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Dopo il lunedì nero di Wall Street il martedì nero delle borse: crolla Tokyo, trema Shanghai

New York, 6 Feb 2018 - Dopo il lunedì nero di Wall Street arriva il martedì nero delle borse di Tokyo e Shanghai. Un avvio di settimana ad alta tensione sulle piazze finanziarie, con la borsa di New York che ieri sera ha chiuso con un pesante -4.6% dopo essere arrivata a perdere oltre il 6%.

Il nervosismo dei mercati sul possibile aumento dei tassi di interesse da parte della Fed in queste ore rischia di diventare panico. Il tutto proprio mentre il presidente Trump, nel suo discorso ai lavoratori di Cincinnati, in Ohio, stava lodando le recenti riforme fiscali della sua amministrazione, promettendo ulteriori tagli alle tasse.

Le Borse cinesi scontano dunque il tonfo di Wall Street e terminano gli scambi con perdite pesantissime: l'indice Composite di Shanghai cede il 3,35%, a 3.370,65 punti, mentre quello di Shenzhen perde il 4,44%, bruciando 80,21 punti fino a chiudere ai minimi intraday di 1.726,09.

L'ondata di vendite sulle borse mondiali, scatenata dal crollo di Wall Street, si appresta ad estendersi anche all'Europa dopo essersi abbattuta sui mercati asiatici. I future sui listini del Vecchio Continente segnano infatti pesanti ribassi: Londra cede il 2,8%, Parigi il 3%, Francoforte il 3,3%.

Un'ondata di vendite si era abbattuta sulle Borse asiatiche questa mattina con Tokyo arrivata a perdere oltre il 5%, l'Hang Seng di Hong Kong il 3,2% e Shanghai il 2,1%. L'euro avanza contro il dollaro a quota 1,2384 da 1,2373 mentre il biglietto verde viene scambiato a 109,08 yen da 109,13. Sul fronte del greggio, il Wti scende di 56 centesimi a 63,59 dollari al barile mentre il Brent perde 58 centesimi a 67,04.

“I fondamentali dell'economia restano estremamente forti", ha commentato la Casa Bianca mentre sono andati in fumo 114 miliardi di dollari dei primi 500 paperoni del mondo. Il più colpito è stato l'oracolo della finanza Warren Buffet seguito dal patron di Facebook Mark Zuckerberg mentre al terzo posto, per perdite, si è piazzato l'uomo più ricco del mondo, il Ceo di Amazon Jeff Bezos.

Dow Jones a - 4,62%, S&P 500 perde il 4,11%, Nasdaq a -3,78%. Questi sono i numeri della pesante giornata vissuta ieri a Wall Street che ha inevitabilmente influenzato anche i listini europei.

Gli operatori di borsa temono che un miglioramento dell'economia, anche per effetto della riforma fiscale Usa, possa far scattare pressioni inflattive che potrebbero costringere la Federal Reserve a strette monetarie per frenare l'accelerazione dei prezzi.

Ciò che pesa sono i timori sulla possibilità che il ciclo economico caratterizzato da bassa inflazione e bassi tassi di interesse stia per terminare.

Per quanto l'inflazione resti bassa i recenti dati sul mercato del lavoro, che hanno mostrato un rialzo notevole dei salari ai massimi dal 2009 - secondo gli analisti - sono un segnale di un surriscaldamento dell'economia. I rendimenti dei Treasury a 10 anni, i titoli di Stato del governo federale degli Stati Uniti, che tendono a salire con l'inflazione, sono saliti la scorsa settimana ai massimi da gennaio 2014.

Ora, la colpa di quanto accaduto non può essere attribuita a Jerome Powell, il neo governatore della Fed, che ha appena giurato per il nuovo ruolo di number one, ed ha promesso scelte "oggettive e basate solo sulle prove migliori a disposizione" e un "impegno a spiegare quello che stiamo facendo e perché". Powell, come la sua predecessora Yellen, non intende sorprendere i mercati con le sue scelte. Va detto però che i primi mesi di ogni governatore recente della Fed sono stati accompagnati da vendite a Wall Street.

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