ambasciatore Pasquale Salzano.
Lapidario il commento nella serata di ieri del leader della Lega. "Sono davvero arrabbiato", scrive Matteo Salvini sul suo profilo Facebook. E partono le interpretazioni. Probabile il riferimento è proprio al nodo del ministero dell'Economia ancora da sciogliere. Luigi Di Maio, sul social network, condivide con un "mi piace".
"Giornali e politici tedeschi insultano: italiani mendicanti, fannulloni, evasori fiscali, scrocconi e ingrati. E noi dovremmo scegliere un ministro dell'Economia che vada bene a loro? No, grazie! #primagliitaliani". Lo scrive su Facebook il leader della Lega, Matteo Salvini. Ieri sera il leader della Lega aveva postato: "Sono davvero arrabbiato". Molto probabile il riferimento al rebus della formazione del nuovo esecutivo, con il nodo del ministero dell'Economia ancora da sciogliere. Il post di Salvini ha ricevuto il like di Luigi Di Maio. Fonti M5S fanno sapere che il capo politico M5S e il premier incaricato Giuseppe Conte sono compatti con la Lega su Paolo Savona per il Tesoro. Dunque, Salvini non molla e nelle prossime ore ha convocato lo stato maggiore del partito, a Milano, probabilmente nella sede di via Bellerio.
Non c'è "alcun piano B" all'ipotesi di Paolo Savona all'Economia e, se permane questo "veto molto forte", il Quirinale "si prenderà la responsabilità di bloccare la nascita di un governo" i cui partiti di maggioranza sono stati votati dagli elettori. E' quanto fanno trapelare fonti leghiste, dopo il post serale di Salvini. La Lega considera il "veto" su Savona "inaccettabile", in quanto l'economista riflette assolutamente le posizioni politiche del partito sui temi di cui si occuperebbe al Tesoro. In questo - assicurano i leghisti - con il M5s si è "assolutamente sulla stessa linea come sta a testimoniare il 'like' di Luigi di Maio al post di Salvini".
"Sì che lo penso". Così Paolo Savona risponde al giornalista della trasmissione 'Agorà' - che diffonde il video - alla domanda se pensa che ci siano veti sul suo nome per via XX settembre. All'altra domanda sul perché l'Europa possa essere preoccupata, l'economista risponde: "Non lo so".