Press "Enter" to skip to content

Pirelli presenta domanda IPO: in ballo il 40% del capitale sociale

Con la presentazione della domanda di ammissione a quotazione delle proprie azioni ordinarie sul mercato telematico azionario (Mta) e l'esito del roadshow, sta per concludersi l'operazione finanziaria che ha condotto il gruppo milanese Pirelli, leader nel settore degli pneumatici, a rimettere in sesto le sue finanze e a dilazionare i suoi debiti, per poter lanciare la sua offerta pubblica iniziale, mettendo in campo il 40% del capitale sociale.

Una promessa mantenuta della dirigenza del Gruppo e dello storico A.D. Marco Tronchetti Provera, che in tempi record rispetto a quanto prefissato, è riuscito a riportare l'azienda della Bicocca sul mercato, in una veste rinnovata e con una maggiore solidità, che fa ben sperare per il futuro.

Il grande ritorno

Sembra quindi in dirittura d'arrivo l'Initial Public Offering di Pirelli, e con l'uscita dei numeri e delle cifre dell'operazione non si può fare altro che avere gli occhi fissi sul 4 ottobre, che segnerà il rientro sul mercato azionario, nella prestigiosa location nazionale della Borsa di Milano di Piazza Affari.

Ritorno perché Pirelli nel 2015 Pirelli aveva dovuto abbandonare quella stessa Piazza e affrontare l'opa che ha valutato l'azienda circa 7,4 miliardi di euro e che l'ha condotta nelle mani dei cinesi di ChemChina. I nuovi soci cinesi fanno parte del suo CdA e detengono la maggioranza delle azioni, seppur l'azienda, non solo per tradizione ma anche per statuto, mantiene la sua natura di società italiana, con sede amministrativa e legale nel nostro paese.

La gestione del debito

Dimenticato il vecchio delisting, grazie alla positiva congiuntura economica e alla crescita del fatturato, Pirelli ha potuto chiedere un finanziamento e mettere in atto un aumento di capitale, che le ha permesso di ridurre il suo debito e dilazionarlo meglio nel tempo, e di anticipare il lancio dell'IPO all'ultimo trimestre di quest'anno anziché al primo di quello venturo.

Grazie a un finanziamento di un pool di banche internazionali, con Banca IMI del Gruppo Intesa in primo piano, all'aumento di capitale, alle entrate dovute ai flussi di cassa e allo scorporamento delle attività legate al settore industrial, ora gestite in partnership con i soci cinesi e affidate alla nuova società Prometeon, Pirelli conta di portare, entro fine anno, il rapporto tra debito netto/ebitda sotto le tre volte e di ripagare il prestito iniziale in tempi rapidi, utilizzando proprio il ricavato della vendita delle azioni.

Le cifre del rientro

Per gli impazienti che si stessero chiedendo a quale prezzo si potranno comprare le azioni ordinarie del Gruppo, sono già trapelate le prime anticipazioni sull'esito del roadshow, che ha stabilito la forchetta di prezzo e il prezzo finale minimo per l'acquisto.

Anche se le prime ipotesi avevano indicato una forchetta di prezzo tra i 6,3 e gli 8,3 euro, le prime indiscrezioni parlano di un prezzo finale di 6,5 euro, che rappresenta il livello minimo del range di prezzo, che al termine di roadshow è stato ristretto tra i 6,5 e i 6,7 euro.

Con queste cifre e la disponibilità del 40% del capitale sociale, tra collocamento istituzionale e offerta retail, Pirelli si presenterà alla Borsa di Milano con una capitalizzazione di 6,5 miliardi di euro, inferiore dunque a quella dell'opa di due anni fa, che ammontava a circa 7,4 miliardi di euro.

Il ruolo dell'azionariato

A mettere in vendita le azioni, sarà la società che al momento detiene il 100% del capitale sociale di Pirelli, ossia la Marco Polo International Italy, in realtà controllata per il 65% dai cinesi di ChemChina, tramite la società di diritto lussemburghese Fourteen Sundew, per il 22,40% dalla Camfin di Tronchetti Provera e dei maggiori imprenditori italiani, e per il 12,60% dai soci russi della Long Term Investments Luxembourg.

Per il post quotazione si attende lo scioglimento della holding Marco Polo e, per aumentare il numero di quote circolanti, una riduzione della partecipazione di tutto l'azionariato, che sarà compresa tra il 45% e il 49% per ChemChina, tra il 10% e il 12% circa per Camfin e tra il 5% e il 6% per la LTI.

Per gestire al meglio l'IPO, il CdA del Gruppo ha stabilito che i soci di maggioranza saranno vincolati a non cedere ulteriori quote e partecipazioni sul mercato, almeno per i successivi 6-12 mesi dalla quotazione attesa per il 4 ottobre.

Se tutto andrà a buon fine come previsto, la nuova Pirelli, nella veste rinnovata di pure consumer tyre company, specializzata nella produzione di prodotti di alta gamma e nei comparti premium e prestige che promettono maggiori margini economici, già a partire dall'anno prossimo potrà aver ripagato il prestito iniziale, che le ha permesso di avviare tutta l'operazione, e dal 2019 potrà iniziare a distribuire i dividendi in misura del 40% del risultato netto e portare il rapporto debito netto/ebitda sotto le 2 volte entro il 2020.