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Cna, Economia e Turismo: La Sardegna e i suoi competitor

Cagliari, 15 Lug 2017 - Il 2017 e il 2018 saranno ancora anni da record per il turismo in Sardegna. Alla fine dell’anno dovrebbero arrivare nell’isola poco meno di 3 milioni di turisti (circa il 37% in più rispetto al 2013), oltre la metà stranieri. Nel biennio 2017/2018 sono attesi 2,9 milioni di stranieri. A questi deve essere aggiunto chi anche quest’anno sarà ospitato in una delle oltre 100 mila case vacanze esistenti nell’isola, per arrivare ad un totale di 6 milioni di arrivi e circa 24 milioni di presenze.

L’industria del turismo – una delle poche realtà in grado di sostenere davvero l’economia sarda e creare occupazione in questo prolungato periodo di estenuante congiuntura negativa – è stata al centro dell’Assemblea regionale della Cma Sardegna che si è tenuta a Cagliari con la partecipazione di circa 160 delegati provenienti da tutta l’isola, espressione delle sette associazioni provinciali e delle unioni di mestiere della confederazione artigiana.

Prima del congresso è stata presentata una dettagliata ricerca dal titolo “Economia e Turismo: modelli a confronto. La Sardegna e i suoi competitor” con cui la CNA ha inteso offrire un contributo di riflessione sul turismo nella nostra regione, guardando agli scenari di sviluppo, alle aree strategiche, alle potenzialità e criticità del settore, descrivendone lo stato attuale e comparandolo con altre realtà nazionali e internazionali (Baleari, Corsica, Creta, Cipro, Algarve, Croazia, Malta) che competono con noi per intercettare la domanda turistica nel sud Europa.

Il sistema Sardegna esprime ancora numeri modesti: intercetta il 5% del turismo internazionale.

Le proiezioni internazionali indicano un trend in forte espansione dell’industria turistica per la crescita continua della domanda internazionale (nel prossimo decennio il fatturato del turismo internazionale nei paesi del Sud Europa come Italia, Grecia, Spagna e Portogallo crescerà del 37% ad un tasso medio del 3% annuo).

Limitando l’analisi alle regioni europee competitor naturali della Sardegna per la domanda turistica internazionale del Mediterraneo (Creta, Algarve, Puglia, Corsica, Croazia, Malta, Sicilia, Baleari, Calabria e Cipro), il trend espansivo è evidente: il numero di arrivi internazionali è passato dai circa 20 milioni del 2000 ai quasi 35 milioni del 2015, ovvero 13,8 milioni di arrivi in più (+66%).

La ricerca della Cna Sardegna dimostra però come il turismo internazionale abbia nella nostra regione enormi potenzialità ancora ampiamente inespresse. I circa 2,6 milioni di turisti registrati nelle strutture ricettive dell’Isola nel 2015 rappresentano appena il 5% del turismo internazionale che ha come meta le destinazioni del Mediterraneo e non sono nulla di fronte agli oltre 10 milioni di turisti che arrivano annualmente nelle Baleari o nella Croazia Adriatica, risultando modesti anche se paragonati agli oltre 4,5 milioni della Sicilia o ai quasi 4 di Creta e Algarve.

Nonostante questo – rivela il dossier - tra le regioni competitor la Sardegna è quella che nell’ultimo quadriennio ha visto incrementarsi maggiormente il flusso di turisti internazionali nelle strutture ufficiali, sia in termini di arrivi (+39% tra 2012 e 2015), sia in termini di presenze complessive (+33% nello stesso periodo). Questo perché la nostra regione è stata capace, più di altri competitor, di intercettare una grande quantità di nuovi flussi, molti dei quali liberati in questi anni dalla situazione di instabilità che ha colpito i paesi Nord Africani e il Medio Oriente.

Il mercato delle seconde case: 313 mila posti letto e 9 milioni di presenze

Uno dei dati più rilevanti della ricerca della Cna è la dettagliata analisi sul forse poco discusso tema del turismo residenziale nelle seconde case che in questo momento – seppur in maniera poco tracciabile e spesso sommersa - rappresenta in Sardegna un’offerta turistica quasi doppia rispetto a quella delle strutture ricettive ufficiali.

