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“Avrei voluto uccidere più persone” e per questo l’instabile Trump chiede pena di morte per attentatore di New York Saipov

New York, 2 Nov 2017 - La strage di Manhattan scuote gli Stati Uniti. Ma sembrano passati anni luce dall'11 settembre del 2001, quando Al Qaeda colpì le Torri Gemelle: l'attentato sulla pista ciclabile lungo l'Hudson River suscita sdegno e orrore ma non compatta la società e l'estalishment americani, mai così divisi a un anno esatto dall'elezione di Donald Trump alla casa Bianca.

Trump ha chiesto la pena di morte per l'autore dell'attentato di New York, che ha fatto otto morti l'ultimo giorno di ottobre. "Il terrorista di New York era soddisfatto e ha chiesto che la bandiera dell'Isis fosse appesa nella sua camera   d'ospedale. Ha ucciso 8 persone e ne ha ferite gravemente altre 12. Dovrebbe   essere condannato a morte", ha scritto Trump sul suo profilo Twitter.

Il presidente Usa aveva già evocato l'ipotesi di inviare Saipo nel carcere di   Guantanamo, penitenziario americano di massima sicurezza nell'isola di Cuba.

“Avrei voluto uccidere più persone”, così ha detto a chi lo interrogava Sayfullo Saipov che martedì ha causato la morte di otto persone investite dal suo furgone su una pista ciclabile a New York. L'uomo è stato accusato ufficialmente di terrorismo. Ne avrebbe uccise altre se il mezzo che guidava non si fosse andato a scontrare con un altro che lo ha costretto ad uscire dall’abitacolo e la polizia lo ha quindi fermato. Ha fatto anche diversi feriti, in condizioni difficili ma stabili. L'uomo ha aggiunto di aver pianificato l'attacco per oltre un anno.

Saipov era stato fermato nel 2015 da agenti federali per chiarire se avesse legami con elementi jihadisti, ma non erano state trovate prove. Risultato: non fu indagato. Questo terrorista, che si dice vicino all’Isis, si trovava in America dal 2010. Ha una moglie e due figli a Paterson nel New Jersey. È stata sentita la moglie, sequestrato il computer – dove è stato trovato materiale legato all’Isis. Si stanno cercando informazioni su lui e una possibile rete terroristica anche in Uzbekistan, suo paese di origine.

Negli Usa Saipov per guadagnarsi da vivere era recentemente stato impiegato come autista da Uber, effettuando 1.400 corse; in passato aveva ottenuto la licenza per guidare camion.

Nel giro di poco tempo, nel pomeriggio americano del primo novembre l'Fbi ha aperto la caccia e trovato un ragazzo da cui vuole   ottenere informazioni legate all'attacco terroristico, il primo dall'11   settembre 2001, che ha colpito New York nel giorno di Halloween. Si tratta di un   cittadino uzbeco, come il killer radicalizzato in Usa che il giorno precedente   aveva guidato contromano un furgone lungo una pista ciclabile di Manhattan   uccidendo otto persone, di cui sei straniere, e ferendone 12. Teoricamente il   veicolo era stato preso a noleggio per due ore "ma con l'intenzione di non   restituirlo" mai.

Mentre la polizia federale localizzava Mukhammadzoir Kadirov, 32 anni, la   procura dello Stato di New York formalizzava le accuse contro Sayfullo Saipov, il 29enne che ha provocato la tragedia nel nome dell'Isis e che - stando all'Fbi - l'ha pianificata "oltre un anno fa" e che "due mesi fa" ha deciso di   utilizzare un furgone con l'obiettivo di "uccidere più persone possibile". Nove   giorni prima dell'attacco, aveva noleggiato un altro veicolo per fare pratica.   Ha scelto la giornata del 31 ottobre perché pensava che nel giorno in cui l'America si traveste per festeggiare Halloween ci sarebbero state più persone   per strada.

Per fortuna, il numero delle vittime è stato relativamente contenuto. Anche perché Saipov intendeva continuare la sua strage puntando verso il Brooklyn Bridge, sul lato opposto di Manhattan rispetto a dove è avvenuto l'incidente.

Costretto a lasciare la vettura dopo una collisione con   uno scuolabus, l'attentatore ha gridato "Allah Akbar" ed è stato stato bloccato   da un agente, che ha sparato nove colpi; uno ha colpito allo stomaco il killer, trasferito in ospedale dove è poi stato interrogato. Durante l'interrogatorio Saipov ha chiesto di esporre la bandiera dell'Isis nella stanza d'ospedale e che   "si sentiva bene in merito a quanto fatto".

Saipov, definito da Donald Trump un "animale", è stato accusato di avere fornito sostegno a un'organizzazione terroristica, ossia l'Isis, e di avere   deliberatamente provocato distruzione e violenza a scapito della sicurezza di   vite umane. Nell'elencare i due capi di imputazione durante una conferenza, Joon   H. Kim, della procura di New York, ha voluto "ringraziare le forze dell'ordine   per aver risposto all'attacco nella maniera in cui i newyorkesi sanno fare".

I capi d'imputazione sono contenuti in un   documento in 10 pagine che descrive nel dettaglio le azioni di Saipov; se si   sapeva già che il killer era sceso dalla vettura con due pistole in mano - una pellet e l'altra per paintball - si è scoperto dal documento che accanto a lui   fu poi trovata una borsa, tre coltelli e un portafogli contenente la patente di   guida ottenuta in Florida. Nel furgone sono stati rinvenuti due cellulari e una stun gun (funziona come un Taser ma diversamente da esso richiede un contatto   diretto per colpire con una scossa elettrica) oltre a documenti in lingua araba e inglese. In base a traduzioni preliminari citate nel documento, i messaggi in arabo recitavano: "Nessun Dio ma Dio e Muhammad è il profeta" e "Supplica   islamica. Resisterà ", riferito all'Isis. Nei cellulari sono stati trovati 90   video molti dei quali associati alla propaganda dell'Isis. L'Fbi sostiene che Saipov abbia seguito alla   lettera le istruzioni diffuse dall'Isis sui social media e sul web su come condurre attacchi: " È stato ispirato dai video dell'Isis che ha guardato sul   suo cellulare", recita il documento in cui si cita il ruolo cruciale avuto da un   video di Abu Bakr al-Baghdadi, il leader dell'organizzazione terroristica.

Nella foto sfoggiano una maglietta bianca con la scritta "libre", libero. Si conoscevano da più di 30 anni Diego, Alejandro Hernan, Ariel e Hernan: avevano deciso di concedersi una fuga a New York, insieme come ai vecchi tempi del Politecnico di Rosario, Argentina. Ma il destino li attendeva sulla pista cilcabile lungo l'Hudson River, sotto forma di un furgone con alla guida l'uzbeko Sayfulllo Saypov e la sua folle ideologia di morte.

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