Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha approvato all'unanimità le nuove sanzioni contro la Corea del Nord in risposta all'ultimo test nucleare dello scorso 3 settembre, il sesto e più imponente. Grazie anche all'appoggio di Cina e Russia, i 15 membri del Consiglio hanno approvato restrizioni alle forniture di prodotti petroliferi verso Pyongyang e messo al bando le esportazioni di prodotti tessili dalla Corea del Nord.
"La corea del nord non ha ancora passato il punto di non ritorno", ha detto l'ambasciatrice americana all'Onu, Nikki Haley, dopo l'approvazione del pacchetto. "E gli usa non cercano la guerra con Pyongyang ma il mondo non accetterà mai una Corea del Nord armata di nucleare" ha spiegato la Haley.
I Paesi confinanti con Pyongyang, i suoi partner commerciali e l'intera comunità internazionale "sono uniti contro le sue illegali e pericolose azioni. Abbiamo percorso questa strada già in passato... ma oggi è diverso - ha avvertito ancora la Haley - stiamo rispondendo ad un pericoloso nuovo sviluppo: il teste nucleare dello scorso 3 settembre con una bomba all'idrogeno". I precedenti sforzi per portate il regime al tavolo dei negoziati sono falliti, ha spiegato, e oggi il CdS ha cambiato strategia, incidendo sulle fonti di finanziamento del Paese e dunque del programma nucleare.
Sono state ridotte di circa "il 30% le forniture di petrolio alla Corea del Nord. Inoltre - ha precisato la Haley - la risoluzione odierne mette al bando completamente il gas naturale e altri prodotti che possono essere utilizzati in sostituzione delle minori forniture di petrolio". Colpita dunque anche l'altra importante fonte di finanziamento di Pyongyang, ovvero l'export con il bando al tessile. "Un colpo da 800 milioni di dollari", ha detto la Haley, che se sommato alle precedenti sanzioni, "mette al bando il 90%" delle esportazioni della Corea del Nord.
Ancora nessuna reazione ufficiale o "di fatto" da parte della Corea del Nord. Che ieri però aveva fatto 'trapelare' la sua irritazione preventiva per possibili nuove sanzioni, Gli Stati uniti pagheranno il "prezzo necessario" e sperimenteranno "i più grandi dolori e le peggiori sofferenze" se spingeranno per nuove e più pesanti sanzioni: questo il monito del ministero degli esteri nordcoreano rilanciato dalla Kcna, a poche ore dal Consiglio di sicurezza dell'Onu.