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Livorno, sette vittime, riprese ricerche disperso. Il caso dei fondi mai usati. Forte libecciata

Livorno, 12 Sett 2017 - È previsto per le 12 il nuovo briefing alla protezione civile con il prefetto di Livorno Anna Maria Manzone e il sindaco Filippo Nogarin. Si dovrà fare il punto sulla situazione in città, o meglio nei 3 quartieri più a sud (Ardenza, Montenero e Collinaia), che hanno subito i danni maggiori per il violento nubifragio della notte tra sabato e domenica scorsi.

La priorità resta la ricerca dell'ultimo disperso, Gianfranco Tampucci, 67 anni, già ripresa all'alba. Ieri, dopo il ritrovamento del corpo di Martina Bechini, 34 anni, il bilancio delle vittime è salito a sette.

Dalla tarda serata su Livorno soffia un forte vento di libeccio, che non favorirà i soccorsi e le ricerche dell'uomo già concentrate anche in mare.

Ieri sera il governatore toscano Enrico Rossi ha firmato la richiesta dello stato di emergenza dopo l'incontro con il Capo del Dipartimento della Protezione Civile Angelo Borrelli. Ciò comporta che il conto dei danni sia più attento e più preciso per avere un quadro esatto delle richieste da avanzare a Roma se l'emergenza verrà riconosciuta dal Consiglio dei ministri.

Si aggrava anche la conta dei danni, pure di quelli ambientali. La grande raffineria dell'Eni è ferma: un metro e mezzo d'acqua aveva fatto scattare i sistemi di allarme e l'impianto, come confermato dal ministro dell'Ambiente Galletti, era stato fermato. Ieri sera poi la conferma che il cattivo odore, denunciato fin da ieri dai cittadini, arrivava proprio da lì, dove c'è stato uno sversamento di idrocarburi finito in mare attraverso un canale.

È stata "una leggera perdita di acqua mista a idrocarburi pesanti" a confluire "in un fosso limitrofo al perimetro della raffineria passando attraverso un varco del muro di cinta". È quanto precisa Eni in una nota a proposito dello sversamento di idrocarburi che si è riversato in mare, all'altezza del porto industriale di Livorno, a seguito del violento nubifragio. Il tutto, assicura, è già stato "confinato" ed è in fase di recupero.

E c'è il caso, sollevato da La Repubblica oggi in prima pagina, dei fondi per le alluvioni mai usati. "A leggere le tabelle della Struttura di missione contro il dissesto ideologico della Presidenza del Consiglio, abbiamo 7,7 miliardi di euro da spendere entro il 2023. Per fare, dunque, ciò che avrebbe evitato le stragi".

"Sono molto preoccupato per l'inverno che sta arrivando: i cambiamenti climatici non riguardano solo un'altra parte del pianeta o i nostri figli, riguardano noi, adesso, in Italia. Allora le città devono dare una risposta immediata sul fronte della prevenzione: per questo dico manutenzione, manutenzione, manutenzione". Così il ministro dell'Ambiente Gianluca Galletti in un colloquio col Messaggero sull'emergenza maltempo.

"Vale in particolare per Roma", sottolinea. Perché "un allagamento a Roma ci porta un danno anche in termini di immagine a livello internazionale. Manutenzione significa fare presto sul fronte degli interventi sulle reti fognarie, della pulizia dei fiumi e dei fossi. Tutto serve. Anche perché quelli che abbiamo sempre considerato eventi straordinari dal punto di vista meteorologico stanno diventando purtroppo normalità".

"Le risorse ci sono", assicura il ministro, "bisogna solo spenderle". "Ci sono disponibili quasi 2 miliardi di euro, ma tra quando si decide un'opera e quando poi la si realizza passa molto tempo. Sia chiaro: alcune cose sono state fatte, a Genova, ad esempio, a Milano, nella stessa Toscana, o ancora in Romagna. Qui a Livorno siamo pronti a sostenere progetti di messa in sicurezza dei torrenti, a partire dall'idea del presidente Rossi dello stombamento del Rio Maggiore: se mi presentano progetti credibili, le risorse le troviamo. Le condizioni per la dichiarazione dello stato di emergenza ci sono e credo che il consiglio dei ministri dirà sì. Vedremo in che termini e con quanti fondi".

Intervistato anche dal Corriere della Sera Galletti rilancia "la questione dei centri meteo". "Per colpa del titolo V della Costituzione abbiamo venti centri meteo regionali che agiscono ognuno in propria autonomia. Non è possibile, ci vuole un coordinamento nazionale".