Messina, 23 Nov 2017 - Luigi Genovese, lo studente di 21 anni appena eletto all'Ars per Forza Italia, è indagato per riciclaggio nell'ambito di una inchiesta della Procura di Messina. Indagato anche il padre, il deputato Francantonio Genovese. I finanzieri del Comando Provinciale di Messina questa mattina hanno eseguito un sequestro di beni mobili e immobili riconducibili ai due Genovese. Secondo gli inquirenti, dopo la condanna a 11 anni, Francantonio Genovese avrebbe intestato parte del suo patrimonio al figlio, su conti esteri. I finanzieri stanno procedendo all'esecuzione del sequestro di società di capitali, conti correnti, beni mobili ed immobili, ed azioni riconducibili all'ex deputato, al figlio Luigi, appena eletto all'Ars, ed ai suoi familiari. Le indagini hanno inizialmente consentito di trovare fondi esteri per un ammontare pari ad oltre 16 milioni di euro, schermati da una polizza accesa attraverso un conto svizzero presso la società Credit Suisse Bermuda.
Luigi Genovese, eletto a Messina con oltre 17mila preferenze, secondo gli inquirenti avrebbe avuto un ruolo determinante nelle operazioni societarie fatte dal padre Francantonio, pure lui indagato, per riciclare, complessivamente, circa 30 milioni di euro.
Per la Guardia di Finanza, che ha condotto l'indagine, i Genovese avrebbero usato quella che nel gergo si chiama la "tecnica dell'altalena". Per mettere al riparo 16 milioni provento del riciclaggio e per sottrarsi fraudolentemente al pagamento delle imposte e delle sanzioni amministrative collezionate, che hanno raggiunto circa 25 milioni di euro, Francantonio Genovese si è spogliato di tutto il patrimonio finanziario, immobiliare e mobiliare a lui riconducibile, attraverso la società schermo GE.FIN. s.r.l. (ora L&A Group s.r.l.) e Ge.Pa. s.r.l., di cui deteneva il 99% ed il 45% delle quote sociali, trasferendolo al figlio Luigi insieme a denaro proveniente dal precedente riciclaggio.
Le partecipazioni societarie sono state dismesse attraverso strumentali operazioni: è stata deliberata, infatti, la riduzione del capitale sociale delle società, al di sotto della soglia di legge prevista dalla legge, per far fronte alle perdite artificiosamente generate dagli stessi indagati. Poi è stato disposto il ripianamento delle società attraverso un nuovo versamento di capitale a carico dei soci.
Anziché provvedere in prima persona, nonostante ne avesse le possibilità finanziarie, Francantonio Genovese ha dichiarato di rinunciare alla qualità di socio per mancanza dei fondi necessari, poche decine di migliaia di euro, per partecipare all'aumento di capitale, permettendo così, ex novo, l'ingresso in società del figlio, Luigi, privo di risorse economiche proprie.
Questo ha permesso a Genovese di vanificare gli effetti del pignoramento che sulle sue quote era stato effettuato da Riscossione Sicilia. Egli infatti ha partecipato come custode delle quote alle assemblee nelle quali si è deciso di azzerare il valore delle proprie azioni - dell'importo di svariati milioni di euro - e di consentire al figlio Luigi di subentrare - con la sottoscrizione di strumentali aumenti di capitale - nella titolarità piena della società eludendo il pignoramento. Le finalità illecite delle condotte sono state dimostrate dal fatto che Luigi Genovese, ha versato la propria quota di capitale con denaro ricevuto tramite bonifico, nei giorni immediatamente precedenti alle operazioni, dal padre.