Si tratta – evidenzia l’indagine - di un dato abnorme, stimabile in oltre centomila alloggi utilizzati come casa vacanze, con una disponibilità di 313 mila posti letto, un’offerta circa 1,5 volte superiore a quella delle strutture ufficiali, che nel 2015 ha portato oltre 9 milioni di presenze in alloggi non ufficiali.

Si può affermare che il turismo residenziale in Sardegna quasi eguagli in termini di presenze, i numeri fatti registrare dal turismo “ufficiale”.

“Un fenomeno - hanno dichiarato Pierpaolo Piras e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale CNA, nel presentare la ricerca - con cui necessariamente si dovrà convivere, ma che deve essere monitorato, controllato e regolarizzato, anche in termini di recupero fiscale, perché oltre a distorcere la concorrenza, sottrae importanti risorse da investire nella qualificazione del territorio e sull’immagine delle destinazioni”.

L’offerta ricettiva risulta adeguata in termini quantitativi

L’offerta ricettiva ufficiale della Sardegna, anche nel confronto con le altre regioni competitor, si mostra ampiamente adeguata, almeno dal punto di vista quantitativo e sufficiente a gestire flussi annui anche di dimensioni molto superiori rispetto a quelli attuali.

Tanto più che all’offerta ricettiva ufficiale (alberghiera ed extralberghiera) si deve sommare quella cosiddetta residenziale, che fa riferimento al turismo delle abitazioni private.

Con i suoi circa 212 mila posti letto presenti nelle strutture ricettive ufficiali la Sardegna si pone sullo stesso livello di Creta o Algarve, località che però registrano rispettivamente oltre 23 e 18 milioni di presenze rispetto alle 12 dell’Isola.

Queste enormi potenzialità lasciano intuire che il principale problema del modello turistico dell’Isola è la fortissima stagionalità e un’offerta poco diversificata. Le strutture ricettive ufficiali della Sardegna lavorano a pieno regime appena 60 giorni all’anno, contro i 138 delle Baleari o i 210 di Malta.

La Sardegna è dunque la regione italiana in cui i flussi turistici si concentrano con la percentuale più alta nei mesi di Luglio e Agosto, segno di come la nostra regione non riesca a sfruttare appieno tutte le potenzialità di destagionalizzazione offerte dall’esplosione della domanda internazionale nel Mediterraneo.

 

Lo studio dimostra che se il modello Sardegna operasse in termini di performance come le migliori regioni italiane, sarebbe possibile aumentare - senza modificare l’offerta ricettiva attuale -  i flussi turistici nelle strutture ricettive dell’Isola in termini di flussi e valore aggiunto del 40%.

Significherebbe poter accogliere 4 milioni di arrivi, a fronte del 2,6 attuali, 17 milioni di presenze rispetto alle 12 attuali, con un potenziale teorico doppio in termini di valore aggiunto, 3 miliardi.

Per queste ragioni - continuano i vertici Cna -  consideriamo sbagliata, non utile, perché non in grado di procurare alcun vantaggio collettivo, men che mai contribuire a ridurre il fenomeno della stagionalità come viene affermato, l’idea contenuta nella proposta di legge Urbanistica di consentire perfino entro i 300 metri dalla linea di battigia e nelle aree di salvaguardia previste dal PPR, incrementi volumetrici dell’ordine del 25%, anche con corpi fabbrica da realizzarsi separati.

Cna pensa che il sistema turistico isolano abbia enormi potenzialità inespresse ed esista uno spazio enorme da colmare. Lo si deve fare promuovendo una forte azione di rilancio del comparto senza confliggere con gli standard di tutela e di salvaguardia fissati dal piano paesaggistico regionale, che vanno rispettati e non debbono essere derogati.

Persistere su questa linea – concludono Piras e Porcu – confligge con l’affermarsi di una forte coscienza collettiva che riconosce nella tutela e nella salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio, il bene più prezioso da preservare e come tale anche il capitale più vincente e strategico di cui la Sardegna dispone da mettere a reddito e a valore nel tempo”. Red-com