Nuoro, 24 Gen 2018 - Alle prime luci dell’alba, i Carabinieri del Comando Provinciale di Nuoro, in collaborazione con i Comandi Provinciali cc di Torino, Vercelli e Catania, hanno dato esecuzione all’ordinanza di applicazione della misura della custodia cautelare in carcere e altre emessa dal Gip del Tribunale di Nuoro, in piena condivisione con le risultanze investigative acquisite, nei confronti di 21 indagati (di cui 2 in carcere, 14 ai domiciliari, 1 agli obblighi di dimora e 4 a piede libero).
A carico di tutti gli indagati è stato anche disposto il sequestro conservativo di beni mobili o immobili per un corrispondente di 100.000,00 euro.
Il procedimento penale della Procura di Nuoro, nasce nel 2017, dal suicidio sospetto di un giovane nuorese. La morte, improvvisa e ingiustificata del proprio figlio, determina i due anziani genitori a rivolgersi – informalmente – ai Carabinieri della Stazione del loro paese (al riguardo non è stata formalizzata alcuna denuncia) per fare luce sulle ragioni che hanno indotto il giovane a togliersi la vita. Quindi le indagini sono state coordinate dal Sostituto Procuratore di Nuoro, Dott. Giorgio Bocciarelli.
I Carabinieri di Nuoro, preliminarmente, hanno raccolto una serie di elementi sulla vita pubblica dei social forum dell’uomo e in particolare su alcuni dettagli presenti nei suoi profili social, che li ha poi indotti ad approfondire le attività svolte, nel recente, con la pubblicazione di alcuni annunci sui siti d’incontri.
In seguito è emerso che il giovane, in attesa di essere assunto quale operatore socio-sanitario presso una struttura sanitaria, era stato ricattato da un sedicente ispettore della polizia che, paventandogli possibili ripercussioni per l’occasione lavorativa, gli aveva chiesto in più occasioni il pagamento d’inverosimili contravvenzioni per inesistenti violazioni connesse alla pubblicazione degli annunci a sfondo sessuale sui siti internet. L’uomo, prima di togliersi la vita aveva già versato ai malfattori quasi 5.000,00 euro.
La Procura della Repubblica, a carico del promotore dell’associazione, ha ipotizzato il reato di morte come conseguenza di altro reato.
Quindi i militari dell’Arma tracciando il movimento del denaro estorto e delle comunicazioni informatiche tra la vittima e il suo aguzzino, sono riusciti a risalire al personaggio principale dell’associazione dedita alle estorsioni e truffe online. Un 39enne, piemontese ma di origine sarda, con precedenti.
L’uomo sarebbe il promotore, l’organizzatore e il capo di una associazione a delinquere, radicata a Torino e Vercelli, composta da 21 elementi, con ruoli e compiti ben definiti, che opera estorsioni e truffe in tutto il nord Italia.
Il modus operandi della banda criminale consiste nel contattare gli inserzionisti dei più noti e utilizzati siti d’annunci commerciali e di incontri. Attraverso la captazione dei profili social e l’acquisizione di informazioni personali degli inserzionisti, la vittima è stata contattata dal sedicente Ispettore Marco Gigliotti della Polizia Postale di Roma, matricola ER432 e persuasa dell’esistenza a suo carico di una denuncia/querela che potrebbe ritorcersi sulla vita privata e professionale dell’inserzionista. Il truffatore, che fa largo uso di terminologie in uso alle forze dell’ordine, una volta conquistata la fiducia della vittima, rappresenta la possibilità che l’inesistente azione penale possa venire archiviata con il pagamento di una di multa che, sovente avviene tramite bonifici su PostPay ma, in caso di ingenti somme, che arrivano anche ai 20.000,00 euro, avviene in contanti.
Il movimento, virtuale, del denaro sulle PostPay e sui conti correnti on line è vorticoso e frenetico al fine di far perdere le tracce dei pagamenti da parte delle vittime. Spesso il denaro viene immediatamente utilizzato per l’acquisto di piccole quantità di droga o auto di lusso.
In questo caso era stata orchestrata una vera e propria messinscena con finte auto civetta della polizia e finti equipaggi che, simulando un’attività investigativa a carico della vittima, si sono fatti consegnare denaro, in contanti, in buste sigillate destinate al pagamento delle sanzioni inesistenti.
