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Gioco d’azzardo, le leggi non bastano: la spesa degli italiani e dei sardi rimane stabile

Cagliari, 27 Febbraio - Cambiare tutto per non cambiare niente. Le rivoluzioni promesse e in parte applicate in campo legislativo per l’azzardo non sono state seguite da una forte diminuzione della spesa da parte degli italiani, almeno secondo gli ultimi dati. Il 2018 sarà un anno fondamentale per tutto il settore, a cominciare dalle imminenti elezioni.

I dati recenti sul volume del gioco d’azzardo in Italia si riferiscono alle statistiche della prima metà del 2017, con una proiezione sulla seconda parte dell’anno. Le previsioni immaginano una raccolta totale di quasi circa 100 miliardi di euro, record assoluto nella storia del mercato italiano. La parte peggiore arriva però quando si prende in considerazione il denaro effettivamente perso dagli italiani, ovvero il volume di gioco meno le vincite degli scommettitori. Il dato parla di una spesa di 18,944 miliardi di euro nel 2017, la somma di quanto i circa 50 milioni di italiani maggiorenni hanno buttato in dodici mesi. In media quindi un italiano perde 374 euro all’anno, più di un euro al giorno. E questo è solo un dato statistico, perché gli studi più recenti fissano a circa 23 milioni di persone il numero di italiani che hanno effettuato almeno una puntata. La cifra diventa quindi decisamente elevata, soprattutto considerando che si tratta del settore ludico.

Il trend mostra una certa stabilità rispetto a quanto è stato verificato per il 2016, con una spesa di 19,07 miliardi di euro. Un risultato estremamente positivo per l’erario, che incasserebbe quasi 10 miliardi di euro. Una gallina dalle uova d’oro per lo Stato, che di sicuro non può rinunciare a incassi così importanti. Ciò nonostante l’opinione pubblica ha portato il governo, e più ancora le istituzioni locali, a prendere le misure per cercare di contrastare la diffusione dell’azzardo. La drastica riduzione delle slot machine prevista dal governo Renzi prometteva di diminuire il numero di slot machine da circa 400 mila a meno di 265 mila entro la fine del 2018. In effetti la presenza sul territorio è in calo, con la strategia del rinnovo delle concessioni più costoso e degli sgravi per i locali “no slot”. Ma il ridimensionamento dell’offerta non corrisponde a un minor desiderio di scommettere, e il settore rimane florido.

La Sardegna dal canto suo non costituisce una regione problematica per la questione dell’azzardo senza controllo, come evidenziano i dati pubblicati da Famiglia Cristiana. Nel 2016 la raccolta totale del settore fisico ha superato di poco il miliardo, a fronte dei 74,8 dell’Italia intera. Evidente quindi il ruolo marginale nei confronti del mercato nazionale, con una spesa pro capite di 327 euro contro i 357 del fisico. Più interessante forse considerare il dato relativo al rapporto tra questa spesa e il PIL della Sardegna, l’1,45% (l’average è 1,10%). Quest’ultima statistica suggerirebbe che se i sardi scommettono poco è per la mancanza di mezzi economici e limitata presenza di locali in cui scommettere, non certo per scarsa volontà di dedicarsi all’azzardo. E difficilmente la tendenza può cambiare, a prescindere dalla politica che verrà adottata dal nuovo governo.

 

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