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Sgarbi a Cagliari con il Caravaggio: un’accoppiata vincente che conquista il pubblico cagliaritano

Cagliari, 28 Mar 2018 - È andato ieri in scena, presso l’Auditorium del Conservatorio di Cagliari, lo spettacolo teatrale “Caravaggio” di Vittorio Sgarbi.

Tutti conosciamo quest’ultimo come opinionista televisivo e uomo politico, connotato da toni accesi, sprazzi d’ira, pronto a discutere con chiunque tanto da generare in chi lo guarda una certa antipatia.

Tuttavia Sgarbi è principalmente un critico d’arte ed è questo che il pubblico di Cagliari ha voluto vedere ieri, accorrendo in massa e facendo registrare un sold out per l’evento.

Ovviamente il protagonista dello spettacolo è e rimane Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio personaggio controverso, capace di rompere gli schemi e suscitare forti polemiche.

Sgarbi inizia lo spettacolo evidenziando le forti analogie intercorrenti tra il noto pittore e lo scrittore e regista Pier Paolo Pasolini, inerenti non solo aspetti comuni della loro vita, ma soprattutto il loro identico obbiettivo artistico: provocare reazioni attive nel corpo morto della società.

Proprio su tale massima si fonda la pittura di Caravaggio, in grado di stravolgere i dettami stilistici fino a quel momento esistenti, decidendo di ritrarre non santi o cavalieri o nobili, ma persone del popolo, prese dalla strada e riprodotte su tela nei panni di soggetti religiosi.

Ad ogni modo anche nella loro rappresentazione l’artista si discosta dalle linee guida tradizionali. Sgarbi evidenzia al meglio tale caratteristica tramite “La fuga in Egitto” che rinomina il “Corno di San Giuseppe”.

Giustifica tale denominazione in quanto il protagonista del quadro non è la Madonna (come nei dipinti classici), ma San Giuseppe che approfitta del sonno della donna per farsi “i cazzi suoi”, ossia si rapporta con un angelo bellissimo “a metà strada tra un trans e Belen” che suona dinanzi a lui.

In un dettaglio si notano i piedi del Santo tra loro uniti e arcuati quasi ad attestare un’eccitazione, un fremito come quello di un adolescente che si rapporta per la prima volta con una donna, ecco che l’angelo diviene in Caravaggio un oggetto erotico.

Il realismo del Merisi emerge anche in altre opere come “Ragazzo morso da un ramarro”, che costituisce una vera e propria fotografia in cui il pittore decide di rappresentare il suo modello (sempre un ragazzo di strada pronto a prostituirsi), non in posa bensì colto in un momento preciso nel corso di una reazione improvvisa di dolore.

Stesse caratteristiche sono presenti nella “Maddalena penitente”, ove Caravaggio decide di sfruttare il sonno improvviso che coglie la modella e, pertanto, non la sveglia per farla posare ma la ritrae per come è. Difatti ciò che a lui interessa non è la finzione, non è il ruolo che ella è chiamata ad assumere, ma la realtà.

Sgarbi spiega come il rifiuto per la finzione di Caravaggio è tale da indurlo a rifiutare la rappresentazione della resurrezione di Cristo, quasi mosso da ateismo, in quanto momento a cui nessuno ha potuto assistere o attestare come siano andati i fatti. Invero, per rappresentare questo momento il pittore sceglie di dipingere “La cena in Emmaus”, dove Gesù appare in veste di uomo, essere fisico, dotato di un’ombra.

Questo non è l’unico dipinto sul tema, anni dopo Caravaggio ne realizzò un altro ma dai contenuti e dalle atmosfere più cupe, a fronte della evoluzione del pittore, determinata anche dalle sue vicende di vita, quali l’assassinio di un uomo.

La parte finale dello spettacolo è infatti dedicata alle ultime opere del pittore milanese, attestanti il suo pentimento e il suo conflitto interiore, confermati dall’ultimo quadro “Davide con la testa di Golia”. Caravaggio si autoritrae, non nei panni del vincitore Davide, ma nella testa mozzata di Golia, lo sconfitto, che per l’artista è pur sempre la vittima di un omicidio, come confermato dall’espressione di Davide. Il suo volto non è vittorioso ma quasi sofferente e dispiaciuto per il gesto che ha compiuto perché ha ucciso e niente giustifica la morte di un uomo.

Ecco che Sgarbi intende presentare Caravaggio, prima che come pittore, come uomo in modo da far comprendere le sue opere e la rivoluzione che egli ha realizzato nel campo dell’arte.

All’esito della rappresentazione il pubblico ha dimostrato di gradire profondamente questo approccio, tributando al critico un lungo tripudio, dopo circa due ore e mezza di spettacolo. E’ bene fare menzione di Valentino Corvino, violinista che accompagna Sgarbi ed interviene principalmente nel corso degli intermezzi con musiche da lui stesso composte ed eseguite, che a tratti ricordano le composizioni di Vivaldi.

Si può quindi concludere condividendo il pieno gradimento espresso dagli spettatori, in quanto la cultura, l’arte, la musica, non sono “roba” vecchia o “pallosa” come alcuni ritengono ma ciò che esalta la creatività dell’uomo e la bellezza e se raccontate, come ha fatto Sgarbi, possono appassionare. G.S.

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