Roma, 5 Nov 2017 - Hanno agito "con estrema freddezza e determinazione unite ad un'assoluta mancanza di scrupoli e a una non comune ferocia verso le vittime". E il carcere appare l'unica misura congrua per Mario Seferovic, 21 anni, e Maicon Bilomante Halilovic, di 20, che possono tornare a commettere nuovamente reati della stessa natura. Lo scrive il gip Costantino De Robbio nell'ordinanza cautelare che ha portato ieri all'arresto dei due rom italiani, ma originari della Bosnia, accusati di aver sequestrato e violentato, il 10 maggio scorso, due ragazzine di 14 anni in un boschetto del quartiere romano del Collatino.
Secondo il Gip, inoltre, la detenzione in cella dei due scongiurerebbe anche il pericolo di inquinamento probatorio alla luce delle "minacce di morte rivolte alle minori" perché non rivelassero lo stupro e del tentativo di Seferovic di "contattare la madre di una delle due ragazze, forse anche per appurare se le vittime avessero rispettato la consegna del silenzio". Le prove raccolte dai carabinieri di Roma Tor Sapienza, coordinati dalla Procura, sono state infine cristallizzate il 2 agosto in un incidente probatorio nel corso del quale le due giovani "hanno ricostruito in maniera non contraddittoria lo stupro e hanno dato particolari utili per l'identificazione del complice di Seferovic da entrambe indicate con il nome di Cristian".
Le indagini coordinate dal procuratore aggiunto Maria Monteleone sono risalite anche alla premeditazione con cui i due aguzzini hanno agito.
I due giovani finiti in manette, Mario Seferovic e Maicon Halilovic, saranno interrogati lunedì mattina nel carcere romano di Regina Coeli dal gip Costantino De Robbio, alla presenza del pm Antonio Calaresu. Seferovic, difeso dall'avvocato Amalia Capalbo, e Halilovic, difeso dall'avvocato Emanuele Fierimonte, potrebbero avvalersi della facoltà di non rispondere.