Cagliari, 3 Feb 2018 - “Il Sacco Umano”, testo originale con il quale la regista de “La III. Onda” torna a confrontarsi con il tema della memoria storica e le sue ambiguità, inizia come una vicenda possibile, con un incontro tra due personaggi dai nervi tesi a causa della guerra.
La scrittura cinematografica utilizza il contenitore teatrale per aprire spazi verso l'assurdo e verso una “poetica della cattiveria dell'animo umano”, verso quel non-luogo in cui il bene e il male camminano su una linea di separazione sottile giocandosi la partita tra coscienza e sopravvivenza.
Il forte impatto sonoro dello spettacolo, che si avvale dell'intervento dal vivo di un sound-perfomer, sposta progressivamente lo stato emotivo e razionale dello spettatore, trascinando la narrazione verso una sorta di rarefatto incubo in cui la Storia della Seconda guerra mondiale, quella che nei libri di testo si studia e si capisce, prende forma, corpo e voce per raccontarci l'incomprensibile.
La Seconda guerra mondiale ci appartiene, non solo perché nella sua aberrazione è una creazione del tutto umana, per cui come diceva Primo Levi “è accaduto, dunque può accadere di nuovo...”, ma perché è ancora scritta nel DNA delle nostre famiglie e della nostra società. Non è solo un lontano ed astratto paradigma da conoscere.
È la storia di un fallimento dell'umanità da non dimenticare. Com