La raccolta di elementi utili all’indagine, effettuata in 4 mesi di intercettazioni e riscontri documentali, ha poi fatto emergere un’imponente numero di vittime, circa 600 quelle contattate dall’associazione, che opera con estreme spregiudicatezza.
In 45 casi, documentati, i malviventi sono riusciti nel loro intento intascando uno o più pagamenti. Infatti, le vittime vengono letteralmente dissanguate una volta che si rendono disponibili al primo pagamento, con pressanti e reiterate richieste di denaro. Non è possibile stimare quante siano state le vittime della banda che si avvaleva di innumerevoli utenze telefoniche non direttamente riconducibili agli associati.
In numerosi casi il tempestivo intervento dei Carabinieri è stato risolutivo. Una giovane donna, alla quale era stato contestato il banale annuncio postato per la vendita di un cucciolo, intenta ad effettuare il bonifico di denaro allo sportello bancario, è stato bloccato dai militari dell’Arma, in uniforme e con vettura con i colori d’istituto, che l’hanno informata di essere stata oggetto di un raggiro da parte di truffatori. La donna, in lacrime e ancora incredula per l’accaduto, è stata accompagnata in caserma per formalizzare la denuncia.
Si è rivelato estremamente difficoltoso per gli investigatori, seguire le numerose scorribande dei malfattori che spostandosi da Torino, anche per centinaia di chilometri, imperversavano in tutto il nord Italia, ovunque trovassero delle vittime pronte a pagare quanto richiesto.
Quindi sono finiti in carcere Simone Atzori, di 40 anni, alias “Marco Gigliotti” alias “Stuppa”, nato a Chivasso e residente a Settimo Torinese alla via Ungaretti n. 1/B; Francesco Reina, di 31 anni, nato a Catania e residente a Livorno Ferraris in via Martiri della Libertà n. 120/A.
Invece sono finiti agli arresti domiciliari Teresa di Marco, di 33 anni, nata a Torino e residente in corso Grosseto n. 373; Sabina Garabello, di 36 anni, nata a Torino e residente in Corso Grosseto 373; Mario Puorro, di 40 anni, nato a Cantù (Lombardia) e residente a Torino in via Cruto n. 24; Salvatore Braconaro, di 22 anni, nato a Castrovillari e residente a Torino in via Sempione 124; ALIJEV Ajljus Al, nato in Macedonia il 15/02/1996, residente a Torino in Corso Giulio Cesare n. 160; Bruno Pacino, di 32 anni, nato a Napoli e residente a Caselle Torinese in via Circonvallazione n. 98; Annunziata Presicci, alias “Nancy”, di 25 anni, nata a Torino e residente a Volpiano in via Verdi 6; Eugenio Brunelli, alias “Bomber”, di 40 anni, nato a Noto e residente a Villareggia in via Convento n.14; Marco Mannai, di 24 anni, nato a Gattinara e residente a Livorno Ferraris in via Cavour n. 4; Cristian Pacella, alias “Pacioff”,di 22 anni, nato a Chivasso e residente a Livorno Ferraris in via Dante Alighieri n. 44; Patrizia Nicolella, alias “Patty”, di 41 anni, nata a Biella e residente a Bianzé in via Pellico n. 29; Gerardo Farabella, di 23 anni, nato a Vercelli e residente a Bianzé in via Pellico n. 29; Maurizio Virruso, di 44 anni, nato a Catania e residente in Viale Bummacaro 9.
Inoltre è stato imposto l’obbligo di dimora a Massimo Reina, nato a Catania, residente a Bianè (VC) Vicolo Stazione 11.
Infine, i denunciati in stato di libertà sono Fulvio Arcuri, di 43 anni, nato a Cagliari e residente a Torino in via Cherubini n. 62; Maurizio Gelfo, di 49 anni, nato a Torino e residente in via Giordano n. 17; Antonio Bilello, di 57 anni, nato in Tunisia e residente a Torino in via Netro n. 13; Angela Dimeo, di 30 anni, nata a Torino e residente a Torino in Corso Cincinnato 226.