Palermo, 19 Lug 2017 - I Carabinieri del Ros hanno sequestrato beni per un milione e mezzo di euro al clan familiare di Totò Riina - ora in gravi condizioni di salute. Il comandante Giuseppe Governale a Rainewa24: "Il potere del boss per Cosa Nostra si esercita fino alla morte, Riina è il punto di riferimento per tutte le consorterie mafiose".
I beni sequestrati - quasi tutti tra Palermo e Trapani - sono numerosi: una villa a Mazara del Vallo (dove Riina avrebbe vissuto durante parte della latitanza), tre società, 38 rapporti bancari e numerosi terreni. La villa, intestata al fratello prestanome Gaetano, era già stata confiscata nel 1984 dal giudice Alberto Giacomelli che proprio per questo venne ucciso per vendetta dai corleonesi - omicidio per il quale Riina è stato condannato all'ergastolo. Ora le intercettazioni hanno rivelato che era in corso una disputa tra Gaetano Riina e Ninetta Bagarella, che ne rivendicava la proprietà per sé e i figli.
Il Tribunale di Palermo ha anche e sottoposto ad amministrazione giudiziaria l'azienda agricola dell'ente Santuario Maria Santissima del Rosario di Corleone. È stata accertata l'ingerenza di Riina e della famiglia tramite Vincenzo Di Marco, il giardiniere di Riina, e il figlio Francesco. Decisivi per capire la natura della gestione illegale sono stati gli scontri tra il capo mandamento, Leoluca Lo Bue, e Francesco Di Marco, che lo aveva costretto a rivolgersi prima a Giuseppe Salvatore Riina e successivamente alla madre Antonina Bagarella per risolvere una controversia. Ora lo scopo dell'amministrazione controllata è "depurare" l'azienda dalle infiltrazioni mafiose.
La moglie di Riina, Ninetta Bagarella, non ha un reddito ufficiale e negli anni ha subito numerosi sequestri di beni mobili e immobili. Eppure tra il 2007 e il 2013 ha emesso assegni per oltre 42 mila euro a favore dei parenti detenuti. La prova che la fonte del suo reddito è illegale.