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Pensioni: aumentano gli importi e si va verso l’età equiparata tra uomo e donna

Roma, 2 Gen 2018 - L'anno previdenziale appena iniziato vede la introduzione di novità ed aumenti sia degli importi dei trattamenti che dell'età della pensione per le donne.

L'anno 2018 si apre con un aumento stimato dell'1,1% dell'importo delle pensioni dovuto all'adeguamento degli assegni per l'incremento dell'inflazione nel 2017. Dopo il fermo di due anni dovuto all'indice d'inflazione fermo a zero, quest'anno l'aumento, anche se modico, porterà nelle tasche dei pensionati una somma di denaro che va da un minimo di euro 140 ad euro 300 annui per le pensioni che sono comprese tra euro 1000 e 4500 lordi al mese, mentre è più alta la rivalutazione delle pensioni per le vittime del terrorismo. Le pensioni minime passano ad euro 507,42 e vengono aumentate anche tutte le altre prestazioni previdenziali ed assistenziali.

Nel 2018 è previsto per le lavoratrici dipendenti del settore privato ed autonome un balzo in avanti per l'età della pensione di vecchiaia che arriva a 66 anni e 7 mesi. L'incremento dell'età pensionabile è di un anno per le dipendenti del privato e di 6 mesi per le autonome. Questo è l'effetto della riforma Fornero che vuole la piena equiparazione tra uomini e donne per la pensione di vecchiaia. Nel 2019 l'età per la pensione di vecchiaia per tutti sarà a 67 anni.

La norma consente a disoccupati ed ad altre categorie di persone di ricevere un assegno mensile che faccia da ponte fino al raggiungimento dei requisiti pieni della pensione. Per chi vuole smettere di lavorare diventano pienamente operativi sia l'anticipo pensionistico volontario, sia quello 'sociale', che si allarga a più categorie. Previsto, poi, un anticipo al massimo di 2 anni per le mamme lavoratrici.

L'Ape volontaria, se pur in ritardo perché sarebbe dovuta partire a maggio, dovrebbe partire a gennaio a seguito della firma di convenzioni con banche ed assicurazioni. Si tratta della possibilità di anticipare la pensione tramite un prestito da restituire. Si può andare in pensione a 63 anni avendo un reddito che andrà restituito in 20 anni con rate sulla futura pensione.

L'Ape sociale, a carico dello Stato, si amplia. Dopo un primo gruppo di lavoratori che ha già fatto ricorso all'Ape social, i confini si sono allargati comprendendo le 15 categorie di lavoratori che svolgono le attività considerate gravose e particolarmente usuranti. Lo strumento riguarda anche le persone che hanno 63 anni e sono disoccupate o invalide o occupate nell'assistenza di parenti disabili. Per le madri lavoratrici, l'Ape sociale viene misurato sulla base dei figli. Le mamme potranno anticipare l'età della pensione di un anno per ogni figlio, con un tetto complessivo di due anni.

Una particolare situazione penalizzante riguarda le lavoratrici dipendenti private nate nel 1953. Per una serie di requisiti richiesti dalle regole previdenziali e classi di età e di conseguenti incroci di calcoli le lavoratrici dipendenti private nate nel 1953 potranno andare in pensione tra due anni cioè soltanto nel 2020.